Agnelli lo ha visto in TV, Elkann è d’accordo: il capitano della Juventus non si comporta così
Sabato scorso Paulo Dybala ha deciso di gettare lui personalmente una fiche sul tavolo della partita durissima che il suo procuratore e la Juventus stanno giocando per mettere nero su bianco un rinnovo che sembrava fatto a ottobre, sulla base di 8 milioni di base fissa più 2 di bonus, ed invece non soltanto non è stato ancora firmato, ma ora appare sospeso in un limbo destinato a trascinarsi almeno per un altro mese abbondante.
Il club bianconero ha infatti ribadito che di rinnovi si parlerà a fine febbraio-inizio marzo, quando saranno più chiare le reali chance di qualificarsi alla prossima Champions League, con annessi introiti. Intanto l'AD Maurizio Arrivabene si è ritagliato nel gioco dei ruoli la parte del ‘cattivo', pungolando a più riprese Dybala a meritarsi le decine di milioni che chiede con prestazioni adeguate a denari, maglia numero 10 e fascia da capitano. Già, perché il 28enne argentino sabato era il capitano della Juve contro l'Udinese, essendo il secondo nella gerarchia dietro Chiellini che ha riposato.
È con la fascia al braccio che Dybala, dopo il gol segnato, ha lanciato verso la tribuna quello sguardo in cui c'era tutto l'orgoglio di chi non accetta di essere messo in discussione al settimo anno di militanza nella Juventus, né di essere accusato di "essere più attaccato ai procuratori che alla maglia". In tribuna erano presenti lo stesso Arrivabene, il vicepresidente Nedved e il responsabile dell'area sportiva Cherubini. Il giocatore nel dopo partita ha provato a sviare le domande sul gesto, parlando di un fantomatico amico che non trovava in tribuna, ma la cosa ha fatto arrabbiare non poco i vertici della Juventus.
Andrea Agnelli e John Elkann erano entrambi davanti alla TV, il primo costretto a casa dalla positività al Covid, e hanno preso molto male la mancata esultanza e lo sguardo di sfida di Dybala. Rabbia, ma anche delusione – svela Tuttosport – per un atteggiamento che denota egoismo e attenzione per la sola posizione personale, in un momento difficile della squadra che invece avrebbe bisogno di pensare esclusivamente al bene comune. Discorso che assume ancora più forza se chi dà vita a una scena così plateale indossa anche la fascia di capitano: non è accettabile, non da parte del capitano della Juventus.
Insomma se il nervosismo di Dybala è comprensibile, gesti pubblici potenzialmente destabilizzanti come quello di sabato decisamente no. Il 30 giugno si avvicina sempre di più e a questo punto qualsiasi scenario è possibile, anche che non si riesca ad arrivare alla firma del rinnovo. A quel punto l'argentino sarebbe libero a costo zero: l'Inter e Marotta sono lì da tempo.