Il 14 maggio 2000 Perugia-Juventus sotto il diluvio: “Partita aggiustata, doveva vincere la Juve”
"Quella partita era stata aggiustata, doveva vincerla la Juventus ma io minacciai i calciatori di mandarli in ritiro in Cina se non avessero dato il massimo". Quella partita a cui fece riferimento l'ex presidente, Luciano Gaucci, era Perugia-Juventus. Ore 18.03 del 14 maggio 2000. Allo stadio "Curi", dopo oltre 6 minuti di recupero, l'arbitro Pierluigi Collina fischiò la fine dell'incontro: vinsero gli umbri per 1-0 con gol di Calori. La sconfitta dei bianconeri consegnò lo scudetto alla Lazio (il secondo della sua storia) ma quel match passò alla storia per il contesto in cui maturò il risultato del campo.
A causa di un diluvio la gara venne sospesa alla fine del primo tempo. Le squadre andarono al riposo sullo 0-0 mentre all'Olimpico, grazie al 2-0 dei primi 45 minuti contro la Reggina, i tifosi biancocelesti tenevano le orecchie incollate alle radioline per capire cosa accadeva in Umbria. Se l'esito degli incontri fosse rimasto invariato, con Juve e Lazio a quota 72 in classifica, sarebbe stato necessario giocare uno spareggio per attribuire il titolo.
Settantacinque minuti col fiato sospeso, senza alcuna certezza che si potesse ripartire. Non ce ne fu bisogno. Le cose andarono diversamente. Per oltre un'ora i giocatori restarono nella pancia dell'impianto, ciondolando tra il tunnel che conduceva al rettangolo verde e lo spogliatoio. Carlo Ancelotti, allora allenatore della Juventus, bagnato fradicio guardava l'orologio e attendeva con ansia che il direttore di gara si assumesse la responsabilità di mettere fine alla sfida oppure continuarla. In contatto con la Federazione, Collina si consultava sulla decisione da prendere. "Non fu facile… Perugia fu qualcosa di particolare", ammise il direttore di gara che oggi è presidente della Commissione Arbitri della Fifa.
La "testata" di Calori. "Era troppo importante perché lo facesse da solo", ha raccontato a distanza di anni Calori, il calciatore che con la sua rete avrebbe cambiato le sorti del campionato. "Pesarono i casini successi nella penultima giornata dopo gli episodi di Juve-Parma… i tifosi della Lazio avevano gridato allo scandalo ed erano venuti alle mani con la polizia".
La rilevazione/sfogo. "Moggi aveva già fatto il contratto con Mazzone e Pieroni per farli andare l'anno dopo al Torino. Avrebbe dovuto vincere la Juventus, sembrava tutto fatto". Le parole di Luciano Gaucci alimentarono il fuoco che covava ancora sotto la cenere. Smentite, querele, minacce scandirono il racconto di quel retroscena fatto dall'ex massimo dirigente morto il 1° febbraio scorso. Fu l'ennesima pagina oscura del calcio italiano che pochi anni più tardi, nel 2006, sarebbe stato travolto dallo scandalo di Calciopoli: anche allora la data del 14 maggio si rivelò nefasta per i bianconeri che festeggeranno la conquista dello scudetto poi assegnato all'Inter.
Mazzone era davanti alla porta e non voleva farmi entrare nello spogliatoio, ma gli dissi che era un dipendente e lo feci uscire – svelò Gaucci -. Ai giocatori dissi che la partita era stata accomodata e che, se avessero fatto ciò che altri avevano già deciso per loro, li avrei mandati due mesi in Cina a disputare amichevoli e che al ritorno avrebbe giocato la Primavera, perché tutti avrebbero dovuto sapere che si erano venduti la partita.