Triple, tiri liberi e stoppate decisive: Giannis Antetokounmpo lancia un messaggio a tutta l’NBA
Altro che sazio, altro che appagato. Giannis Antetokounmpo, campione NBA 2021 ed MVP delle Finals in carica, rappresenta uno di quei personaggi per i quali non è banale e retorico sostenere che già solo essere seduti al tavolo dei più forti giocatori del basket moderno, dopo un'adolescenza di stenti in quel di Sepolia, quartiere poverissimo di Atene, è un'impresa che ha del titanico.
Arrivare addirittura a mettere l'anello al dito portando a casa un titolo che nella sua Milwaukee mancava da 40 anni, e soprattutto farlo dominando letteralmente le partite più importanti della serie, non ha fatto altro che aggiungere un ulteriore tassello alla storia di un Gigante che ad appena 27 anni compiuti lo scorso dicembre vanta già una bacheca da Hall of Famer. Chi però pensava che arrivato all'apice e toccata la vetta con le proprie mani, "The Greek Freak" si sarebbe in qualche modo seduto e accontentato, si sbagliava di grosso.
E tra le tante squadre che da inizio stagione ad oggi sono state rappresentate come le favorite a mettere le mani sul prossimo Larry O'Brian Trophy, sottovalutare i Bucks trascinati a suon di prestazioni epiche dal loro condottiero si potrebbe rivelare un errore enorme. Il solo avvicinarsi della post-season, in quella che è un'annata che Giannis ha comunque giocato a livelli di dominio di cui pochissimi possono tenere il passo (e quei pochissimi sono gli altri due candidati MVP Nikola Jokic e Joel Embiid), sembra tuttavia aver fatto scattare in lui l'ennesima scintilla, tramutatasi in un fuoco che sta letteralmente incendiando tutti gli avversari trovati nell'ultimo mese. Ne sanno qualcosa, per mantenerci alle ultime 48 ore, due delle assolute favorite al titolo ovvero i Philadelphia 76ers e i Brooklyn Nets.
Clutch su due metà campo
Nell'immaginario collettivo del giocatore davvero dominante e capace di imporsi nel tempo fino a essere considerato tra i più forti di sempre, la presenza statistica e scenica nel clutch e quindi nelle cosiddette partite giocate punto a punto e decise proprio nel finale è un elemento che forse si tende a sopravvalutare in maniera eccessiva, per quanto ormai sia connaturato in tutta la narrazione sportiva americana riguardante uno sport che pur di squadra è fatto dalle prodezze dei singoli. Il dominio che negli anni ha visto Antetokounmpo alzare progressivamente le marce fino a diventare un qualcosa di totalmente unico nel suo genere per il mix di atletismo, potenza fisica, coordinazione e incisività sui due lati del campo è spesso stato mitigato o addirittura messo in discussione da chi a prestazioni da 40 punti e 20 rimbalzi preferisce storicamente il buzzer beater che a fil di sirena vince la partita e la capacità di elevarsi solo in determinati momenti del match.
Clutch non vuol dire necessariamente il più forte, come essere il più forte non implica per forzare l'essere clutch: i fattori sono tanti e mischiarli non aiuta nella valutazione obiettiva di un giocatore. Eppure, col passare del tempo, Giannis sembra aver lavorato per zittire anche gli ultimi e sempre più silenziosi detrattori del suo basket: ne sono un esempio i liberi segnati negli episodi decisivi delle Finals, o senza andare così lontano il modo barbaro in cui l'ala di origini nigeriane si è imposto contro le due dirette concorrenti per l'anello nel giro di 2 notti. Prima stoppando Embiid proprio all'ultimo secondo della partita contro Philadelphia in una partita chiusa a 40 punti, 14 rimbalzi e 6 assist oltre al gesto atletico decisivo…
Poi segnando nella notte la tripla del 110 pari a 18 secondi dalla fine che ha mandato la gara contro i Brooklyn Nets ai supplementari. Overtime in cui non contento ha anche messo i liberi della vittoria, suggellando una prestazione da 44 punti, 14 rimbalzi e 6 assist che fa il paio con quella dominante di due giorni fa.
Una bella risposta per chi pretende da lui anche l'incisività nei secondi finali dei match, ma soprattutto un segnale non da poco lanciato alle rivali dirette e più in generale a tutte le squadre che coltivano sogni di gloria ma non hanno fatto i conti con la sua voglia di bissare il successo di un anno fa. Se il giocatore più dominante fisicamente del mondo NBA diventa anche glaciale nel finale e lo diventa sulle due metà campo (per inciso, Giannis è un credibilissimo candidato per il premio di Defensive Player of the Year), non c'è che augurare buona fortuna a tutti, ma per davvero.
I Milwaukee Bucks giocheranno la post-season senza l'assillo del titolo a ogni costo e tra le pressioni schiaccianti di team come proprio i citati 76ers e Nets, le legittime ambizioni dei Suns già finalisti un anno fa e le speranze di roster giovani e in rampa di lancio come Grizzlies, Celtics e Warriors, la posizione da cui partono gli uomini di Budenholzer è assolutamente privilegiata. A maggior ragione se Antetokounmpo è nella versione ancor più evoluta che stiamo ammirando da settimane. Quando il solo aver rimesso l'anello di campione NBA nel mirino ha fatto scattare l'ennesimo click nel gioco della macchina perfetta che ad appena 27 anni Giannis è diventato.