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Ai Mondiali femminili compare un misterioso collare: comprime le vene giugulari delle calciatrici

Alcune giocatrici scese in campo ai Mondiali femminili che sono appena iniziati indossano un collare a forma di ferro di cavallo: ha una funzione precisa.
A cura di Paolo Fiorenza
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In Australia e Nuova Zelanda sono iniziati i Mondiali femminili di calcio che vedono al via anche la nazionale azzurra di Milena Bertolini. Nelle prime partite giocate ha destato curiosità la comparsa di un collare indossato da alcune calciatrici. Un oggetto particolare, aperto sul davanti, mai visto prima. In molti si sono chiesti a cosa serva quel collare e la risposta va cercata nei timori legati ad un gesto tecnico che mette a rischio la salute dei calciatori.

Proprio pochi giorni prima dell'inizio del torneo, uno studio ha rinfocolato la tesi relativa ai pericoli collegati al colpire il pallone di testa. Lo studio, pubblicato sul Journal of the American Medical Association, ha valutato il deterioramento cognitivo di oltre 450 ex calciatori professionisti nel Regno Unito e la frequenza con cui hanno colpito di testa durante la loro carriera. I ricercatori hanno scoperto che "il rischio di deterioramento cognitivo aumenta con la frequenza cumulativa del colpire di testa", supportando altri studi precedenti che parlavano di lesioni cerebrali collegate a questo gesto.

Lo studio del JAMA ha avuto come oggetto soltanto atleti di sesso maschile, ma ricerche passate hanno stabilito che le calciatrici hanno molte più probabilità di subire commozioni cerebrali e altre lesioni al cervello rispetto agli uomini. Non è chiaro il motivo di questa maggiore incidenza del rischio per le donne: secondo alcune teorie, le cause potrebbero essere avere colli meno muscolosi, cervelli con metabolismo più veloce e ormoni variabili a seconda della fase del loro ciclo mestruale. Quindi non c'è dubbio che le calciatrici siano più esposte a potenziali lesioni, che potrebbero presentare il conto successivamente sotto forma di demenza precoce. E tuttavia non per questo si astengono dal colpire di testa, men che meno in un appuntamento che vale una carriera come i Mondiali.

Rebecca Quinn col collare nella partita d'esordio del Canada contro la Nigeria ai Mondiali
Rebecca Quinn col collare nella partita d'esordio del Canada contro la Nigeria ai Mondiali

Qualcuno ha dunque pensato di lavorare a un dispositivo che tutelasse calciatori e calciatrici: è questo il compito che si prefigge il Q-Collar, un pezzo di silicone a forma di ferro di cavallo che intende proteggere il cervello dall'interno piuttosto che con caschetti o altri oggetti posti all'esterno della testa. Il dispositivo è stato inventato dal dottor David Smith, che ha spiegato come funziona: il Q-Collar offre "una leggera compressione contro le vene giugulari, che provoca un piccolissimo riempimento nello spazio craniale". L'idea – ha aggiunto Smith – è che l'accumulo di sangue all'interno del cranio funga da cuscinetto, prevenendo così l'eccessivo movimento cerebrale che può causare lesioni.

Il Q-Collar è stato indossato dalla canadese Rebecca Catherine Quinn nella partita d'esordio del torneo contro la Nigeria. Anche la stella della Costa Rica Raquel ‘Rocky' Rodriguez porta regolarmente uno di questi collari in campo. Nel 2021 la Food and Drug Administration statunitense ha autorizzato la vendita del Q-Collar come dispositivo medico, con l'annuncio contestuale della FDA che gli studi sul collare "sembrano indicare la protezione del cervello associata all'uso del dispositivo". Una conclusione che non trova tutti d'accordo nella comunità scientifica, ma in ogni caso "nessun evento avverso significativo è stato associato all'uso del dispositivo". Quindi nell'indossarlo c'è tutto da guadagnare e niente da perdere.

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