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NBA: tutto pronto per i Play-in, si decidono le ultime 4 partecipanti ai Playoff. Regolamento e squadre coinvolte

Calendario e stato di forma delle 8 compagini in cerca di gloria. I play-in si giocano il 12, il 13 e il 15 aprile. Scontri diretti, con in palio le ultime due posizioni playoff di ogni Conference.
A cura di Luca Mazzella
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Era stato introdotto, viste le circostanze del tutto eccezionali, nella bolla di Orlando del 2020, quando il covid-19 aveva costretto l'NBA alla sospensione e alla mastodontica operazione salva-stagione in quel di DisneyWorld. Da allora, seppur modificato nella forma, il torneo play-in è diventato una consuetudine vista di buon grado da tutte le franchigie della lega, funzionale alla missione di salvaguardare, per quanto possibile, la competitività delle 82 partite in calendario fino all'ultimo respiro grazie all'allargamento del novero delle potenziali partecipanti ai Playoffs ben oltre le prime canoniche 8 classificate.

Tralasciando, come detto, il caso-limite in cui nello stesso pentolone finiranno con il trovarsi team vicini alle prime 4 posizioni e team vicini agli ultimi seed delle due Conference (esempio lampante i Timbwerwolves e i New Orleans Pelicans, rispettivamente 46 e 36 vittorie quest'anno) che necessita di un giro di vite a partire dal prossimo anno con la reintroduzione di un gap minimo di vittorie oltre le quali non si può mettere in discussione la qualificazione diretta (esattamente come fatto nella bolla) l'elemento di novità giunto ormai alla terza edizione ha fatto assaporare e promuovere a pieni voti dal pubblico americano, abituato alle lunghe serie su 7 partite tipiche dei Playoffs, il gusto delle sfide dentro-fuori.

Il regolamento del Play-in

Senza aggiustamenti, senza chance di rivincita: nel giro di 96 ore otto squadre si giocano la stagione. Con qualche differenza, ovvia, tra chi parte dal gradino più alto e chi dal più basso della graduatoria. Le 8 partecipanti che da domani si affronteranno all'ultimo sangue per guadagnarsi la post-season sono i Brooklyn Nets, i Cleveland Cavaliers, gli Atlanta Hawks, gli Charlotte Hornets, i Minnesota Timberwolves, i Los Angeles Clippers, i New Orleans Pelicans e i San Antonio Spurs. Squadre partite con obiettivi e ambizioni diverse, grandi deluse e grandi sorprese, superstar ma anche gruppi senza prime donne in cerca della ciliegina sulla torta.

Prima di presentare le singole sfide, che si giocheranno a partire da domani alle ore 19:00 italiane, un rapido riepilogo del regolamento del mini-torneo: le squadre qualificatesi con il settimo e l'ottavo record e quelle con nono e decimo si affronteranno in due sfide separate. La vincente della gara tra numero 7 e numero 8 accede al tabellone principale e affronta la numero 2 della griglia, mentre la perdente affronta il team vittorioso del match tra nona e ottava. L'obiettivo è quello di dare comunque una doppia-chance a chi arriva al play-in con il miglior record, che vale ovviamente anche il fattore campo.

Il calendario dei Play-in
Il calendario dei Play-in

Brooklyn Nets (7) vs Cleveland Cavaliers (8) – 13 aprile ore 1:00 italiana

Nella notte tra il 12 e il 13 aprile si gioca sfida forse più affascinante del lotto. Da un lato i Nets di Kevin Durant e Kyrie Irving, che in attesa di scoprire la data di esordio del nuovo acquisto Ben Simmons si devono accontentare degli spareggi di fine stagione dopo un'annata partita con i favori assoluti del pronostico. Il terzetto KD-Irving-Harden (poi scambiato) prometteva infatti di portare un anello che infortuni e decisioni personali di alcuni dei giocatori menzionati (su tutte la scelta di Kyrie di non vaccinarsi saltando quindi gran parte delle gare casalinghe della squadra oltre quelle in alcuni Stati extra New-York) hanno rapidamente allontanato. Se oggi Brooklyn vuole arrivare in fondo, le toccherà prima di tutto superare la resistenza dei Cleveland Cavs, una delle rivelazioni dell'anno.

Giunti alla prima qualificazione dell'era post-LeBron James, la squadra di J.B. Bickerstaff ha gettato le basi di un futuro certamente luminoso che partirà dal terzetto composto da Darius Garland (21.7 punti e candidato Most Improved Player dell'anno), Jarrett Allen e il rookie Evan Mobley, futuro uomo-franchigia in Ohio. A lungo vicini alle primissime posizioni, il team dell'Ohio ha avuto una lenta ma inesorabile discesa coincisa proprio con gli infortuni delle sue Twin-Towers. Non sarà facile, soprattutto in trasferta, spuntarla contro le due superstar dei Nets, ma di positivo c'è che in ogni caso Garland e compagni avranno una seconda possibilità per mettere il mattoncino finale a un 2021/22 comunque da incorniciare.

