L’ultima partita di Udonis Haslem in NBA: due minuti, litiga e viene espulso
18 stagioni con la canotta dei Miami Heat, 3 anelli (2006, 2012 e 2013) con la franchigia della Florida, una vita dedicata ad un'unica squadra NBA e una carriera ufficialmente arrivata al traguardo dopo un lento e costante ritiro "di fatto" (nelle ultime 5 stagioni ha giocato in totale 45 partite di Regular Season su 389 gare totali disponibili, poco più dell'11.%, mettendo in tasca 14 milioni di dollari di contratti complessivo), e un finale – a suo modo – memorabile. Udonis Haslem, nella notte, dopo 69 partite viste dalla panchina ha avuto la possibilità contro i Philadelphia 76ers di congedarsi dall'NBA e dalla squadra di cui è di fatto uno dei simboli e senatori, amatissimo da compagni, dirigenti e tifosi. Il suo ingresso in campo sul finire del primo quarto, come prevedibile, è stato salutato da una standing-ovation della Heat Nation presente all'AmericanAirlines Center.
59.3 secondi da giocare nel primo quarto al momento della sostituzione con Dewyane Dedmon, sufficienti per chiudere il parziale con i suoi primi 2 punti dell'anno con un appoggio sotto canestro su assist di Iguodala dopo uno sprint a tutto campo. Nel secondo quarto, dopo meno di un minuto, sono arrivati altri 2 punti con uno dei suoi classici "jumper" dalla media, valsi oltre 6.000 punti in carriera (nelle prime 7 stagioni con gli Heat, Haslem ha mantenuto stabilmente la doppia cifra di media in 500 partite), prima del blackout. Su un tiro segnato da Furkan Korkmaz il numero 40 si è scontrato a rimbalzo con Dwight Howard, prima allacciandosi e poi venendo scaraventato a terra dal lungo ex Lakers. Haslem ha incassato il colpo, la partita è proseguita con una tripla di Tyler Herro e nell'azione immediatamente successiva, a gioco fermo, i due sono arrivati muso contro muso e dopo uno scambio di parole poco lusinghiere Udonis ha provato a colpire Howard, venendo sanzionato con un primo fallo tecnico dall'arbitro Sean Corbin e un secondo fischiato da Tony Brothers. Due "T" quindi espulsione. La più veloce degli ultimi 10 anni NBA, arrivata dopo appena 2.40 minuti di gioco.
A fine partita sono arrivate le parole di Jimmy Butler, che sorridendo ha detto la sua sul veterano: "Non doveva entrare, lui pensa solo a picchiare", seguito da Bam Adebayo: "Questo figlio di p***** è letteralmente pazzo". Ancora più belle le parole di Erik Spolestra, che ha definito i 3 minuti di Haslem "Il più bel momento di questa stagione, lo amo".
Udonis, invece, ha ironicamente commentato coi media la sua espulsione (indossando un cappellino con la scritta "Zero Friends") dicendo che "Dwight Howard non era d'accordo su una cosa. Io nemmeno lo ero. Quindi qualcuno era di troppo nel non essere d'accordo tra i due. E se questa era davvero la mia ultima partita, l'ho fatta finire nell'unico modo in cui uno come me potesse chiuderla: con un'espulsione. Sono fatto così e non devo certo cambiare oggi".
Dopo quasi vent'anni al servizio di Miami, Haslem si è congedato nel modo migliore possibile, in un mix di tutto quello che ha contraddistinto la sua avventura con la franchigia della città in cui è nato. Un mix fatto di tiri dalla media, rimbalzi, blocchi, tagliafuori, sfondamenti subiti, aggressività e rissa finale per non chiudere indietreggiando davanti a una provocazione fisica. Tutto questo fa sorridere, ma la leaderhsip riconosciuta al giocatore in spogliatoio è valsa soldi, rinnovi e un posto di rilievo nei rapporti tra squadra e coaching staff. Se davvero fosse questa la conclusione, non meravigliamoci di vedere nei prossimi mesi Haslem come assistente di Spoelstra o braccio destro di Pat Riley. A Miami la "culture" sta tutta qui: una famiglia vera e propria fatta di bandiere e giocatori devoti alla causa. Udonis Haslem, con il gran finale, ha dimostrato di essere uno di questi.