Abramovich “strangolato” dalle sanzioni economiche: non può pagare l’affitto della villa
Caccia al russo, ai suoi conti, agli affari e alle proprietà. Caccia allo sportivo, sempre che non sia pentito e faccia pubblica ammenda rispetto al leader del Cremlino. L'Inghilterra non è più terra per gli oligarchi, che hanno utilizzato le loro ricchezze per comprare pezzetti di lusso e di paradiso nel Regno Unito, e nemmeno per gli atleti e i giocatori che si riconoscono sotto la bandiera del regime. La morsa delle sanzioni inflitte ha cinto d'assedio i miliardari che flirtano con Vladimir Putin: beni congelati, linee di credito con le banche chiuse, asset patrimoniali messi sotto sequestro, canali sbarrati e nessuna possibilità di far soldi, divieto di mettere piede sul suolo britannico.
Sembra la trama di un film di 007, si una spy story ma è tutto vero. È la realtà odierna. L'attacco sferrato dalla Russia di Vladimir Putin all'Ucraina ha rappresentato il punto di non ritorno: l'Europa non è (e non sarà) più la stessa, la vita si fa dura anche per coloro abituati a non chiedere mai. Nella cerchia dei personaggi che fanno parte della lista nera compilata dagli inglesi c'è (anche) Roman Abramovich. Il magnate, proprietario del Chelsea, era apparso in pubblico per l'ultima volta a metà febbraio, in occasione della conquista del Mondiale per Club da parte dei Blues ma dal 24 – il giorno in cui è stata lanciata l'operazione Z dai connazionali – aveva fatto perdere le tracce di sé. È stato avvistato in aeroporto a Tel Aviv: la sua rotta tracciata tra Israele, Turchia, Russia. Poi di nuovo l'oblìo.
Null'altro si sa di lui se non delle difficoltà in cui si dibatte la squadra: messa ufficialmente in vendita ma a determinate condizioni, abbandonata da buona parte degli sponsor, depauperata degli introiti del merchandising e della vendita dei biglietti, le è stata concessa una licenza speciale perché termini la stagione utilizzando un budget di spesa notevolmente ridotto, che la obbliga a ridimensionare la parte logistica e organizzativa. Niente più voli ma solo trasferimento in bus e quant'altro serva per risparmiare risorse poiché è tutto bloccato. C'è perfino il rischio che saltino gli stipendi dei calciatori, pronti a muoversi legalmente nei casi più estremi. È la conseguenza diretta dello "strangolamento" (in senso metaforico) finanziario ai danni di Abramovich.
La proprietà del club di Stamford Bridge è solo uno degli asset che dovrà dismettere. Ma sul suolo inglese ci sono anche beni immobili finiti nel mirino e che potrebbero addirittura essere confiscati qualora l'inadempienza del miliardario russo perdurasse e non ci fosse alcuna riabilitazione politica. È il caso della villa extra-lusso che si trova a Kensington, una delle residenze più belle ed esclusive del russo: ha un valore di 125 milioni di sterline (circa 150 milioni in euro) ma sorge su terreni di proprietà della Crown Estate, (il portafoglio finanziario della Corona).
Cosa vuol dire? Abramovich deve pagare un affitto per lo sfruttamento di quelle zone dove insiste la sua proprietà: 10 mila sterline per un contratto di locazione di 125 anni. Secondo il Wall Street Journal, alla luce delle pesanti sanzioni che ne hanno bloccato il patrimonio, l'attuale proprietario del Chelsea si trova in una situazione difficile e le possibilità che perda anche questo pezzetto dei suoi beni sono tutt'altro che trascurabili.