Lutto nel mondo del basket, Brandon Hunter è morto a 42 anni: ex stella NBA giocò anche in Italia
Il mondo del basket piange per la morte di Brandon Hunter. L'ex giocatore, 42 anni, ha militato nella NBA per due stagioni con i Boston Celtics e gli Orlando Magic. Ad annunciarne il decesso pubblicamente è stata la Ohio University per cui Hunter ha giocato dal 1999 al 2003 prima della chiamata in NBA. "Siamo addolorati per la perdita della leggenda del basket dell'Ohio Brandon Hunter. I nostri pensieri sono rivolti alla famiglia di Brandon in questo momento" si legge nel tweet pubblicato nella notte.
Hunter era stato leader di rimbalzi nella NCAA nel 2003, proprio nel corso delle prime due stagioni da professionista gioca tra Boston Celtics e Orlando Magic. Poi è arrivato il trasferimento in Europa. In Italia ha militato tra il 2006 e il 2009 vestendo le maglie di Napoli, Livorno, Biella e Montegranaro, registrando un totale di 103 gare disputate in Serie A. Ancora ignote le cause della sua morte. Diverse le ipotesi anche se quella di un malore improvviso sembra essere quella più attendibile in questo momento.
L’ex compagno NBA T.J Ford è stato uno dei primi a commentare la notizia della morte di Hunter: “Ci ho parlato la settimana scorsa. Incredibile, perdo un grande amico”. Hunter, dopo aver vestito la maglia dei Boston Celtics, iniziò la sua carriera di giramondo, ma è in Europa e in Italia, Livorno, Biella e Sutor, che ha raggiunto i suoi picchi. Nel frattempo sono tanti i messaggi di cordoglio alla famiglia e quelli che alcuni suoi amici ed ex compagni hanno affidato ai social per ricordarlo. Anche i Magic infatti hanno reso omaggio a Hunter.
"Siamo terribilmente rattristati nell'apprendere della perdita del nostro ex compagno di squadra, Brandon Hunter", ha annunciato il team profondamente colpito da questa tragica notizia. Al termine della sua carriera da giocatore, Hunter aveva intrapreso un nuovo percorso lavorativo. Prima da allenatore e poi sempre nel mondo del basket ma con altre mansioni. Oggi il basket lo ricorda come una persona seria, un professionista e un giocatore di grande spessore che inevitabilmente ha fatto la storia dell'NBA e in generale di questo sport.
