40mila tamponi per la Serie A, dubbi sulla trasparenza: “Ogni squadra potrebbe auto-refertarli”
Tra gli aspetti poco convincenti del protocollo per la ripresa degli allenamenti di squadra in Serie A, c'è anche la gestione dei tamponi. I medici sociali del massimo campionato italiano, si allineano ad Assocalciatori e al fronte composto da alcuni club (Inter, Milan, Roma, Napoli, Cagliari, Verona, Atalanta, Sampdoria Genoa, e Udinese), evidenziando le perplessità sulle norme che dovrebbero regolare il ritorno al lavoro di gruppo, ultimo step prima della potenziale ripartenza della Serie A. Dalla difficolta di gestire una mole esagerata di tamponi, ai dubbi sulla trasparenza, dall'eccessiva responsabilità nel controllo del rispetto della quarantena, ai problemi legati alle strutture che dovrebbero garantire l'isolamento. Ecco tutto quello che non va per i medici della Serie A.
Le perplessità dei medici della Serie sul protocollo per la ripresa della Serie A
- Gestione di una mole di tampone esagerata per i calciatori. I medici sociali hanno chiesto prima di tutto di rivedere il meccanismo relativo alla gestione dei tamponi, facendo riferimento ai numeri e alla complessità di gestione logistica ed economica dei test. Le indicazioni del protocollo invitano ad eseguire circa 150/160 tamponi su due diverse giornate, ogni settimana (nella nota si parla anche di "test rapidi" che non dovranno "impattare sulla disponibilità del Paese"). Si tratterebbe di gestire complessivamente un totale di circa 40mila tamponi. I club dal canto loro dovrebbero gestirsi di strumenti privati, che al momento oltre ad essere difficili da reperire sono molto costosi.
- La richiesta di trasparenza e il rischio che ogni squadra possa auto-refertare i tamponi. I medici sociali hanno proposto di centralizzare il servizio dei test rapidi (che secondo una circolare ministeriale possono essere eseguiti solo in aziende specificamente elencate e presso i laboratori di riferimento regionali e laboratori aggiuntivi individuati dalle regioni), presso un laboratorio esterno unico per tutte le squadre. In questo modo, oltre ad un risparmio dal punto di vista economico, si supererebbe anche la questione della "Certificazione", con la procedura che diventerebbe trasparente. Se così non fosse i club potrebbero anche approfittarne, auto-refertando i propri tamponi. Non bisogna dimenticare che, in caso di positività, tutta al squadra finirebbe in quarantena. Sono gli stessi medici sociali a sollevare il problema e a proporne la soluzione.
Troppe responsabilità sui medici sociali: "Non vogliamo essere dei vigilantes"
I medici sociali reputano "inammissibile e tassativamente da eliminare" il passaggio del protocollo in cui si fa riferimento anche alle loro responsabilità nel controllo del rispetto delle misure di quarantena obbligatoria. Infatti tra i compiti dei medici delle squadre di Serie A si evidenzia che non è previsto quello della "Vigilanza" che invece, si legge nella nota, dovrebbe essere affidato al datore di lavoro e dunque ai club: "Il medico, al contrario, ha il compito di fornire le indicazioni sui comportamenti corretti da adottare per prevenire l’infezione e l’elaborazione dei protocolli sanitari". A tal proposito si richiede anche una forma di assicurazione per tutelare i medici in considerazione delle ulteriori responsabilità durante i ritiri.
Le criticità dei ritiri tra centri sportivi e strutture esterne
A proposito dei ritiri, poi i medici si dimostrano d'accordo con l'Inter e gli altri club che hanno sottolineato l'impossibilità di garantire l'isolamento presso i propri impianti e centri sportivi a tutti i componenti della squadra. Si potrebbe dunque far affidamento a strutture alberghiere non di proprietà anche se resta poi la difficoltà legata alla necessità dei continui controlli e test. Difficoltà che diventerebbero criticità nel caso di positività: la quarantena obbligatoria per tutta la squadra non impedirebbe allenamenti individuali, che però sarebbero impossibili in strutture alberghiere, esterne al proprio centro sportivo. Si creerebbe in questo caso una disparità tra le varie società.