Playoff NBA: la notte di Luka Doncic e Trae Young, le superstar di domani
La notte di Playoff NBA regala due sfide, e in particolare due prestazioni, che la dicono lunga sull'attuale rinnovamento generazionale della lega, che per un LeBron salutato al primo turno e uno Steph Curry nemmeno qualificato alla post-season sta vedendo emergere, notte dopo notte, quelli che saranno i sicuri protagonisti del futuro. Ne sanno qualcosa 76ers e Clippers, che ieri si sono trovati di fronte due fenomeni usciti dal draft 2018, terza e quinta scelta assolute, uscendo sconfitti nel primo caso e vincendo dopo una battaglia estenuante nel secondo. Trae Young e Luka Doncic, alla conquista dell'NBA, hanno dato un'ulteriore dimostrazione di grandezza contro due corazzate candidate all'anello.
Philadelphia 76ers – Atlanta Hawks 124-128
La seconda semifinale di Eastern Conference parte col botto. Gli Atlanta Hawks, giovani e inesperti (lacuna prepotentemente emersa nel finale) e sicuramente soddisfatti da una stagione che li ha visti svoltare dopo l'esonero di Lloyd Pierce e l'insediamento di coach Nate McMillan, dimostrano di avere ancora fame e di volersi giocare ogni singola chance concessa da Philadelphia, candidata senza mezzi termini al titolo ma sorpresa dal gioco frizzante e spensierato di Trae Young e compagni, che col brivido portano a casa gara 1. È stata una sfida quasi interamente dominata dagli Hawks, capaci di andare sul +26 nel secondo quarto, gestire fino a metà ultimo quarto e poi incappare in una serie di sanguinose palle perse che hanno rimesso i Sixers in partita. Il primo tempo degli uomini di McMillan ha mostrato sin da subito a Doc Rivers come dovrà sistemare la difesa per le prossime gare: 74 punti, 13 triple, soluzioni personali di un Trae Young semplicemente dominante (12 punti nel primo quarto, 35 punti 10 assist alla fine, quarta partita su quattro in trasferta con almeno 30 punti per iniziare i suoi primi Playoffs, solo Kareem Abdul-Jabbar ne è stato capace da esordiente, quando ancora si chiamava Lew Alcindor) e bel movimento di palla con coinvolgimento di tutto il roster (a fine partita saranno 5 gli uomini in doppia cifra, più il nostro Gallinari a quota 9). Arginare Atlanta passa anzitutto dal mettere pressione su Young e difendere il perimetro concedendo anche qualche penetrazione in più, ma negando le triple.
Nel secondo tempo infatti cambia anzitutto la difesa di Philadelphia sull'asso di Atlanta, che passa da Danny Green a Ben Simmons e infine a Matisse Thybulle, che più di tutti riesce a limitare Young e a guidare dalla difesa la clamorosa rimonta Sixers che in attacco si poggia ovviamente su un Joel Embiid formato MVP: 39 punti, 9 rimbalzi, 4 assist, 12/21 dal campo e 14/15 ai liberi: pensare che nemmeno doveva giocare la partita per problemi al ginocchio destro. Philadelphia, punto dopo punto, ricuce lo svantaggio fino a ritrovarsi a un possesso dal pareggiare: un alley-oop di Young concluso ad altezze proibitive da John Collins mette la parola fine, col brivido, alla disputa. Per Atlanta non poteva iniziare meglio l'avventura in semifinale. Philadelphia raccoglie tutto il buono che una rimonta del genere può offrire e si prepara a una gara 2 da vincere senza mezzi termini.
Los Angeles Clippers – Dallas Mavericks 126-111
Una partita che vale molto più di un semplice passaggio di primo turno. Per i Clippers, capaci di regalare la prima vittoria interna della serie raccogliendo le ottime prestazioni di un supporting cast vero ago della bilancia e fondamentale nel ricacciare indietro una serata leggendaria di Luka Doncic, e proprio per lo sloveno, che pur visibilmente provato col passare dei minuti regala una prestazione da ricordare con 46 punti, 14 assist, 7 rimbalzi e una serie di giocate di classe cristallina.
A mettere la museruola al 77 dei Mavs è Kawhi Leonard, che allo stesso tempo gioca la solita totale partita in attacco mancando la tripla doppia per un solo assist (29-10-9 e 4 recuperi, con 0 palle perse) e può permettersi a differenza dell'avversario più di un giro di riposo per rifiatare e vedere comunque l'attacco dei suoi poggiarsi sulle triple di Marcus Morris (23 punti) e Luke Kennard, decisivo nel finale con 11 punti, senza dimenticare l'apporto di Terance Mann fondamentale con la sua energia in uscita dalla panchina e di un Paul George che prova a ricacciare indietro i demoni che sistematicamente lo vorrebbero in difficoltà in post-season (22 punti e 10 rimbalzi). La prima grande differenza tra le due squadre sta tutta qui, con un contorno produttivo e protagonista attorno a Kawhi e il deserto a circondare Luka Doncic, al quale offre manforte un Dorian Finney-Smith calatosi nelle vesti di secondo violino per l'occasione e, in minima parte e con tutte le ovvie difficoltà del caso in difesa, Boban Marjanovic, ancora una volta promosso in quintetto. Delude, e ormai è una consuetudine, Kristaps Porzingis, che al di là della doppia doppia da 16 punti e 11 rimbalzi gioca una gara molle, senza carattere, costantemente anticipato dagli avversari e da questi superato a rimbalzo, impalpabile in difesa nonostante i 223 centimetri e spesso "nascosto" in attacco come a non volersi prendere responsabilità diverse dal tirare in rimorchio da 8 metri. Dalla panchina i Mavs hanno appena due punti di Brunson e poi il vuoto.
Con queste premesse, giocarsela con una delle favorite alla Western Conference diventa impossibile, eppure il primo tempo e in parte l'ultimo quarto regalano una avvincente sfida in cui a brillare luminosa è la stella di Luka Doncic, che parte in modo epico, regala 24 minuti di inimitabile bellezza chiusi a quota 29 punti ma, sfiancato, inizia a risentire degli sforzi negli ultimi due parziali, in cui l'accoppiamento con Kawhi e tiri sui suoi scarichi non più convertiti (alla fine sarà 5/25 dalla distanza per Dallas) lo costringono agli straordinari senza più un briciolo di energia in corpo. È così che dall'81-76 Mavs la partita si trova in pochi minuti prima sul 98-83 e poi sul 100-85 Clippers. Un parziale guidato come sempre dallo sloveno nell'ultimo quarto fa risalire i texani addirittura al -4, ma dopo la tripla di Doncic quella di Reggie Jackson, che fa il paio con quella di Kennard dall'angolo poco dopo, frena definitivamente ogni speranza di rimonta dei ragazzi di Carlisle.
Luka Doncic si prepara a una off-season che, come fu con Nikola Jokic 2 anni fa, dovrà prepararlo a una maggior presenza fisica sui 48 minuti e su una resistenza che gli consenta di finire più lucido le partite (i numeri e le percentuali dal campo crollano in modo esponenziale e costante da primo a ultimo quarto). I Mavs, dal canto loro, dovranno necessariamente fare riflessioni su questo roster e in particolare sui 30 e più milioni annuali di Porzingis: la stella della squadra necessita di un secondo violino e lui non sta dimostrando di esserlo. In più, servirà aggiungere playmaking al roster, affiancando a Doncic un giocatore capace di farlo rifiatare in qualche possesso. Solo così ai prossimi Playoff l'epilogo potrà essere diverso.