Atlanta Hawks (9) vs Charlotte Hornets (10) – 14 aprile ore 1.00 italiana

La sfida da cui uscirà la rivale della perdente tra Nets e Cavs vedrà di fronte nella notte tra 13 d 14 aprile l'ultima finalista della Eastern Conference, gli Hawks della superstar Trae Young e del nostro redivivo Danilo Gallinari, e uno dei team più divertenti ed esuberanti della lega, gli Hornets di LaMelo Ball e del co-proprietario Michael Jordan, che dopo anni di delusioni può finalmente godersi la buona riuscita della sua creatura a lungo Cenerentola della lega. Due squadre votate all'attacco e carenti in difesa, con il chiaro obiettivo di vincere le partite segnando un punto in più degli avversari.

Tra la delusione di Atlanta per non aver confermato quanto di buono mostrato un anno fa, almeno per ora, e la totale assenza di pressione di una Charlotte appena agli inizi di un percorso che promette di regalare gioie e divertimento ai propri tifosi, sarà certamente una gara ad altissimi ritmi e nella quale è lecito attendersi prestazioni di livello dei citati Young e Ball, due point-guard in momenti diversi delle rispettive carriere ma destinati a far parlare delle loro gesta a lungo. Chi perde va a casa – gli Hornets arrivano proprio dall'eliminazione al primo tentativo contro gli Indiana Pacers di un anno fa – chi vince attende la sconfitta di Nets-Cavs.

Minnesota Timberwolves (7) vs Los Angeles Clippers (8) – 13 aprile ore 3.30 italiane

La più "ingiusta" tra le partecipanti, i T'Wolves di Karl Anthony Towns a lungo vicini a strappare la qualificazione diretta spettante alle prime 6 classificate, contro una delle sorprese dell'anno, i Los Angeles Clippers di Tyronn Lue e – finalmente – di Paul George, si gioca tra 12 e 13 aprile. Il rientro della superstar dal lungo infortunio (50 partite saltate) offre al coach ex Cavs la tanto attesa stella a cui affidare i possessi più caldi delle partite, in attesa di riabbracciare quel Kawhi Leonard il cui rientro a questo punto è posticipato alla prossima stagione. Nel frattempo, però, a Los Angeles si è allestito un gruppo assolutamente all'altezza della situazione, con diversi role players che hanno indossato per un anno intero le vesti delle stelle e tanti gregari saliti in grado consacrandosi invece come affidabilissimi uomini di rotazione.

Ne è scaturito un roster profondo che "PG" eleva a mina vagante del torneo e in prospettiva dei Playoffs interi. Dal ritorno in campo di George, nelle ultime 6, la squadra ha vinto 5 partite con i migliori numeri offensivi della lega. Di fronte, una Minnesota che raccoglie finalmente i frutti dello sviluppo del suo young-core impreziosito non solo dai numeri roboanti dei suoi uomini copertina, Towns e Anthony Edwards, ma più in generale da un gruppo che ha aggiunto versatilità sulle due metà campo, esperienza (cruciale l'acquisizione di Pat Beverley) e fisicità per dare una svolta al progetto. Salvo terremoti, la sfida potenzialmente più equilibrata delle quattro.

New Orleans Pelicans (9) vs San Antonio Spurs (10) – 14 aprile ore 3.30 italiane

L'ultima delle 4 sfide in ordine di tempo è anche quella tra le due squadre forse meno attrezzate di tutte in ottica post-season, i Pelicans e gli Spurs, e andrà in scena nella notte tra 13 e 14 aprile. I primi, orfani da inizio anno della superstar Zion Williamson e a lungo anche di Brandon Ingram, secondo miglior giocatore del roster, sono riusciti in maniera quasi eroica a risalire dopo un inizio horror di stagione fino al nono posto, approfittando del crollo verticale dei Lakers e trovando nell'acquisto di febbraio, CJ McCollum, la guardia in grado di creare punti dal palleggio garantendo produttività a un attacco apparso troppe volte statico nei primi mesi. Attorno all'ex Blazers e recuperata l'ala scelta dai Lakers al draft 2016, coach Willie Green può disporre di un gruppo giovane e con tanti interessanti individualità, dal rookie Herb Jones – difensore d'élite – all'undrafted Jose Alvarado diventando subito idoli dei tifosi e anima dello spogliatoio, fino al 21enne Jaxson Hayes in rampa di lancio grazie anche alla chioccia Jonas Valanciunas, firma fin troppo sottovalutata della scorsa estate.

Sulla strada dei giovani Pelicans, gli imprevedibili San Antonio Spurs di Gregg Popovich. Oltre a DeJounte Murray e a Keldon Johnson, stelline di un team che senza passare per annate di imbarazzanti sconfitte si è costruito in casa un roster giovane e interessante, il valore aggiunto della squadra è proprio in panchina e sarà la motivazione fondamentale per affrontare 48 minuti sulla carta molto difficili: potrebbero essere infatti gli ultimi da coach NBA dell'ex agente CIA. Che arrivato a questo punto, vorrà giocarsi le sue chance fino alla fine.

Le vincenti delle prime due sfide accederanno quindi al tabellone principale, dove ad attenderle ci sono Boston Celtics e Memphis Grizzlies. Chi uscirà invece sconfitta dalla prima partita attenderà 24 ore prima di conoscere il suo avversario. Si decide tutto in una gara, col brivido vero di toppare 48 minuti e compromettere un'annata o trasformare una stagione da incubo in un sogno con la partita perfetta. È il bello – ma anche il brutto – del torneo play-in. Dentro o fuori, prendere o lasciare.

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