NBA, 10 cose da sapere sulla nuova stagione 2020-2021
Dopo la bolla a Disneyworld, riparte il grande show della NBA. Si ricomincia all'una di stanotte (ora italiana): prima sfida Brooklyn Nets-Golden State Warriors, che segna l'atteso ritorno in campo di Kevin Durant. L'onda lunga della pandemia comporta un calendario compresso e ridotto a una stagione regolare da 72 partite. Confermati i "play-in", gli spareggi per gli ultimi posti ai playoff. I Los Angeles Lakers, campioni nella bolla di Orlando, restano i primi favoriti per l'anello anche nel 2021.
1 – Il ritorno di Durant
Kevin Durant torna dopo un anno e mezzo. E accende il grande dualismo in casa Brooklyn Nets. La convivenza con Kyrie Irving che in pre-season ha iniziato a bruciare spezie e spandere il fumo lungo il perimetro seguendo un antico rituale dei nativi americani, può diventare il vero motore della squadra. Hanno lavorato molto insieme in pre-season, Irving ha giocato appena venti partite l'anno scorso per un infortunio alla spalla. Alla vigilia di questa stagione l'ottimismo non manca. Steve Nash ha in mano una squadra di talento con un potenziale non indifferente di punti dalla panchina, e ha voluto fidato con Mike D'Antoni e Stoudemire. Ma i Nets sono un cantiere, e può succedere di tutto.
2 – Come sta Golden State
Dopo una stagiona da ultima della Lega, i Golden State Warriors tornano per farsi notare. Probabilmente non domineranno la NBA come qualche anno fa. La condizione di Steph Curry indice all'ottimismo, controbilanciata però dal grave infortunio di Klay Thompson (rottura del tendine d'Achille, addio stagione). Coach Steve Kerr punta sulla versatilità in difesa e sulla velocità di Curry in contropiede, e ha accolto con entusiasmo Oubre Jr, prezioso come stopper. Però, la sua maturità è tutta da valutare e le opzioni in panchina sono tra le peggiori a Ovest: la speranza dei tifosi italiani è di vedere Nico Mannion positivamente coinvolto nelle 50 partite che potrà giocare come stabilisce il suo contratto. Ma non è affatto scontata la qualificazione ai playoff: dipenderà tutto da Curry.
3 – Dove andrà James Harden
Il "Barba" è ad oggi il bello di Torriglia della NBA, tutti lo vogliono e nessuno lo piglia. Insieme a Durant, James Harden è il miglior realizzatore dell'ultima decade ma non vuole più rimanere a Houston. Miami si è tirata fuori da ogni possibile ipotesi di trade, facendo sapere di non essere andata oltre la semplice richiesta di informazioni. Tra le destinazioni gradite proprio Brooklyn, che potrebbe garantire nella trade anche prime scelte nei Draft dei prossimi anni, e Philadelphia, che può mettere sul piatto Ben Simmons, l'unico giocatore NBA nella lista delle 30 eccellenze americane sotto i 30 anni scelte per il 2021 dalla rivista Forbes. La disponibilità dell'australiano a giocare anche in un ruolo non suo, da centro, in uno spezzone dell'amichevole contro Indiana Pacers, è stato interpretato come un positivo segnale di coinvolgimento nel progetto. Anche se, visto l'esito, difficilmente lo rivedremo ancora in quella posizione: parola di coach Doc Rivers.
4 – Antetokounmpo ha detto sì
"Mamma, ti piacerebbe lasciare la città?". "No, sto bene qui". Questa risposta è tutto quello che Giannis Antetokounmpo, MVP della NBA nelle ultime due stagioni, avrebbe voluto sentire per essere sicuro di fare la scelta giusta. E la scelta giusta è restare a Milwaukee, che peraltro gli ha fatto firmare una monumentale estensione di contratto: 228 milioni di dollari per cinque anni dal 2021, il più grande nella storia della lega, con opzione a suo favore per andarsene alla fine del quarto.
Il greco ha completato una stagione da record nel 2020, è il primo dai tempi di Wilt Chamberlain a registrare una media di almeno 29 punti, 13 rimbalzi e 5 assist. Eppure, il suo talento non è bastato a portare i Bucks alle Finals. L'ultima l'hanno giocata nel 1974, in campo c'era Kareem Adul-Jabbar che per parlare di Antetokounmpo ha scomodato Paul Simon: "Ogni generazione manda un suo eroe in testa alle classifiche". Giannis è l'eroe della sua generazione, ha firmato la miglior stagione di sempre in termini di Player Efficiency Rating (risultato di un procedimento matematico che analizza le statistiche di rendimento per valutare l'impatto di un giocatore in campo) e ha acceso la scintilla della protesta in NBA a sostegno dei neri vittime della brutalità della polizia. Time l'ha scelto fra le 100 persone più influenti del 2020. Ma lui alla vita chiede solo due cose: dei figli e l'anello di campione NBA.
