Abramovich si dimette da presidente: “Il Chelsea passa alla Fondazione benefica”
Roman Abramovich rassegna le dimissioni e lascia la presidenza del Chelsea dopo quasi vent'anni (acquistò la società nel 2003). La decisione del numero uno dei Blues arriva in un momento molto delicato per la sua gestione a causa del conflitto in Ucraina scatenato dalla Russia. Nei giorni scorsi era finito nel mirino della critica e soprattutto colpito dalle sanzioni da parte del governo inglese messe in atto come ritorsione nei confronti Mosca e il leader Vladimir Putin. Nelle sue parole non c'è alcun riferimento all'escalation bellica ma le implicazioni sono tante anche alla luce della posizione assunta dalla politica britannica.
Non gli sarà più permesso mettere piede sul suolo d'Oltremanica: accadde già nel 2018, quando gli venne negato il rinnovo del visto, però riuscì a prendere un passaporto israeliano e continuò a entrare nel paese. Ma questo è solo un aspetto accessorio rispetto a l'intenzione reale, l'obiettivo vero: bloccare gli interessi economici degli oligarchi russi che negli anni scorsi hanno deciso di investire e restare stabilmente nel Regno Unito. Figure – Abramovich in particolare – che hanno fatto il salto di qualità in termini di popolarità irrompendo nel mondo del football.
Il comunicato ufficiale della società
"Durante i miei quasi 20 anni di proprietà del Chelsea – si legge nella nota pubblicata sul sito del club -, ho sempre considerato il mio ruolo di custode del Club, il cui compito è garantire il massimo successo che possiamo avere oggi, oltre a costruire per il futuro, e allo stesso tempo svolgere un ruolo positivo nelle nostre comunità. Ho sempre preso le decisioni tenendo a cuore l'interesse del Club. Rimango fedele a questi valori.
Ecco perché oggi sto affidando agli amministratori della Fondazione di beneficenza del Chelsea la gestione e la cura del Chelsea FC. Credo che attualmente siano nella posizione migliore per prendersi cura degli interessi del Club, dei giocatori, dello staff e dei tifosi".
Il timore delle sanzioni a causa della guerra in Ucraina
Ecco perché, considerato il contesto, fa molto rumore e lascia aperta la strada a ogni scenario. Lo ribadisce l'agenzia americana Bloomberg secondo cui Abramovich potrebbe presto decidere di vendere gli asset del gruppo. Il motivo? Riuscire a preservare i propri interessi, la sua cassaforte economica dalle conseguenze dirette delle sanzioni che diversi Paesi stanno adottando nei confronti della Russia a causa del conflitto e dell'invasione che ha portato le truppe fino a Kiev.
Il documento che scotta sui rapporti con Putin
Una mossa che arriva dopo che il deputato laburista, Chris Bryant, aveva definito inaccettabile che il miliardario russo possedesse un club della Premier League chiedendo addirittura al governo di sequestrare i beni di Abramovich sulla base di prove certe: un dossier del Ministero degli Interni che risale al 2019 nel quale si alimentavano dubbi, perplessità, preoccupazione per i presunti legami tra il proprietario del Chelsea e lo stato russo. L'ex presidente, il cui patrimonio è stimato in 14 miliardi di dollari, è stato uno dei primi russi a portare capitali a Londra utilizzando il club di Stamford Bridge, la sua crescita e i suoi successi, per allargare la propria sfera d'influenza. Cosa accadrà adesso?