Agnelli rivive il giorno nero della Superlega: “Ero in auto con l’abito della Uefa, avevo 2 scelte”
Torna a parlare Andrea Agnelli, ex presidente della Juventus, e lo fa con una lunga intervista al Financial Times in cui tocca tanti temi come le vicende giudiziarie della squadra bianconera, quelle della Superlega e alcune situazioni familiari. Qualche giorno fa il Collegio di Garanzia del Coni ha respinto la richiesta di cancellare i 10 mesi di inibizione per la manovra stipendi all'ex numero uno della Vecchia Signora, confermando la sanzione originaria. In merito a questa scelta Agnelli ha affermato: "Resto convinto che tutto quello che abbiamo fatto, lo abbiamo fatto secondo le regole, secondo gli standard finanziari. Da quando si è trasformato da gioco in business, [il calcio] non ha evoluto la sua governance per governare il business. È giusto dire che la maggior parte dei club perde soldi. Sì? O siamo tutti incompetenti oppure il sistema ha qualche carenza".
Dopo la sentenza del Corte di Giustizia Europea, che ha ha stabilito come la UEFA e la FIFA abbiano agito illegalmente in una posizione di monopolio, la Super League ha ripreso vigore dopo qualche mese in sordina e pochi acuti. Agnelli interruppe il suo lungo silenzio su X, ex Twitter, per postare il testo di “Where The Streets Have No Name” degli U2 e parla di quanto accaduto a primavera del 2021: "Non ho puntato una pistola alla testa di nessuno. Hanno firmato tutti liberamente. Alcuni erano più coscienti. Ma hanno firmato tutti liberamente”.
Sempre in merito alla Superlega, l'ex presidente bianconero e membro dell'ECA ha raccontato dove si trovava la giornata che ha trascorso quella domenica in cui venne presentato questo nuovo progetto con un comunicato notturno: "Ho in macchina la borsa con la tuta dell'Uefa», dice Agnelli di quella fatidica domenica. "Che succede? Sono bombardato [di chiamate]. "Hanno firmato?" Sta succedendo qualcosa?' Ero tipo, sai una cosa? Mi rilasserò e spegnerò il telefono. . . [il giorno dopo] o vado a Montreux perché non è successo niente. Oppure gestire il lancio della [Super League]. Quindi ero in una posizione molto difficile? Sì. Ma ecco dov'ero".
In merito agli attacchi di Ceferin, che lo ha definito bugiardo per essersi negato al telefono, Agnelli afferma che all'epoca era "vincolato da accordi di non divulgazione. Ma ora può spiegare la sua versione dei fatti". Inoltre l'ex presidente della Juve dice: "Avevamo un rapporto profondo, ci sentivamo almeno tre volte al giorno. Dopo mi ha chiamato bugiardo? È tutta invidia, per il fatto che ho degli obiettivi e provo a raggiungerli senza compromessi”.
Agnelli racconta che c'era stato un altro progetto calcistico, simile alla Superlega che non ha preso vita e che coinvolgeva anche Nasser Al-Khelaifi, presidente del Paris Saint-Germain: "Altri avevano discusso del lancio di competizioni alternative. Un progetto, noto come “Bohr” che ha coinvolto Nasser Al-Khelaifi, presidente del Paris Saint-Germain, il club francese di proprietà del Qatar. Ricordo di essere volato a Parigi in piena Covid. Nessuno in giro. Parigi deserta. Io e Nasser parliamo di [un nuovo torneo], dicendo che abbiamo bisogno di un cambiamento, perché non cambiamo, siamo morti".
Il FT riporta una replica da parte di un portavoce di Al-Khelaifi, che avrebbe dichiarato di essere "aperto a riformare le competizioni ma sempre nel quadro della Uefa".
L'ex numero uno della Juve vive ad Amsterdam insieme alla sua famiglia: “Lo scorso anno ho fatto tabula rasa, ora voglio continuare la mia storia professionale. Sono stato abbandonato da molti, ma voglio trasformarla nella più grande opportunità che io abbia mai avuto”.
Andrea Agnelli difende la sua scelta di portare Cristiano Ronaldo alla Juventus: "È stata una buona mossa. Datemi Ronaldo e fatemelo schierare senza pandemia, è un'altra storia".