5 – Le due facce di Los Angeles
La seconda partita della stagione 2020-21, inizio alle 4 di mercoledì notte ora italiana, è già una sfida ad alta tensione: il derby di Los Angeles. I Lakers, campioni NBA in carica, non hanno rinnovato Rajon Rondo, fondamentale per l'anello nell'ultima stagione, ma hanno rinforzato il reparto lunghi con Marc Gasol, 35 anni, fratello di quel Pau che ai Lakers vinse due titoli con Kobe Bryant. LeBron James ha fatto capire che il livello desiderato è ancora lontano, ma in pre-season hanno vinto sempre, è rimasto Anthony Davis che già incanta, si sono aggiunti l'ex Clippers Montrezl Harrell e Dennis Schröder, primo e secondo nella classifica per il premio di sesto uomo dell'anno nel 2020. I favoriti numero 1, e per distacco, restano loro.
I Clippers vengono da una stagione fallimentare e da una pre-season non certo migliore, tre sconfitte in tre partite. Coach Lue non ha in mano una squadra, ma un cantiere in costruzione. In una stagione compressa, il tempo però è un lusso che non si può permettere. Anche perché vincere appare l'unico modo per convincere lo scontento Kawhi Leonard, a fine anno in scadenza di contratto, a rinnovare.
6 – Gli italiani dell'NBA
Danilo Gallinari ha accettato il ricco contratto degli Atlanta Hawks. Qui troverà Trae Young, uno dei migliori tiratori della lega, e un giovane di ottime prospettive come Collins. Nel roster anche Rondo e Clint Capela. Essere protagonisti a Est nella corsa ai playoff è missione difficile ma non impossibile. Con Gallinari e l'arrivo di Mannion, sono dunque tre gli italiani in NBA quest'anno. E' rimasto infatti ai New Orleans Pelicans Nicolò Melli, alla sua seconda stagione ai New Orleans Pelicans, squadra con un nucleo giovane tra i più interessanti della lega e il gioiello Zion, top scorer della preseason a 28.5 punti di media.
7 – Il terzo anno di Doncic
A 21 anni, al terzo in NBA, Luka Doncic si è preso il centro della scena a Dallas. Il proprietario dei Mavericks lo ha accostato per carisma a Magic Johnson. Lo sloveno non nasconde le ambizioni di conquista del titolo. In pre-season ha lavorato tanto sul tiro. Per vincere, però, non basta. E coach Carlisle lo sa. "I Lakers hanno vinto il titolo grazie alla difesa" ha detto. E' qui che vuole imporre il decisivo cambiamento di mentalità della squadra: basterà l'arrivo di Josh Richardson?
8 – Toronto Raptors… terza franchigia della Florida
I Toronto Raptors traslocano dal Canada. Lo scenario sanitario non consente i continui spostamenti da e verso gli Stati Uniti. Le affascinanti ipotesi Louisville e Seattle non si sono concretizzate. I Raptors giocheranno alla Amalie Arena di Tampa, diventando di fatto la terza franchigia in Florida dopo Miami e Orlando. Prevista una capienza massima di 3800 spettatori.
9 – Si lavora al ritorno dei tifosi
Nell'ultima stagione, la NBA ha vissuto ancor più del solito di contenuti social prodotti anche direttamente dalle grandi star. Ma ora lavora per riaprire le arene al pubblico. Al momento 22 franchigie non prevedono pubblico sugli spalti. Gli Houston Rockets, all'estremo opposto, hanno messo in vendita i biglietti per le prime sei partite in casa, non c'è ancora un piano ufficiale ma in città non si possono organizzare eventi sportivi con una capienza al 25% dell'impianto: dunque, vorrebbe dire circa 4500 tifosi al Toyota Center.
10 – I 25 anni di Gregg Popovich
I San Antonio Spurs, che hanno annunciato l'intenzione di riaprire parzialmente l'AT&T Center al pubblico dallo scontro con i Lakers del primo gennaio 2021, festeggiano i 25 anni in panchina di Gregg Popovich, che ha debuttato sulla panchina degli Spurs il 10 dicembre 1996. Si tratta di un record NBA. Nello stesso periodo i New York Knicks hanno cambiato 14 head coach.In carriera ha vinto cinque titoli e 170 match nei playoff. E' a quota 1277 vittorie in regular season. Quest'anno potrebbe diventare il terzo nella storia del gioco a raggiungere le 1300 da allenatore dopo Lenny Wilkens e Don Nelson.