“A queste condizioni non resto”. I 4 perché che hanno portato Conte a lasciare l’Inter
Antonio Conte non è più l'allenatore dell'Inter. L'ufficialità è arrivata nel tardo pomeriggio di oggi, a pochi giorni dalla festa per il titolo che ha colorato Milano di nerazzurro. Il tecnico ha mantenuto fede alla parola data, anzitutto a se stesso, e ha onorato con professionalità l'impegno. Dentro di sé, in cuor suo, sapeva che quell'esperienza era agli sgoccioli ecco perché non si sentiva più allenatore da settimane, da quando aveva capito quali sarebbero state le condizioni che il club avrebbe imposto per proseguire il rapporto. E lui nel faccia a faccia con la proprietà e la dirigenza è stato chiaro.
"A queste condizioni non ci sto", del resto lo ha sempre ripetuto nel corso dei mesi, esprimendo sempre con grande sincerità quali fossero le ambizioni che cullava, per sé e per l'Inter. Ma le due posizioni erano inconciliabili. Null'altro restava che definire anche a livello burocratico una separazione annunciata: Conte ha preso una buonuscita di 7 milioni di euro ed è andato via senza voltarsi, senza rimpianti. Ha dato tutto, conquistato uno scudetto che mancava da dieci anni e soprattutto spezzato il dominio bianconero in Serie A e in Italia.
Pur riconoscendo le legittime esigenze della proprietà cinese, costretta a tagliare i costi e il budget per gli investimenti sul mercato sia per la congiuntura economica sia per le difficoltà finanziarie in patria, sono almeno quattro i perché, le ragioni che hanno spinto l'allenatore a lasciare l'incarico.
1. Anzitutto, Conte ha spiegato di essersi sentito lasciato solo a lungo, soprattutto nel periodo più difficile dell'Inter coinciso con l'eliminazione dalle Coppe (sia Champions sia Europa League) e le critiche molto severe ricevute.
2. Cosa chiedeva il tecnico salentino senza ricevere rassicurazioni? Che la rosa non fosse indebolita, cedendo i calciatori più importanti. Dinanzi a sé ha trovato un muro, considerata la determinazione del club rivedere ogni strategia, prendendo in esame – se necessario e in caso di ottime offerte – anche cessioni eccellenti e dolorose.
3. La possibilità di effettuare comunque qualche investimento. Anche sotto questo aspetto le ipotesi formulategli erano lontane dalle sue idee.
4. Una posizione della società molto chiara a livello mediatico: non solo nell'enunciare il periodo di lacrime e sangue che attende i nerazzurri nel futuro prossimo ma soprattutto nel prendersi la responsabilità di chiarire pubblicamente gli obiettivi futuri, così da non alimentare false aspettative tra i tifosi.
In buona sostanza, Conte ha chiesto alla società di mettere le carte in tavola e mostrarle al popolo nerazzurro per nulla intenzionato a fare da parafulmine oppure a passare per il tecnico esigente e capriccioso abbastanza da non capire qual è la realtà in cui è calato, facendo richieste fuori dal mondo. Tra l'allenatore e l'Inter finisce così. Ognuno va per la sua strada, quella dell'ex ct potrebbe ricondurlo di nuovo in Premier League.