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Zion Williamson si sta prendendo l’NBA: la nascita di una superstar

A suon di prestazioni dominanti il fenomeno nemmeno ventenne dei New Orleans Pelicans sta davvero convincendo tutti, da coach a giocatori. L’impatto, la capacità di usare il corpo, mettere la palla a terra e trovare sempre e comunque una strada per puntare al ferro ha già oggi pochi eguali nella lega. Stiamo assistendo alla nascita di una superstar.
A cura di Luca Mazzella
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Ci sono volute più di 60 partite tra stagione scorsa (quella di esordio, in cui ha giocato solo 24 gare a causa di un infortunio e) e quella attuale, ma finalmente possiamo dirlo: Zion Williamson si sta prendendo l'NBA. Non ancora 21enne, il prodotto di Duke sta rispettando pienamente tutte le attese riposte su di lui dagli addetti ai lavori e soprattutto dai Pelicans, che a distanza di due anni dall'addio di Anthony Davis hanno velocemente rimpiazzato il Monociglio oggi ai Lakers con il volto della lega del futuro…e del presente.

Si, perché proiettare al futuro l'impatto di questo ragazzo vorrebbe dire minimizzare e non notare a pieno quanto stia facendo già oggi: 26.4 punti di media, 7.1 rimbalzi, 3.5 assist, un fantascientifico 62.4% dal campo e una serie di partite che ormai non possono più passare inosservate, a maggior ragione considerando che il contorno oggi ai Pelicans, fatta eccezione per un altro giovane in ascesa come Brandon Ingram, non è certamente all'altezza di un All-Star del suo calibro.

Un giocatore moderno ma controcorrente

In un "freak" atletico come Zion si scorgono naturalmente tutti i tratti dei giocatori versatili e ormai a proprio agio nel mettere palla a terra a dispetto della stazza, e fin qui Williamson è sulla stessa lunghezza d'onda di tutte le ali dell'NBA moderna e delle caratteristiche oggi richieste a ogni lungo. Il vero aspetto stupefacente, quasi anacronistico del numero 1, è però la capacità di dominare con un gioco per nulla dipendente dal tiro: Zion punta al ferro, sempre, senza mezzi termini. E 9 volte su 10 non trova un corpo capace di frapporsi tra lui e il canestro, sia in situazioni dinamiche e palla in mano (da qualche settimana si parla ormai di "Point-Zion" dopo l'intuizione del tanto discusso coach Van Gundy di affidargli diversi possessi da creator principale) che a rimbalzo, dove i centimetri di differenza dagli avversari nemmeno sembrano esistere per questa forza della natura. Il tutto con un'efficienza senza precedenti.

La partita di ieri notte contro Boston, infatti, ha aggiunto l'ennesimo mattoncino a un record che fa stropicciare gli occhi: 24 partite consecutive da almeno 20 punti e 50% dal campo. Un qualcosa che prima di lui il solo Shaquille O'Neal è riuscito a fare (per ben 25 volte), e che contribuisce a affiancare il suo nome anche a quello di una leggenda NBA come Kevin McHale, unico prima di lui in grado di chiudere un'intera stagione con 25 punti di media e il 60% dal campo. In più, Wlliamson è secondo dietro a Michael Jordan per punti segnati nelle prime 65 partite della carriera, mentre limitandoci alla sola stagione corrente troviamo il suo nome al quarto posto della classifica PER (Player Efficiency Rating) che misura l'impatto di un giocatore, quando in campo, sommando tutte le voci statistiche. Classifica che lo vede dietro a Giannis Antetokounmpo, Joel Embiid e Nikola Jokic, tutti candidati MVP. Ma focalizzarsi sui soli record, anche perché Zion ne regalerà ancora tanti per precocità e consistenza, è quasi riduttivo nel suo caso. Il modo migliore per apprezzare il mancino di NOLA è vederlo giocare e dominare contro tutti gli avversari.

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Un treno in corsa 

Dopo gli esperimenti sulla sua forza d’urto (due anni fa l’università di Lynchburg ha stimato che incrociarlo quando lanciato a canestro equivalesse a trovarsi di fronte un Jeep che viaggia a 16 km orari) e il paragone automobilistico, sono arrivate due notti fa dopo la sfida contro i Mavs (38 punti dopo i 39 contro i Nuggets della sera prima) le parole di Rick Carlisle, coach di Dallas, che ha parlato di un giocatore “con la stazza di Shaquille O’Neal ma le abilità di una point-guard” aggiungendo che occorre un grande coraggio per mettersi di fronte quando lanciato al ferro, vista la potenza, come fosse un Acela (i treni ad alta velocità statunitensi).  I miglioramenti nel playmaking sono infatti evidenti e questo, inutile negarlo, è figlio della decisione del coaching staff di affidargli le chiavi dell'attacco Pelicans. Stan Van Gundy gli ha consegnato palla e responsabilità con licenza di creare dal palleggio, sfruttando al massimo la sua abilità nel puntare il ferro e il suo illegale controllo del corpo con risultati sotto gli occhi di tutti che già oggi collocano Zion tra i migliori giocatori NBA, qualcuno azzarda anche in uno dei quintetti migliori di stagione. Questo dopo 68 gare giocate in carriera, nemmeno una stagione intera, che ci hanno già lasciato a bocca aperta. Allacciamoci le cinture, con Zion Williamson lo spettacolo è assicurato per i prossimi 15 anni.

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