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Aic, Tommasi: “In Serie C con gli stipendi i calciatori mantengono la famiglia”

Il presidente dell’Assocalciatori, Damiano Tommasi ha ribadito la ferrea volontà di trovare una soluzione anche economica per la sostenibilità del calcio: “Non c’è preclusione ma non si può pensare di tagliare gli stipendi di chi li utilizza per pagare le bollette. La condizione necessaria è tornare a giocare, con la predisposizione di farlo per il bene di tutti”
A cura di Alessio Pediglieri
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Damiano Tommasi valuta la possibilità concreta di mettere mano nelle tasche dei calciatori ma non di tutti, facendo selezione su chi può concretamente aiutare il sistema e chi, al contrario, avrà necessità d'aiuto. Se l'opinione pubblica si sofferma sugli emolumenti più alti dei top player della Serie A, il presidente dell'Aic ha di fronte l'intero panorama calcistico, che comprende soprattutto la filiera delle categorie minori, dalla Lega Pro ai dilettanti.

La situazione è altamente complessa e se da una parte si applaude alle iniziative volontarie di Cagliari e Juventus, che insieme ai calciatori hanno messo mano agli stipendi per rientrare in parte dal buco economico creatosi per lo stop del sistema, dall'altra bisogna anche comprende di quali emolumenti si sta parlando, senza fare di tutta un'erba un fascio: "Perché" ricorda Tommasi "nelle serie inferiori con lo stipendio c'è chi paga l'affitto, la rata del mutuo, mantiene la famiglia".

La sensibilità dei giocatori

Dunque, si può valutare un ridimensionamento delle spese che oggi i club stanno affrontando ma guardando in primo piano i club che hanno spessori ben precisi a livello patrimoniale: "I giocatori si sono sensibilizzati, hanno capito che ci può essere un modo per aiutare l'intero sistema e questo è importante. Si parla anche di cassa integrazione ma non riguarderà di certo i redditi più bassi, già al minimo salariale".

Ritornare a giocare, la condizione necessaria

Ogni decisione, però, verrà pressa con calma e in base all'evoluzione della situazione generale. Damiano Tommasi spera semplicemente che tutto si risolva tornando a giocare. Ciò vorrebbe dire, riprendere la normalità, fare ripartire la macchina anche se con limitazioni precise, come stadi vuoti o campi neutri: "Si può ripartire, ma lo si può fare solamente in prospettiva. Per concludere la Serie A servono 45 giorni, dei cambiamenti ai contratti, una predisposizione a volere ritornare a giocare secondo precisi presupposti. Se questa è la volontà con cui si riparte, noi siamo in prima linea".

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