Terremoto nella NBA: Kevin Durant chiede di essere scambiato! Doccia fredda per i Brooklyn Nets
Un terremoto di proporzioni mai viste scuote l'NBA. Kevin Durant, il fenomeno dei Brooklyn Nets, uno dei migliori giocatori della lega e della storia, ha ufficialmente chiesto di essere ceduto. Proprio 48 ore fa, esercitando l'opzione annuale da 36.4 milioni per restare un ultimo anno a Brooklyn, Kyrie Irving aveva in qualche modo soddisfatto la voglia di competitività del numero 7 campione NBA coi Golden State Warriors, ma a quanto pare le crepe con la franchigia andavano ben oltre la richiesta di trattenere il secondo miglior giocatore della squadra. Tutto è accaduto attorno alle 22 italiane, senza alcun sentore in questi giorni o settimane: KD voleva la conferma di Irving, i Nets incuranti di ciò avevano in qualche modo provato a risolvere una volta per tutte i tanti problemi con point-guard cercando una squadra in grado di offrire una contropartita adeguata e voltando pagina, e alla fine il giocatore aveva optato per il rinnovo annuale per poi valutare il mercato della free agency nell'estate 2023.
Tutto lasciava presagire una sorta di tregua armata tra le parti, con la dirigenza intenta a rinforzare il roster per tentare – con il rientro anche di Ben Simmons acquistato a febbraio per James Harden – di arrivare al tanto desiderato anello. Poco prima che i soliti Adrian Wojanarowski e Shams Charania lanciassero la bomba infatti, Brooklyn aveva anche aggiunto un'ala difensiva di ottimo livello come Royce O'Neale degli Utah Jazz, ma nel giro di pochi minuti tutto è cambiato e la franchigia si trova ora a dover assecondare non una, ma a quanto pare due richieste di scambio, perché fedeli alla loro amicizia sia KD che Irving starebbero forzando la mano per cambiare canotta, senza escludere di poter giocare ancora assieme. Il primo, con richieste ben precise: Phoenix Suns e Miami Heat. Non necessariamente però i Nets accontenteranno il numero 7, che per inciso a differenza di tante altre superstar non ha alcun potere di veto su scambi non di suo gradimento (la cosiddetta no trade clause consente invece ai giocatori di rifiutare destinazioni non gradite), per un semplice motivo: Phoenix non vuole inserire nel pacchetto Devin Booker, ritenuto invece asset fondamentale dalla dirigenza di Brooklyn, e l'eventuale combo DeAndre Ayton-Mikal Bridges più scelte per ora non fa breccia nel cuore del GM Sean Marks, alle prese con l'ennesimo caso rovente dopo la richiesta di trade di James Harden di febbraio.
Si, perché quello che sfugge è che questa squadra 9 mesi fa partiva coi favori del pronostico per vincere il titolo NBA, forte dei Big 3 Irving-Harden-Durant finalmente in salute (l'anno prima il Barba e la point-guard si erano infortunati proprio prima dei Playoffs), ma tutto quello che è avvenuto nel mezzo ha quasi del paradossale, con una escalation di notizie che a partire dalla mancata vaccinazione e esclusione di Irving passando per il suo reintegro e i mugugni di Harden, fino ad oggi, ha letteralmente distrutto un progetto che sulla carta sembrava poter regalare tante soddisfazioni. E che a Brooklyn è costato carissimo, perché mentre Irving era arrivato da free-agent in squadra e Durant in una sign-and-trade con D'Angelo Russell, il pacchetto sacrificato per arrivare al mancino ex Rockets è stato salatissimo e comprendeva le prime scelte 2022, 2024 e 2026 oltre a 4 "swaps" (possibilità di cambiare scelta con una squadra se quest'ultima ne avesse una più alta) 2021, 2023, 2025 e 2027. In più, Jarrett Allen e Caris LeVert partiti in direzione Cleveland e Indiana: presente e futuro per vincere nell'immediato e trovarsi poi in questo uragano.
Ecco perché scegliere bene ora le contropartite per Durant è fondamentale: Brooklyn non può avviare alcuna ricostruzione creando una squadra futuribile ma dal presente mediocre perché ogni annata negativa porterà scelte ai Rockets: continuare a competere è il mantra per Marks. Nel frattempo, almeno metà delle franchigie sembra aver già bussato alla porta provando a imbastire una trade, il tutto a pochi minuti dall'apertura ufficiale del mercato. In NBA non ci si annoia davvero mai.