A rischio la partenza del campionato di Serie A: “Ci vedono come i ricchi scemi”
Va avanti lo scontro tra il Governo e la Figc sul tema della riapertura degli stadi, poiché i club italiani non sono rimasti soddisfatti delle novità introdotte dall'Esecutivo nell'ultimo decreto. Questo, infatti, ha stabilito che gli impianti potranno essere riaperti al 50% della capienza per i possessori di green pass. Già questa percentuale non ha accontentato i club, i quali speravano nel 75%, ma questi si sono messi sul piede di guerra a causa della norma che prevede il distanziamento interpersonale di un metro. Questa regola, infatti, non è conciliabile con la scelta di rendere agibile la metà degli stadi, poiché in tutti gli impianti italiani, escluso l'Allianz Stadium di Torino, i seggiolini distano tra loro meno di un metro e, dunque, per ogni posto occupato ne rimarrebbero vuoti almeno due, portando la capienza nuovamente al 25-30%.
La tensione tra il Governo e le società italiane è, quindi, inevitabilmente alta, soprattutto perché il settore calcistico si sente meno tutelato rispetto a molti altri, essendo stato costretto a ingenti perdite, senza avere la possibilità di ristori, rateizzazioni o dilazioni fiscali. Per questo motivo, la questione della riapertura degli stadi diventa vitale per moltissimi club, che necessitano di introiti importanti per risanare i bilanci disastrati dalla pandemia. Il Governo, dunque, dovrà trovare una soluzione e probabilmente sarà costretto a scendere a patti con i club, se non vuole rischiare una serrata che farebbe slittare l'inizio del campionato di Serie A.
La soluzione pensata da Figc e Lega
La Figc e la Lega, intanto, hanno scritto al Comitato tecnico scientifico per chiedere ufficialmente di sciogliere il vincolo del distanziamento di un metro. Due giorni fa, il presidente della Federcalcio Gabriele Gravina si era detto amareggiato per il trattamento riservato dall'Esecutivo al calcio italiano: "Dispiace che al calcio italiano, che ha riflessi importanti sul Paese dal punto di vista economico e sociale, non venga riconosciuta la giusta dignità dallo Stato". Sulla stessa linea il presidente della Lega Paolo Dal Pino, che auspica un dialogo risolutivo con le istituzioni: "Riteniamo i vincoli attuali troppo penalizzanti per il nostro sport, che si svolge all'aperto e con tifosi controllati al loro ingresso. Vediamo incongruenze rispetto ad altre situazioni e continueremo a chiedere che il green pass garantisca l'accesso incondizionato allo stadio".
La soluzione portata avanti da Gravina e Dal Pino risponde a una disposizione a scacchiera dei posti occupabili, per aggirare il problema dell'obbligo del metro di distanza. Il dialogo con le istituzioni va avanti, ma se il Governo decidesse di intervenire su quel metro, rischierebbe poi un effetto valanga sugli altri eventi all'aperto, che ha intenzione di evitare. Da parte loro, i club cercheranno fino alla fine di ottenere il 50% effettivo della capienza, considerato vitale per limitare le perdite in bilanci già disastrati. La soluzione, però, deve essere trovata in fretta, visto che, a poco più di tre settimane dall'inizio del campionato, le società non hanno ancora potuto né organizzare una campagna abbonamenti (che resta improbabile) né attrezzarsi per la vendita dei singoli biglietti. L'assemblea del prossimo lunedì sarà una tappa cruciale: se il Governo mostrerà l'intenzione di andare incontro ai club, il dialogo sarà ancora possibile. Se, al contrario, i presidenti di Serie A dovessero accorgersi della volontà dell'Esecutivo di restare sulle proprie posizioni, il livello della tensione si alzerebbe fino a livelli che potrebbero portare anche a decisioni drastiche.
La posizione di Preziosi: "Dovremo fermarci e capire come agire"
D'altronde nell'ultima assemblea di Lega il presidente del Napoli Aurelio De Laurentiis aveva ventilato l'ipotesi di una serrata che avrebbe ritardato l'inizio del campionato, senza ottenere molti consensi. Ma anche il suo omologo del Genoa Enrico Preziosi si è espresso in modo duro riguardo le scelte del Governo, rendendo manifesto come l'innalzamento dei toni dello scontro sia dietro l'angolo e come, allo stesso tempo, i club siano pronti anche a fermarsi se insoddisfatti: "Perché nei bar e ristoranti al chiuso si può entrare con il green pass senza limitazioni e in uno stadio all’aperto no? Ho la sensazione che qualcuno percepisca i presidenti delle società di calcio come ricchi scemi. Se la mancanza di dialogo con il Governo andrà avanti, dovremo pensare a una soluzione – ha detto al Corriere della Sera -. Dovremo fermarci e capire come agire. Le nostre richieste non possono non essere prese in considerazione. Sono fiducioso che arriveremo a un punto d'intesa con l’Esecutivo".
Il pensiero di Scaroni: "La serrata mi lascia perplesso"
Meno drastico, ma comunque netto, il presidente del Milan Paolo Scaroni, che allontana l'idea dello sciopero, ma chiede riaperture certe che consentano ai club di sopravvivere alla crisi: "Gli stadi vanno riaperti al 100% della capienza, penso che il green pass sia una garanzia sufficiente per poter accogliere tutti. Se poi, per un criterio di cautela, il Governo ha scelto di aprire soltanto al 50%, che io considero largamente insufficiente, almeno deve essere una percentuale vera e immediata. Al massimo entro la prossima settimana dobbiamo capire come possiamo muoverci. Io su una possibile serrata resto perplesso, ma lancio un appello al Governo affinché accetti la proposta della scacchiera".