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Zach LaVine è definitivamente esploso: numeri da superstar

Dopo tanti anni di alti e bassi, per Zach LaVine è finalmente arrivata la stagione della consacrazione. L’esterno da UCLA sta finalmente mostrando tutto il suo valore, migliorando in diversi aspetti del gioco e sfornando prestazioni su prestazioni da record. Mentre lui continua a salire però Chicago deve decidere cosa fare da grande.
A cura di Luca Mazzella
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Per i primi anni è stato visto come un semplice super-atleta buono per la Gara delle Schiacciate, evento di cui ha scritto pagine importanti e spettacolari. Ma che Zach LaVine, 26 anni il prossimo 10 marzo, potesse diventare una superstar ed emergere in dei Chicago Bulls che all'improvviso sembrano sin troppo modesti per le sue ambizioni, non lo aveva previsto nessuno. Il prodotto di UCLA, dopo le stagioni a Minnesota e i primi 2 anni nella Windy City fatti di prestazioni altalenanti e frustrazione per contesti perdenti e deprimenti, ha messo definitivamente la freccia e partita dopo partita sta guadagnando considerazione in tutta la lega, consacrandosi come giocatore d'élite.

Numeri da capogiro

Coi 46 punti segnati stanotte ai New Orleans Pelicans, frutto di una partita chiusa con 17 tiri su 25 a segno (e 9 triple in totale, che sommate alle 8 del compagno di reparto Coby White rappresentano un record per una coppia di giocatori nella storia NBA), Zach ha superato i 120 punti nelle ultime 3 gare giocate, affiancando il suo nome a quello di Michael Jordan nel libro dei record di franchigia, unico capace di segnare così tanti punti in uno "span" di 3 gare. L'esplosione di Zach non è però notizia dell'ultima settimana: da inizio anno siamo a 28.2 punti di media con il 65% di true percentage dal campo (percentuale reale, che tiene conto di tutti i tiri tentati compresi quelli in lunetta), e evidenti miglioramenti nella visione di gioco, coinvolgimento dei compagni e gestione dei possessi nei finali di partita (terzo per punti totali negli ultimi 2 minuti di gare entro i 5 punti di scarto, con 60).

Il suo nome entra ulteriormente nella storia della franchigia per punti segnati nei singoli quarti, avendo all'attivo dopo stanotte la bellezza di 6 parziali con almeno 20 punti (il doppio di ogni altro giocatore passato ai Bulls negli ultimi 25 anni). Una serie di soddisfazioni che gli stanno facendo meritare complimenti da tutto il mondo NBA, compresi colleghi come Bradley Beal che ha sostenuto la sua candidatura per l'All-Star Game ("a mani basse un All-Star, ha il mio voto, senza nemmeno discuterne") ma che non saziano un ragazzo che ora inizia a mettere pressione sulla dirigenza per ricevere un supporto degno del livello raggiunto.

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Il futuro è lontano da Chicago?

I Bulls, che nell'ultimo anno hanno rivoluzionato il loro progetto tecnico cambiando head coach (oggi Billy Donovan, reduce dagli anni a Oklahoma e profilo ritenuto ideale per lavorare su un roster giovane) e il front-office con gli ingressi di Arturas Karnisovas e Marc Eversley, sono alla prima stagione di un nuovo progetto che dovrebbe portare la squadra quantomeno a competere per una onesta qualificazione alla post-season. Gli innesti via draft di Coby White e Patrick Williams negli ultimi 2 anni, uniti alla presenza di Markkanen e di Otto Porter, avevano fatto realisticamente sperare che il risultato potesse essere raggiunto con facilità, ma ad oggi la squadra ha lacune a roster evidenti e una star in prepotente ascesa come LaVine che, a suon di prestazioni storiche, sta rendendo sempre più complesso il posticipare un intervento via trade che possa dare nuova linfa al team. L'unica cosa certa è che, se Zach dovesse proseguire così e Chicago non si dimostrasse in grado di costruire su questo fenomeno il sul futuro, vedremo questo giocatore dare spettacolo con un'altra uniforme.

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