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10 cose da salvare del difficile 2020 del calcio

La pandemia Covid-19 ha cambiato il mondo dello sport e del calcio. Non è stato un anno normale per tanti motivi, dalle discussioni sulle ripresa legate al protocollo sanitario fino alle situazioni economiche, e abbiamo provato a scattare 10 istantanee per ricordarci le cose da salvare del 2020.
A cura di Vito Lamorte
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Il 2020 è un anno che resterà nei libri di storia. La pandemia Covid-19 ha sconvolto il mondo intero, cambiando modi di vivere e modificando le nostre abitudini. Non poteva restarne fuori il calcio, che ha avuto molte difficoltà a riprendere le attività dopo il lockdown di primavera ma con organizzazione e senso dell’emergenza i giocatori hanno ripreso a correre e i tifosi almeno per 90’ non hanno pensato a ciò che stava accadendo intorno a loro. Non è stato un anno normale per tanti motivi, dalle discussioni sulle ripresa per la definizione del protocollo sanitario fino alle situazioni più economiche legate allo sport, e abbiamo provato a scattare 10 istantanee per ricordarci le cose da salvare di questo nefasto 2020.

La foto del bambino con la maglia di Zaniolo. Nel bel mezzo della pandemia è stata pubblicata dal Corriere della Sera la fotografia di un ragazzo che palleggia in una strada di Milano con la maglia della Roma di Nicolò Zaniolo. Scatto di una potenza incredibile nel momento in cui tutto il paese stava attraversando il lockdown a causa della pandemia Covid-19.

Marcus Rashford. Durante la prima ondata della pandemia l’attaccante del Manchester United è sceso in campo in prima persona per convincere il governo britannico a versare 120 milioni di sterline per il ‘Covid Summer food fun’, un fondo alimentare destinato ai bambini più poveri che non possono permettersi un pasto nel periodo di emergenza sanitaria. Rashford ha portato avanti questa battaglia iniziando anche a collaborare con FareShare, associazione che si occupa di evitare gli sprechi alimentari e combattere la malnutrizione, convincendo anche grossi colossi alimentari e della ristorazione come McDonald’s a unirsi alla campagna. Grazie ad una raccolta fondi organizzata sul profilo Twitter del giocatore, l’iniziativa già conta diverse centinaia di sterline e questo ha permesso di garantire ben tre milioni di pasti alle famiglie più povere del Regno Unito. Giù il cappello e applausi per Marcus.

La forza dei calciatori di PSG e Basaksehir. Quanto accaduto a Parigi nella gara di Champions tra i parigini e il club di Istanbul è un evento unico e storico: l’Uefa deve accordarsi alla decisione dei calciatori del club francese e turco di non giocare più dopo che il quarto uomo aveva chiamato “negro” un calciatore della squadra di Okan Buruk. Gara di Champions League spostata al giorno dopo e scuse da parte dell’arbitro rumeno pervenute nei giorni successivi. Segnale importantissimo.

Il centravanti non è morto. Negli ultimi anni avevano provato a convincerci che per gli attaccanti centrali non c’era più posto nel calcio moderno. Lewandowski, Benzema, Haaland, Lukaku, Kane, Immobile… basterebbe mettere in fila solo alcuni nomi e lasciare caselle libere per la compilazione per capire come gli attaccanti si stanno riprendendo lo spazio che gli compete ad altissimi livelli. Ed è giusto così.

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L'Italia Under 21. L’Odissea vissuta dai giovani calciatori azzurri tra ottobre e novembre non ha molti precedenti nella storia: dopo il rinvio della gara con l’Islanda per la positività al Covid di alcuni azzurri l’Uefa decide di rinviare il tutto e si torna a casa. Il contagio si estende e pochi giorni dopo contro l’Irlanda scende in campo l’U20 più Cutrone, Ricci, Sottil e Tonali. La vittoria è importantissima per gli Azzurrini e da lì in poi sarà una cavalcata trionfale fino al primo posto del gruppo A e alla qualificazione all’Europeo di categoria. Una bella risposta a chi per anni ha predicato che nel nostro paese non c’erano più calciatori e che le giovanili non erano più all’altezza.

L'Atalanta tra le prima 8 d’Europa. La Dea di Gian Piero Gasperini che si ritaglia un posto tra le prime otto squadre d’Europa e pochi mesi dopo riesce a entrare di nuovo agli ottavi di Champions League non può non rientrare tra le poche cose da salvare a livello calcistico dell’anno. Intensità, grande intelligenza tattica e ottima tecnica in fase offensiva: l’Atalanta è riuscita a strappare un sorriso ad una zona d’Italia martoriata dal Covid-19.

L'Olympique Lione femminile. Vincere una Champions League è difficile, vincerne cinque di fila è un’impresa non da poco. Le francesi, che hanno battuto il Wolfsburg per 3-1 nella finale di San Sebastian, hanno messo in bacheca la massima competizione continentale per club per la settima volta. Dominio.

Il Liverpool. I Reds tornano a vincere il campionato inglese dopo trent’anni con una cavalcata trionfale: Jurgen Klopp e i suoi ragazzi, dopo averlo sfiorato nel 2019, hanno conquistato il titolo nel 2020 e ci hanno consegnato una grande lezione di calcio e di intelligenza negli investimenti. Il tedesco è arrivato ad Anfield Road nel 2015 ma ha raccolto i frutti del suo lavoro partire dalla Champions League dello scorso anno. Lungimiranza, spese mirate e lavoro.

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Il Bayern Monaco. Il club bavarese aveva iniziato il 2020 con qualche interrogativo dopo il cambio in panchina ma quello è stato solo il preambolo dell’inizio di una corsa inarrestabile: prima la Bundesliga, poi la Coppa di Germania e, infine, la Champions League. All’inizio della nuova stagione sono arrivate anche la Supercoppa Europea e quella di Germania e ora manca solo il Mondiale per club per portare a casa tutti i trofei dell’anno solare. Il Bayern sembra una macchina da guerra e non ha nessuna intenzione di fermarsi.

La reazione del mondo alla morte di Maradona e Paolo Rossi. Il 2020 si è portato via diversi volti noti dello sport e dello spettacolo e gli ultimi due, in ordine cronologico, sono stati Diego Armando Maradona e Paolo Rossi. Due calciatori che hanno avuto un impatto diverso sul campo e per tutto quello che hanno fatto nella loro vita ma il cordoglio che si è scatenato intorno alla scomparsa di questi due campioni, così come successo anche con Kobe Bryant, fa capire quanto lo sport e questi personaggi siano presenti nelle nostre vite. Non mancano i personaggi che cercano la ribalta a tutti i costi e coloro che proveranno a far prevalere il loro ego su ciò che accade anche in questi momenti ma quando vi dicono che “è solo sport, non c’entra niente con la vita di tutti i giorni”, non credetegli. Non è così.

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