Agli Europei grazie a Spalletti, l’uomo che ha ci ha preso nel buio di un agosto ridicolo
Il 13 agosto, mentre siamo alle prese con sdraio e angurie, arriva una notizia scioccante. Roberto Mancini si dimette da ct della Nazionale italiana di calcio con una PEC da Mykonos, praticamente dall’ombrellone con un mojito in mano. Mentre parte una manfrina ridicola sul passaggio di Mancini alla Nazionale dell’Arabia Saudita, siamo in mezzo al nulla, nel buio più totale.
Nelle prime due partite per la qualificazione agli Europei abbiamo perso male contro l’Inghilterra a Napoli e vinto senza grande entusiasmo a Malta. Un buon terzo posto in Nations League a giugno, ma per il girone dobbiamo lottare forte perché l’Ucraina ha vinto forse l’unica partita che poteva sbilanciare la qualificazione verso la nostra parte, ovvero quella in Macedonia del Nord. Oltre al fatto che era chiaro che si sarebbe deciso tutto nelle due sfide contro gli ucraini, dopo l’addio di Mancini nasce un clima da “si salvi chi può” che nessuna parola rassicurante di Gravina riesce a placare.
Siamo persi e senza guida, serve un allenatore che possa per un effetto più carismatico che tecnico scuotere tutti. I nomi in ballo sono pochi, perché allenare la Nazionale paga poco e nella nostra situazione può coprirti di infamia (vedi Ventura) per il resto della carriera. L’opinione pubblica segue due strade: Conte o un allenatore di seconda fascia. Arriva il mister che ha vinto il terzo scudetto del Napoli, giocando un calcio favoloso: Luciano Spalletti.
Nemmeno il tempo di conoscere persone, luoghi, ambiente e si parte per Skopje dove su un campo indecente pareggiamo per una punizione di Bardhi tirata sul palo del portiere. Si mette davvero male, gli spareggi ci sono di sicuro grazie al girone di Nations League vinto, ma chi si potrà mai più fidare di partite secche di spareggio?
A Milano contro l’Ucraina vinciamo, dimostriamo che siamo una squadra migliore, ma servisse solo questo a superare il girone.
Appena Spalletti era riuscito a creare un clima positivo o almeno di flebile speranza intorno alla maglia azzurra, ecco un altro casino da gestire: il calcioscommesse.
La polizia a Coverciano per Zaniolo e Tonali, si gioca nella bufera. Spalletti questa volta fa fare anche un passo avanti alla Nazionale da un punto di vista del gioco. Si vedono per la prima volta Di Lorenzo e Dimarco fare tre ruoli diversi, Raspadori cucire il gioco offensivo, i difensori avere l’atteggiamento giusto e sempre equilibrato. Si inizia a vedere il gioco spallettiano anche a Wembley, dove perdiamo contro una squadra più forte di noi, ma dove giochiamo senza remore.
Poi si arriva all’ultimo turno con due scogli psicologici e calcistici da affrontare. La Macedonia del Nord ci aveva estromesso dai Mondiali e ci aveva tolto due punti a settembre. La battiamo con cinque gol, finalmente stabilendo la giusta distanza. Oggi partita infuocata a Leverkusen contro l’Ucraina che ci crede e gioca con grande spirito.
Giochiamo bene, meritiamo sicuramente di pareggiare, i cambi non ci fanno bene ma passiamo il turno, anche se quel rigore su Mudryk in Italia lo assegnerebbero di sicuro. Non è più come una volta. Passare le qualificazioni per l’Italia attuale è e sarà sempre difficile, una sfida complessa. Perché non abbiamo il talento medio degli altri, non abbiamo un centravanti di prima fascia e nemmeno quel grande genio tecnico che abbiamo sempre avuto nella nostra storia.
Avere superato queste qualificazioni in mezzo al caos e alle difficoltà che ci hanno creato gli altri e soprattutto noi stessi è un grande risultato, non una semplice formalità perché “noi siamo l’Italia”. In una notte buia, attraverso diverse tempeste, Spalletti è già diventato un faro. Chiesa e Donnarumma a fine partita hanno parlato di Italia che segue un modello giusto e un uomo che gli insegna i giusti valori e le idee migliori per provare a farcela.
Tutto questo in una manciata di partite e in una serie di allenamenti che si contano sulle dita di due mani. Serve un grande gestore di uomini e un grande dispensatore di idee per fare una cosa del genere e Spalletti ci è riuscito ancora una volta. Ora ha tempo per lavorare agli Europei. Deve insistere sul suo modello e non avere paura di fare scelte nette. Chi non è fatto per il suo calcio, può accomodarsi fuori