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Russell Westbrook ci ha fatto abituare ai suoi numeri da record

Dopo un inizio di stagione tribolato e un lento e difficile recupero dall’infortunio dello scorso anno, Russell Westbrook è definitivamente rinato. Lo dice la sua esplosività in campo ma soprattutto lo dimostrando i suoi numeri, che tanto per cambiare lo collocano sui libri dei record di questo sport.
A cura di Luca Mazzella
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Mister Tripla-Doppia è tornato. Russell Westbrook è di nuovo sul suo personalissimo trono. Quello che, piaccia o meno, lo rende unico nella storia recente di questo sport. Grazie ai 19 punti, 19 rimbalzi e 10 assist con cui sabato ha abilmente condotto la sua Washington alla vittoria contro Detroit, "The Broodie" è ufficialmente in tripla doppia di media da inizio stagione (21.4 punti, 10.2 assist e 10.0 rimbalzi), uno standard statistico al quale ci siamo praticamente abituati da quando nella lega. È paradossale ma la tripla-doppia, così unica e peculiare nella storia NBA, è diventata ormai una statline che grazie a lui, o per colpa sua verrebbe da dire, siamo quasi riusciti a normalizzare negli ultimi anni, non dando più il giusto peso al dispendio fisico e tecnico che una prestazione del genere richiede anche solo per una partita. Figuriamoci, come nel suo caso, per un’intera stagione. Anzi, per quattro stagioni.

Sono passati praticamente 5 anni da quando Westbrook, nel 2016-17, ha chiuso le 81 partite giocate con una tripla doppia di media (31.6 punti, 10.7 rimbalzi, 10.4 assist) eguagliando l'unico giocatore capace fino a quel momento, e nel lontano 1961-62, di registrare numeri del genere, ovvero "Big O" Oscar Robertson,. Un evento storico e senza precedenti, che ha goduto del giusto risalto e della relativa fama per l’eccezionalità del risultato ma che replicato nei due anni successivi è stato minimizzato, soprattutto da un'opinione pubblica che non ha mai usato mezze misure nel descrivere l’ex UCLA come uno dei più egoisti e avidi giocatori della lega, relegandolo banalmente nell'angolo dei perdenti affezionati ai soli numeri nonostante un MVP messo in bacheca e proprio nell'anno più difficile, quello della partenza di Kevin Durant.

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Una stagione in crescendo

Dopo la trade improvvisa in off-season tra Rockets e Wizards e la cessione nella Capitale accompagnata da tante legittime aspettative smontate infortunio dopo infortunio di tante pedine fondamentali del roster di Washington, una bruttissima partenza e un recupero lento e difficoltoso dal problema fisico che già nella bolla ne aveva condizionato il rendimento (subito dopo essere anche risultato positivo al covid-19), il numero 0, partita dopo partita, è tornato ai suoi clamorosi standard di rendimento. Che però fanno meno scalpore di altri numeri e di altri giocatori NBA e sono ormai dati per scontati pur nella loro unicità. Questa è la vera peculiarità di Russell Westbrook: averci abituato all'impossibile consentendoci persino di non meravigliarci per quei numeri messi in fila, ancora una volta, nell'annata più complessa della sua storia recente.

Con la 15esima tripla doppia dell'anno, quella contro Detroit appunto, alla 37 esima partita giocata con la nuova squadra Westbrook ha già raggiunto il record di franchigia di Darrell Walker (a cui sono servite 251 partite) a quota 15, numero che lo colloca inoltre in un ulteriore ristrettissimo gruppo (che conta, manco a dirlo, Oscar Robertson) con 5 stagioni da almeno 15 triple-doppie in carriera. Il tutto tirando con la miglior percentuale dall’arco degli ultimi 4 anni, la seconda migliore degli ultimi 7, ma non per questo però senza inciampare o cadere in serate di rara difficoltà, come quella contro in cui è sì entrato nella storia, ma dal lato sbagliato con il suo 0/8 dal campo condito da 6 falli nel secondo tempo della partita persa contro i New York Knicks. Partita che ha fatto riemergere prepotentemente i critici che però, in pieno stile Westbrook, sono stati zittiti con puntualità alla prima occasione utile, poche ore dopo.

Ritrovata la forma fisica e lo smalto atletico dei migliori tempi, a Russell resta un'unica strada di redenzione sportiva per smentire davvero tutti: trascinare contro ogni pronostico questa Washington a giocarsi il play-in. Il 10imo posto dei Chicago Bulls, in questo momento, dista appena 3 partite e non è lontano come sembra. Per un giocatore capace di ribaltare così facilmente un grattacielo che resisteva da quasi 50 anni e non una sola volta, ma quattro, non esistono imprese impossibili.

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