Draymond Green aggredisce Poole, spunta il video: feroce rissa tra compagni in allenamento
Draymond Green è nei guai. Il numero 23 dei Golden State Warriors, 4 volte campione NBA con la squadra della Baia e membro fondamentale della dinastia che sotto la guida di Steve Kerr ha scritto pagine importanti dell'ultimo decennio della lega è al centro delle polemiche, incontrollabili, che da qualche minuto si sono accese in seguito alla divulgazione del video relativo alla lite con il compagno di squadra Jordan Poole. In quello che inizialmente sembrava essere un semplice alterco di campo durante un allenamento, da gestire internamente alla franchigia e che gli stessi insider avevano etichettato come "contatto fisico" smentendo però le prime notizie a proposito di una vera e propria aggressione, sono evidentemente volate parole grosse tra il veterano e l'esterno classe 1999, aggredito dal lungo che ha puntato al compagno con un pugno destro che lascia davvero poco spazio all'immaginazione e ai goffi tentativi della dirigenza di minimizzare l'accaduto a mero screzio verbale. D'altronde, quanto pubblicato dal sito TMZ non sembra deporre a favore di Green.
Il nervosismo per il mancato rinnovo alla base della lite?
Per Green, che già ieri sembrava destinato a ricevere una salatissima multa dalla franchigia e una quasi certa sospensione ancora da determinare, la divulgazione del video potrebbe avere conseguenze ancora più gravi se si pensa alla situazione contrattuale del lungo ex Michigan State University. Al numero 23 infatti resta un solo anno di contratto con i Warriors (per il 2023/24 invece ha un'opzione in suo favore da 27.6 milioni di dollari e sarà quindi libero di "testare" il mercato per poi decidere) e considerato il pochissimo margine salariale della franchigia che deve peraltro prendere una decisione proprio su Jordan Poole (qualifying offer da 5 milioni il prossimo anno, in sostanza estensione pluriennale da circa 180 milioni o free agency seppur "ristretta" tra 12 mesi e decisione da prendere entro il 17 ottobre) e su Andrew Wiggins (33 milioni quest'anno, in scadenza il prossimo giugno) in regime di repeater tax, ovvero la più grave delle penalità inflitte alle squadre che operano al di sopra della soglia della luxury oltre un certo numero di anni, l'episodio potrebbe valere addirittura una clamorosa rottura con conseguente trade.
A nulla sono valsi i tentativi dei compagni di gettare acqua sul fuoco sui social, come fatto dal veterano Andre Iguodala, dal momento che i 40 secondi di video che stanno attualmente facendo il giro del mondo inchiodano Green in modo inequivocabile, né le parole del GM Myers che subito aveva dichiarato che non ci sarebbero stati provvedimenti disciplinari nei suoi confronti preferendo risolvere internamente la questione per non dare risalto maggiore alla faccenda.
Il lungo ieri si sarebbe scusato coi compagni, mentre per quanto riguarda Poole tanti dei suoi compagni avrebbero percepito un atteggiamento radicalmente peggiorato dall'inizio del training camp e proprio in assenza del tanto ambito rinnovo, un gesto che il giocatore si aspetta dalla proprietà per riconoscenza e anche per rinnovare la sua centralità nel progetto e la voglia di averlo come pilastro nella Golden State del futuro dopo l'esplosione degli ultimi 12 mesi. Con i Warriors ancora in tempo per formulare l'offerta (che deve arrivare entro l'inizio della stagione regolare), i recenti sviluppi non possono che condizionare e di molto le contrattazioni che a questo punto verranno condotte facendo anche valutando la serenità generale di un gruppo che al di là delle frasi di circostanza non potrà soprassedere sull'ennesima esagerazione di Green, non nuovo a problemi di gestione che negli anni sono però stati egregiamente mascherati e minimizzati in più occasioni da coach Steve Kerr. Che anche stavolta dovrà usare tutta la sua esperienza e la sua diplomazia per tenere in piedi i pezzi di un puzzle sempre più complesso da reggere.
Le parole di Draymond sul contratto
Proprio nel media day il lungo era stato stuzzicato a proposito della mancata proposta di rinnovo, affermando: "A questo punto, mi piaccia o meno, non credo che ci sarà, quindi mi concentro soltanto su quest'anno e sul vincere un altro anello. Penso che un contratto incida su tutti noi in modo diverso. Magari a me pesa diversamente rispetto a Jordan Poole, che non ha mai firmato a cifre del genere. Per alcuni giocatori è una motivazione, altri si innervosiscono e lottano ancora di più negli anni che valgono il rinnovo di contratto. Per me è una motivazione ulteriore, ho sempre scommesso solo su me stesso anche quando nessuno ci credeva". Evidentemente però, essere arrivati in questa fase della stagione nella sua situazione salariale ha invece avuto un peso determinante, che al di là degli scongiuri del caso ha agitato e agiterà fortemente i prossimi 10 giorni di pre-season in casa Warriors. Dove potrebbe succedere davvero di tutto.