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Alessandro Moggi: “Mio padre violentato da Calciopoli. Cristiano Ronaldo poteva essere della Lazio”

Alessandro Moggi, figlio di Luciano, agente sportivo da oltre venticinque anni, in un’intervista ha parlato del duro periodo di Calciopoli, del padre: “Sono orgoglioso di essermi lasciato alle spalle la tempesta perfetta, sono fiero del cognome che porto”, e ha rivelato che Cristiano Ronaldo poteva diventare un calciatore della Lazio.
A cura di Alessio Morra
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Alessandro Moggi lavora nel mondo del calcio da oltre venticinque anni, è un agente sportivo, attualmente nella sua scuderia brilla il nome di Ciro Immobile, capocannoniere della Serie A. Nel suo passato non sono mancate le difficoltà, su tutte quella di Calciopoli, che nel 2006 rivoluzionò il mondo del pallone italiano. In una lunga intervista Moggi jr. ha parlato del suo passato e ha detto di essere orgoglioso del cognome che porta.

L'esperienza di Calciopoli

Ha parlato con il ‘Foglio Sportivo' Moggi che ha ricordato gli anni di Calciopoli, che per lui e tutta la sua famiglia sono stati durissimi, sotto ogni punto di vista. Anni complicati, in cui Alessandro Moggi pensò anche al suicidio, come rivelò nella sua autobiografia:

Da un punto di vista umano mi hanno indurito tantissimo. Non credevo più nella giustizia, i danni economici e morali erano evidenti nella misura in cui mi hanno tolto la famiglia e tolto il lavoro a mio padre, l’unico davvero violentato da questo scandalo. Le conseguenze hanno preso corpo nell’amarezza di non poter far rivivere a mio figlio ciò che avevo vissuto io tra squadre, spogliatoi, stadi, calciatori ed emozioni che per un adolescente sono impagabili.

Orgoglioso di essere il figlio di Luciano Moggi

L'agente sportivo ha parlato anche del papà, che da manager ha vinto tantissimo e con tante squadre differenti. Luciano Moggi ovviamente è stato determinante per la carriera di Alessandro, ed è stato anche un maestro severissimo e che ha insegnato il mestiere in un certo modo, e quelle lezioni, anche dure, gli sono servite:

Il mio cognome lo porto con orgoglio. Devo tutto a mio padre che, per me, rimane un modello di vita e professionale incredibile. Mi ha insegnato il rispetto e la cultura del lavoro, trasmesso il valore delle persone e degli impegni. Ricordo che sette mesi dopo il mio esame da agente, era il settembre del 1993, vado insieme a lui a vedere qualche match dei Mondiali negli Stati Uniti. A un certo punto, mi chiede di fare una telefonata per lui che finisco per dimenticare: segue una cazziata di frasi violentissime, quella sì, che non potrò scordare mai. Da quel momento, ho capito come si lavora.

Cragnotti disse no a Cristiano Ronaldo

Oggi gestisce tanti calciatori compreso Ciro Immobile, un tempo ebbe modo di conoscere prima di molti altri Cristiano Ronaldo, grazie a Jorge Mendes. Moggi rivela che CR7, quando era ancora un minorenne fu offerto alla Lazio, ma Cragnotti disse no:

Jorge Mendes veniva in ufficio da noi a chiederci di accrescere la visibilità dei suoi assistiti. Erano i tempi di un baby Cristiano Ronaldo proposto alla Juventus in cambio di Marcelo Salas più soldi. Affare saltato a causa del rifiuto del cileno che a Lisbona preferì il River Plate. Il portoghese fu poi offerto alla Lazio di Sergio Cragnotti, presidente per me tra i più straordinari, che letteralmente rispose: ‘Nun me rompete er cazzo co’ questo e portatemi Ronaldo, quello vero.

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