Adani dilaga, sulla TV argentina diventa ‘l’italiano fanatico’: “Mi viene da piangere”
Nelle ultime settimane Lele Adani ha approfittato al meglio della vetrina offertagli dal ruolo di commentatore tecnico dei Mondiali per la Rai, nonché del pulpito quotidiano della BoboTV approdata sulla rete ammiraglia del servizio pubblico, per entrare di prepotenza nelle case degli italiani senza più essere confinato alle sole dirette su Twitch assieme ai suoi compagni di passione calcistica (e opinioni in libertà) Vieri, Cassano e Ventola.
Spesso sopra le righe, il 48enne di Correggio ha dato sfogo a tutta la sua esuberanza vocale, in particolare durante le telecronache dell'Argentina – con l'esaltazione senza freni di Leo Messi – togliendosi poi qualche sassolino nei confronti di chi lo ha criticato per questo (vedasi lunga sceneggiata degna di Zelig nella puntata di domenica sera, con lacrime finte e fazzolettone per asciugarle).
La passione che l'ex difensore di Brescia, Fiorentina e Inter – ma anche della Nazionale italiana, come lui rivendica con orgoglio nei confronti di chi gli rinfaccia di essere stato un mediocre calciatore – ha messo nei suoi commenti in Qatar ha travalicato i nostri confini: Adani è diventato un idolo in Argentina, in conseguenza dei suoi sermoni enfatici in occasione delle reti dell'Albiceleste. Fino al punto che "l'italiano fanatico di Messi" – come è stato ribattezzato – è stato lungamente intervistato dall'edizione argentina del notiziario di ESPN, SportsCenter.
E proprio della grandezza del capitano della Selección ha parlato l'opinionista emiliano: "Come raccontavo in telecronaca, Messi sta male per la nazionale. L'Argentina ha vinto la Copa America al Maracanà ed è stato incredibile, ma il Mondiale è un percorso che si chiude per Messi. Chi ama il calcio non può non amare Messi, per me è naturale. L'Italia non è ai Mondiali e quindi non tutti sono contenti della mia telecronaca. Mi dicono ‘sei italiano, non sei argentino'. Ma il gol di Messi contro il Messico, in quel momento, andava celebrato".
Adani ha poi osannato un altro illustre protagonista del mondo del calcio argentino che è nato nella stessa città di Messi (e anche Di Maria): "A Rosario c'è il miglior uomo della storia del calcio, Marcelo Bielsa. Tutti quelli che amano davvero il calcio hanno dentro qualcosa di Marcelo. Sono stato tifoso di tutte le sue squadre". Poi – sempre esprimendosi in uno spagnolo fluente – Adani è passato a parlare di Maradona, con annessi risvolti sociologici: "In Italia è più difficile trovare lavoro al Sud rispetto al Nord, Diego rappresentava tutti gli italiani che vivevano il disagio e le difficoltà di rialzare la testa. Per me Diego non è stato solo il miglior calciatore della storia, ma anche un uomo di rivoluzione, di vita, di coraggio. Un esempio affinché tutte le persone potessero rivendicare il proprio posto nel mondo. Mi viene da piangere quando parlo di Diego, perché è tutto".
Ai microfoni latinoamericani di ESPN, Adani ha poi raccontato perché è così appassionato dei colori albicelesti, c'entra un suo vecchio compagno di squadra: "La mia passione per l'Argentina nasce da un fratello, Matias Almeyda, che giocava con me all'Inter, in un periodo molto difficile della sua vita. Ho vissuto il suo ultimo capitolo al River Plate e questo mi ha permesso di diventare tifoso del River. Ma tifoso davvero, il mio amore è totale. Ho seguito la Libertadores, il campionato argentino, la Sudamericana e ho capito quanto sia un calcio carnale, di passione. E per questo amo così tanto l'Argentina".
Infine una considerazione filosofica, a racchiudere un po' tutto il pensiero di Adani sul pallone, che è molto più che una sfera di cuoio che rotola: "Io penso che il calcio e la vita siano legati. Quando si va ad approfondire, a parlare in profondità del calcio, si finisce per scoprire la vita. C'è un legame, vanno insieme. Studiando il calcio finisco per trovare me stesso".