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Agnelli piomba nello spogliatoio della Juve dopo la disfatta col Maccabi: tremano i muri

Sono tre i punti essenziali del discorso di Agnelli in TV dopo la sconfitta cocente in Champions. Dal vertice fino allo spogliatoio, nessuno può sentirsi esente da colpe.
A cura di Maurizio De Santis
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Il presidente, Andrea Agnelli, ha parlato alla squadra e dato un segnale molto chiaro con la conferma di Allegri.
Il presidente, Andrea Agnelli, ha parlato alla squadra e dato un segnale molto chiaro con la conferma di Allegri.

Un presidente entra nello spogliatoio, ti guarda negli occhi e ti rinfaccia la "vergogna" che prova per certe figuracce che fai in campo. Tanto basta per comprendere quanto sia grave la situazione che sta vivendo la Juventus. Il tonfo della squadra a Monza era stato fragoroso, la sconfitta in Champions (che dà ai bianconeri una pedata e li estromette della Coppa) ha scosso il club fino alle fondamenta. Le mura vacillano.

Andrea Agnelli ha scagliato parole come pietre. Trasecola perché è inaccettabile vedere la squadra che a metà ottobre è (quasi) fuori da tutto, con la consapevolezza che trovarsi a competere per il quarto posto è angosciante. Lo è ancor meno farsi mettere sotto in quel modo dal Maccabi Haifa e schiuma rabbia. Mai avrebbe pensato di assistere a uno spettacolo del genere.

"Con il presidente parlo tutti i giorni – ha ammesso l'allenatore nelle interviste – e ha parlato con me alla squadra. Ha detto cose importanti e sono d’accordo: non sono prestazioni da Juventus. Questa è una sfida difficile, che si sta complicando, e da qui bisogna uscirne fuori".

La situazione della Juve dopo la sconfitta col Maccabi è disastrosa, Agnelli ha confermato Allegri ma è una fiducia a termine.
La situazione della Juve dopo la sconfitta col Maccabi è disastrosa, Agnelli ha confermato Allegri ma è una fiducia a termine.

Se fino a qualche tempo fa a occuparsi delle reprimende più furibonde era la dirigenza (Pavel Nedved urlò nello spogliatoio dopo la sconfitta col Benfica) adesso l'intervento della proprietà è un segnale molto chiaro: il tentativo di evitare il naufragio, rimediare a una situazione disastrosa sotto il profilo sportivo ed economico. E in qualche modo le frasi di Allegri lasciano trapelare quanto possa essere stato severo l'intervento di Agnelli.

Perché i numeri non dicono tutto ma raccontano molto di quanto sta accadendo. Perché i conti sono lì, sotto gli occhi di tutti. Perché se il tuo titolo in Borsa cola a picco diventa difficile dissolvere le perplessità anche dei più fervidi azionisti raccontando loro che il peggio è passato. Perché se continui a bruciare risorse, a perdere appeal e prendere ceffoni sul muso, il ricorso all'austerity somiglia tanto a una lunga traversata nel deserto.

Perché… perché… e ti arrovelli il cervello a cercare a una spiegazione a tutto. Cosa non ha funzionato e non funziona? Ne ricavi una deduzione disarmante: tutto. "Non ci sono responsabilità individuali, non può essere colpa dell’allenatore se non riusciamo a vincere un tackle", è un'amara verità.

I calciatori della Juventus sconsolati: il ko col Maccabi mette i bianconeri con un piede e mezzo fuori dalla Champions.
I calciatori della Juventus sconsolati: il ko col Maccabi mette i bianconeri con un piede e mezzo fuori dalla Champions.

Un decennio di dominio assoluto in Italia erano stati un tonico corroborante anche rispetto alle pochissime gioie in Europa di questi anni, durante i quali la Juve al massimo s'era fermata ai quarti di finale. Ironia della sorte, dopo l'eliminazione con l'Ajax fu lo stesso Agnelli a metterci la faccia ribadendo fiducia ad Allegri.

Era il 2019, è cambiato poco o nulla: nonostante Cristiano Ronaldo, nonostante lo sforzo di cercare nuovi linguaggi tattici e identità di gioco, il ritorno ad antiche certezze (richiamando il tecnico in panchina) s'è rivelato un non senso dal punto di vista della condotta progettuale. E chiarisce che il ricorso all'esonero non è dirimente ora ma tra qualche mese chissà: "La Juve le verifiche le ha sempre fatte a fine anno. Se vogliamo mettere un orizzonte temporale è quello, fine stagione".

Nella parziale assoluzione della figura del tecnico, nello schierarsi al suo fianco mettendo i calciatori (chi rema pro, contro e chi non rema proprio) dinanzi a una strada obbligata, c'è tutta l'assunzione di responsabilità del club che sa di aver commesso errori strategici. Agnelli lo dice senza remore, né facendo ricorso ad attenuanti.

"Provo vergogna per quello che sta succedendo – ha raccontato a Sky -. Sono estremamente arrabbiato, però anche consapevole che il calcio è uno sport di squadra: si vince e si perde in undici, da qui vogliamo ripartire". Dal vertice fino allo spogliatoio, nessuno può sentirsi esente da colpe.

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