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120 anni di Lazio, la prima squadra della Capitale

La Società Sportiva Lazio compie 120 anni. Ci sono personaggi e giocatori biancocelesti che hanno lasciato tracce indelebili nel calcio italiano e nei ricordi dei tifosi della società nata nei pressi di una panchina di Piazza della Libertà. L’essenza della “lazialità” è rimasta intatta tra vittorie straordinarie e lunghissimi anni di purgatorio ma negli ultimi anni il club fondato dal giovane sottoufficiale dei Bersaglieri Luigi Bigiarelli è tornato ad essere una realtà del calcio italiano.
A cura di Vito Lamorte
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so giò du ore,
che stamo qui' aspettà
me batte er core
cominceno a giocà.

(So già du ore, Aldo Donati)

Il 9 gennaio 1900 nasceva la Società Podistica Lazio. Si narra che la fondazione della società avvenne nei pressi di una panchina di Piazza della Libertà ad opera di un gruppo di quindici ragazzi che avevano a capo un giovane sottoufficiale dei Bersaglieri di nome Luigi Bigiarelli. L'idea di un bersagliere, sopravvissuto alla spaventosa disfatta di Adua, di dare vita ad una società podistica che avesse come colori quelli della Grecia, terra delle Olimpiadi ("Da quattro anni sono risorte le Olimpiadi, la Grecia è la culla dei Giochi, dunque la sua bandiera non può non essere la nostra bandiera: bianco e celeste") si diffuse pian piano in tutta la Capitale e dopo il nuoto, la ginnastica e il canottaggio arrivò il "pallone".

Dal campo di Piazza d'Armi fino allo stadio Olimpico, passando per lo stadio della Rondinella e l'abbandonato Flaminio, l'essenza della "lazialità" è rimasta intatta per 120 anni tra vittorie straordinarie e altre insperate, lunghissimi anni di purgatorio e coinvolgimenti in scommesse illecite. Un patrimonio che in alcuni casi si tramanda di generazione in generazione ma che spesso affascina chi guarda da lontano proprio per il modo in cui viene custodito.

Uno spaccato del calcio italiano che, dal 1900 a oggi, comprende atleti di grandissima levatura che vanno da Lovati a Giordano, da Pino Wilson a Signori, da Juan Carlos Lorenzo a Mancini, da Zoff a Di Canio, da D'Amico a Gascoigne, da Pulici fino a Klose: personaggi che hanno lasciato tracce indelebili nel nostro campionato e nei ricordi dei tifosi della Lazio.

Dal Maestro e Chinaglia alla Lazio del -9 di Fascetti

Ci sono dei punti di svolta incredibili nella storia della Lazio. Tralasciando il titolo del 1915, assegnato al Genoa nell'anno in cui il campionato italiano venne sospeso per la Grande Guerra alla vigilia della finalissima e che dopo un secolo la Figc potrebbe decidere di assegnare ex aequo; e la Coppa Italia del 1958, il primo titolo biancoceleste della storia; di slancio voliamo negli anni '70 ma non senza citare il mitico Silvio Piola, tutt'ora il miglior marcatore della storia biancoceleste con 143 gol (290 totali in Serie A). Dopo la promozione dalla Serie B la squadra venne affidata a Tommaso Maestrelli, che insieme a Giorgio Chinaglia è, senza dubbio, il simbolo del primo scudetto.

Tommaso Maestrelli e i festeggiamenti per lo scudetto del 1974. (fonte Wikipedia)
Tommaso Maestrelli e i festeggiamenti per lo scudetto del 1974. (fonte Wikipedia)

Il Maestro fu il regista di una storia borderline che vedeva il clan di Long John contro quello Martini-Re Cecconi, le sfide in famiglia a Tor di Quinto che finivano quasi sempre in rissa e le pistole che, per sicurezza, venivano conservate nei borsoni. La pasta e piselli portafortuna del venerdì e le lunghe chiacchierate nel salotto dell'allenatore pisano erano una specie di rito che si consumò giorno dopo giorno nell'anno domini 1974 e la notizia della sua malattia e della morte sono ancora oggi motivo di emozione per i tifosi più datati.

Dopo il tricolore furono anni difficili per tanti motivi: dalla partenza di Chinaglia per gli States passando per la morte di Re Cecconi si arrivò alla drammatica vittoria all'ultimo respiro con il Vicenza, grazie al gol di Fiorini, e agli spareggi di Napoli per non andare in Serie C in seguito alla penalizzazione di 9 punti. Il tecnico di quella squadra era Eugenio Fascetti, che ha sempre dichiarato: "Quella salvezza fu come uno scudetto. Il mio scudetto con la Lazio".

I festeggiamenti allo stadio Olimpico per la vittoria dello scudetto del 2000.
I festeggiamenti allo stadio Olimpico per la vittoria dello scudetto del 2000.

Dall'era Cragnotti alla Coppa Italia contro la Roma

Dopo l'interregno di Gian Marco Calleri, che mise a posto le casse della società e la riportò in Serie A, arrivò Sergio Cragnotti. L'era più vincente della Lazio iniziò nel segno di un giovane Alessandro Nesta, nella finale di Coppa Italia contro il Milan, e si chiuse con la Supercoppa Italiana del 2001 contro l'Inter prima che si verificassero situazioni finanziarie piuttosto complesse che non avevano a che vedere nulla con il calcio: nel mezzo la vittoria nell'ultima Coppa delle Coppe della storia, il secondo scudetto e la Supercoppa Europea contro il Manchester United. La Lazio aveva assunto una dimensione europea mai vista ma crollò tutto in pochissimo tempo.

Sono le 18 e 4 minuti del 14 maggio 2000, la Lazio è campione d’Italia 1999/2000. (Tutto il calcio minuto per minuto, telecronaca di Riccardo Cucchi)

Il gol di Senad Lulic nella finale di Coppa Italia del 2013.
Il gol di Senad Lulic nella finale di Coppa Italia del 2013.

La Lazio è tornata ad essere una realtà del calcio italiano e le ultime vittorie, dalla Coppa Italia contro la Roma nel 2013 ai duelli con la Juventus (i biancocelesti sono stati l'unica squadra a tenere a freno il dominio bianconero degli ultimi anni), dopo il salvataggio della società con l'arrivo di Claudio Lotito, Calciopoli e la nuova rinascita tendono ad inquadrare piuttosto bene il tifoso biancoceleste, che è cosciente di appartenere ad una minoranza (tralasciando dress-code imbarazzanti) che rimarrà tale nelle fortune e nelle tragedie. Da Piazza della Libertà a oggi. Dal 1900 al 2020.

Lazialità, s. f. inv. Il senso di appartenenza alla squadra di calcio della Lazio. (Treccani)

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