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Nba 2011/2012, lockout: le trattative riprendono

Ripartono le trattative tra la Lega e l’Associazione Giocatori, nel tentativo di scongiurare la cancellazione della stagione Nba. C’è ottimismo, ma la distanza da colmare è ancora molta.
A cura di Vincenzo Di Guida
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David Stern

Una piccola luce alla fine del tunnel. L’annosa questione del “lockout” (serrata), tra Proprietari e Giocatori Nba, ha fatto segnare qualche piccolo passo avanti. Calma, siamo ancora molto lontani dalla soluzione, ma dopo un incontro durato oltre 5 ore, nella giornata di ieri, qualche spiraglio positivo si intravede. Insomma, le parti hanno ricominciato a parlarsi, consapevoli che è nell’interesse di tutti far ripartire il circus sportivo, mediatico e soprattutto economico, che ruota intorno all’Nba. Gli incontri proseguiranno la settimana prossima a New York, come ha dichiarato il Commisioner della Lega David Stern: “Continuremo ad incontrarci. E’ importante aver ripreso il dialogo tra le parti”. L’altra parte in causa è l’Associazione Giocatori guidata dal playmaker dei Los Angeles Lakers Derek Fisher, che ha replicato: “ Il tempo c’è ancora, ma non è molto. Vogliamo lavorare per trovare una soluzione”. Le parti non si incontrano dal 9 agosto

CHE COS'E' IL LOCKOUT? – Il lockout è in vigore dal 1 luglio. Stop alle trattative, ai contratti, al merchandising, alle Summer League. I giocatori non ricevono gli stipendi e non possono avere nessun tipo di rapporto con i loro club. Una serrata nel vero senso della parola, e non uno sciopero (perché a porlo in essere sono i Proprietari e non i Giocatori), come è stato erroneamente definito da chi poco conosce la realtà americana. Il mancato accorto sul rinnovo del CBA (Collective Bargaining Agreement), il Contratto Collettivo, ha avuto una serie di cause scatenanti.  In primis, il vecchio accordo prevedeva che ai Giocatori andassero in termini di salari, il 57% dei ricavi della Lega. Troppo per i Proprietari che vogliono la spartizione equa dei ricavi (50 e 50), mentre i Giocatori hanno posto come tetto massimo al di sotto del quale non sono disposti a scendere il 54.3%. L’altro motivo del contendere riguarda il “Salary Cap”. Il tetto salariale è una cifra massima (sui 58 milioni di dollari), che ogni squadra ha a disposizione per pagare gli ingaggi dei propri giocatori.  I Proprietari vogliono abbassare questo tetto, rendendolo rigido e non morbido. Tale abbassamento va ad incidere sui contratti dei giocatori, con una perdita dei loro guadagni che potrebbe arrivare anche al 30%.

STAGIONE DA RECORD– La distanza da colmare è ancora tanta. L’Nba è reduce da una stagione straordinaria sotto tutti gli aspetti: ascolti televisivi, vendita biglietti, merchandising. L’Nba è il “global game” per eccellenza. E’ un prodotto esportato e venduto in tutto il Mondo, con un ritorno che si aggira intorno ai 4.5 miliardi di dollari. Un tale successo non si verificava dal 1998, l’ultimo anno di Michael Jordan ai Chicago Bulls. Proprio il 1998 ha determinato questa situazione. Nell’estate di quell’anno scadeva il vecchio accordo collettivo, e la Lega in mancanza di un nuovo accordo dichiarò il lockout. La firma arrivò a novembre e il campionato (ridotto a 50 partite invece delle classiche 82) ripartì a gennaio. In quegli anni sull’onda della fenomeno MJ, i giocatori avevano un potere contrattuale enorme, e lo esercitarono sui Proprietari, firmando il nuovo CBA (riconfermato nel 2001), e dettando di fatto le condizioni alle franchigie. Adesso la frittata si è rigirata, e se i giocatori non ammorbidiscono la propria posizione non si parte.

LA VIA EUROPEA– Intanto diversi giocatori hanno firmato con squadre europee in attesa della fine del lockout. Il più famoso è sicuramente la stella dei New Jersey Nets Deron Williams. L’ex playmaker degli Utah Jazz ha un accordo con i turchi del Besiktas sino a quando non terminerà la serrata. Lo stesso Besiktas che ci aveva provato senza successo con Kobe Bryant. Altri nomi di peso hanno deciso di iniziare la stagione da un’altra parte, come Leandro Barbosa (Flamengo, Brasile), Wilson Chandler (Cina),e Ty Lawson (Zalgiris, Lituania). Altri ancora, come Nenad Krstic (ex Boston Celtics, ora al Cska Mosca) hanno scelto di firmare con squadre del Vecchio Continente, senza avere la cosidetta “Nba Escape”, la possibilità di tornare in Nba alla fine del lockout. Il più famoso è sicuramente l’ex Lakers e Nets Sasha Vujacic (una stagione all’Efes Pilsen, Turchia), noto alle cronache per essere il fidanzato della tennista russa Maria Sharapova.

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