Aguero e gli amici d’infanzia in Argentina: “Uno è morto, l’altro in carcere e uno ricercato”
Agüero è pronto a fare il suo esordio con la maglia del Barcellona dopo aver recuperato dall'infortunio al polpaccio che lo ha tenuto fermo in questo avvio di stagione. L'attaccante argentino ha rilasciato una lunga intervista al quotidiano spagnolo El País e non poteva non citare il suo compagno di nazionale Leo Messi, che sperava di incontrare in blaugrana dopo aver vinto insieme la Copa America e che invece proprio quest'estate lo ha visto lasciare il club dove è cresciuto. "Sono arrivato con l'aspettativa di giocare con Leo e che si sarebbe costruita una buona squadra, ciò che il club ha poi cercato di fare. Quando mi hanno chiamato ho pensato: «Non mi interessa quanto mi pagano. Sono felice e aiuterò la squadra a raggiungere i suoi obiettivi»".
L'aspirazione del Kun si è rivelata ben presto un'illusione: "Quando ho saputo di Leo al PSG non ci potevo credere. Quel sabato andai a trovarlo a casa sua, ho cercato di rincuorarlo, ma ho visto che era a pezzi". L'attaccante svincolatosi in estate a parametro zero ha assicurato di non pentirsi della scelta fatta: "Quale giocatore non vorrebbe essere al Barça? La maggior parte dei calciatori vorrebbe indossare questa maglia, non importa la qualità della rosa".
Agüero ha già segnato il suo primo gol con la nuova maglia in una partitella di allenamento infrasettimanale e sarà convocato per la prima volta da Koeman in vista del match casalingo contro il Valencia. Il Barcellona ha un disperato bisogno di lui, vista la situazione di classifica, ma il protagonista frena i facili entusiasmi: "Puoi considerarti un titolare solo quando fai le cose bene e aiuti la squadra. Altrimenti non ha senso. Voglio segnare in ogni partita che giocherò e penso solo a questo, al di là dei cambiamenti che ci sono stati, come la partenza di Leo".
Come tanti suoi compagni, anche Agüero è cresciuto in un quartiere povero della provincia di Buenos Aires, Quilmes. Per emergere bisogna avere talento ma anche tanta fortuna e qualcuno che ti supporti. Suo padre è stata la persona che più di ogni altro lo ha aiutato a sfondare nel mondo del calcio e grazie a lui ha avuto il suo primo contratto con l'Independiente. "Se non fosse stato per mio padre, non sarei mai arrivato dove sono ora. Ancora oggi mio padre dice sempre che gioco male ma è solo un modo per caricarmi a dare il meglio".
El Kun racconta anche un aneddoto sulla sua infanzia: "Quando mi sono trasferito all'Independiente, il club mi ha mandato in una scuola privata. Avevo 12 anni e non ero portato per essere lì. Non mi sentivo a mio agio. Chi abita in paese come me deve frequentare una scuola pubblica. Volevo tornare al mio posto, dove l'insegnante mi capiva". Ancora ricorda con dolore il giorno in cui è tornato nel quartiere in cui è cresciuto, Los Eucaliptos: "Quando ho chiesto in giro dei ragazzi con cui uscivo, uno era morto, l'altro in carcere, e un altro ancora ricercato dalla polizia. Stiamo parlando di ragazzi di 15 anni…"
L'ex capocannoniere del Manchester City ha poi parlato della sua esperienza in Premier League: "Non ho mai avuto problemi con Guardiola, né quando Gabriel Jesús ha preso il mio posto in squadra nè quando ho avuto un periodo difficile a livello realizzativo. Gli ultimi tre anni con lui sono stati fantastici. È un allenatore che vuole sempre il massimo, se ha un'idea di partita in testa, passa ai fatti. E io ho sempre accettato le sue decisioni". E sulla morte di Maradona svela un retroscena: "Quel giorno avevo una partita di Champions League. Quando l'ho scoperto, ho pensato che fosse una bugia, come tante altre volte era capitato. Ma quando ho visto che sempre più persone ne parlavano, ho chiesto a mia moglie e mi ha confermato tutto. Ho cercato di trattenermi per non far vedere le mie lacrime a mio figlio ma ammetto che sono stati giorni molto difficili".