Agnelli e il CdA della Juventus si sono dimessi perché costretti: rischiavano l’arresto
Lo tsunami abbattutosi improvvisamente sulla Juventus con le dimissioni in blocco di Andrea Agnelli e del CdA dovute agli sviluppi dell'inchiesta Prisma su plusvalenze fittizie e la sospetta "manovra stipendi" alla vigilia dell'approvazione del nuovo bilancio, per quanto apparso inatteso, alla luce delle ultime indiscrezioni emerse, appare invece quasi inevitabile. Qualsiasi mossa fatta in sede di bilancio avrebbe infatti potuto compromettere la già delicata situazione del presidente e degli altri componenti del consiglio d'amministrazione della società piemontese, iscritti nel registro degli indagati dalla Procura di Torino con le ipotesi di reato di falso in bilancio e false comunicazioni, e che a breve potrebbero ritrovarsi rinviati a giudizio e affrontare quindi un processo.
Qualsiasi passo fatto dalla dirigenza bianconera infatti finisce inevitabilmente sotto la lente d'ingrandimento degli inquirenti che stanno ancora scandagliando tutte le carte riguardanti il triennio 2019-2021 e, ormai da oltre un anno, hanno puntato i riflettori sui bilanci della società piemontese. E non solo per le plusvalenze ma anche, e soprattutto, per gli accordi tra il club e i propri tesserati per il taglio degli stipendi nel pieno della pandemia (sui quali anche la Procura della FIGC ha aperto un nuovo procedimento con la Juventus che adesso potrebbe rischiare anche sanzioni sportive).
Alla luce di ciò appare improbabile che gli uomini della procura torinese si sarebbero lasciati sfuggire l'approvazione del prossimo bilancio che al momento, secondo quanto riporta il Corriere della Sera, a detta dei sindaci e dei revisori contabili dello stesso club era impresentabile tanto che davanti all'insistenza dell'ormai ex management avrebbero risposto con emblematico "Se portate in assemblea questo bilancio, dobbiamo andare in Procura" che lasciava evidentemente intendere che fosse necessaria una sostanziale modifica ai documenti contabili (secondo La Repubblica sarebbero 34 i milioni di euro non messi a bilancio, 19.9 milioni dei quali sarebbero frutto della ormai celeberrima "carta segreta di Cristiano Ronaldo").
Messi spalle al muro da John Elkann, a quel punto le dimissioni di Andrea Agnelli e dell'intero consiglio d'amministrazione della Juventus si sarebbero trasformate da un'opzione ad atto dovuto. Apportare delle modifiche al bilancio sarebbe probabilmente apparsa come un'ammissione di colpa per i reati ipotizzati in fase di indagine dagli investigatori della Procura di Torino per i tre bilanci precedenti, mentre approvare il bilancio così com'è avrebbe fatto sorgere una nuova ipotesi di reato.
Evidente dunque che per il Presidente Andrea Agnelli e ad altri membri del CdA si sarebbe configurata la possibilità di reiterazione del reato, il requisito per il quale i pubblici ministeri torinesi avevano già chiesto al GIP di disporre gli arresti domiciliari nei confronti del numero uno della società juventina e alcuni componenti del board, richiesta allora respinta dal giudice per le indagini preliminari.
La mossa della dimissioni dunque, come riporta il Fatto Quotidiano, era l'unica possibile per evitare arresto o interdizioni e non compromettere la già delicata situazione. Non è un caso infatti che dopo le dimissioni dell'intero Consiglio d'Amministrazione bianconero la Procura di Torino sta valutando di ritirare il ricorso in appello contro la decisione del GIP sulla richiesta di misure cautelari nei confronti di alcuni esponenti del consiglio d'amministrazione della Juventus, tra cui il presidente uscente.