L’incorreggibile Green fa piangere Steph Curry per la frustrazione: “Gliel’ho detto tante volte”
Draymond Green ci è cascato ancora una volta: ha perso il controllo, cedendo alla rabbia che gli esplode dentro e lo mette di nuovo nei guai. Tre minuti e 36 secondi, tanto è durata la sua partita contro Orlando Magic. Sono bastati per protestare, sbraitare e mandare a quel paese l'arbitro fino a quando non è stato allontanato dal campo lasciando i Golden State Warriors a sbrigarsela da soli in un momento delicato della stagione di NBA.
La franchigia di San Francisco ha vinto ma il successo è macchiato dall'amarezza per le reazioni del giocatore che ha tanto talento quanta sregolatezza: con lui in campo non sai mai cosa può succedere e, soprattutto, se riuscirà o meno a chiudere un match senza incorrere in provvedimenti disciplinari anche molto gravi.
Nemmeno l'intervento di Steph Curry è riuscito a placarne l'animo accalorato (anche troppo) con il quale s'è scagliato contro uno degli ufficiali di gara per un fallo fischiato al compagno di squadra, Andre Wiggins, su Paolo Banchero.
Green è uscito imprecando, un'immagine divenuta una abitudine malsana. A metà novembre scorso era stato squalificato per 5 partite per aver quasi strangolato il francese Rudy Gobert, un mese dopo venne addirittura sospeso a tempo indeterminato per un pugno rifilato a Jusuf Nurkic.
Sono solo alcuni degli episodi di una carriera turbolenta e furibonda del cestista due volte campione del mondo con il Team Usa (2016, 2021): basta andare un po' a ritroso nel tempo, nemmeno tanto, per rivederlo fuori dagli ultimi playoff per aver utilizzato un avversario a mo' di zerbino (lo ha calpestato), colpito un compagno di squadra in allenamento nella scorsa stagione e per ‘vivace scambio di opinioni' su LeBron James.
Martedì notte Green se l'era già cavata per un intervento su Patty Mills (lo aveva cinturato al collo) di Miami: fu punito con un fallo tecnico e non un flagrant (eccessivamente violento e non necessario) per il quale avrebbe rischiato anche l'espulsione. Ma contro Orlando gli è andata male: gli sono saltati i nervi per quella decisione che riteneva ingiusta e ha beccato due richiami in pochissimo tempo.
Curry era lì, vicino a lui. Ha provato anche a mediare: gli ha consigliato di smettere di urlare e di lasciar perdere, ha cercato di portarlo via da quel faccia a faccia. Tutto inutile… aveva già capito come sarebbe andata a finire. Green era partito e non c'era modo di fermarlo. E quando è uscito dal campo per il provvedimento disciplinare Curry s'è sentito frustrato, versando lacrime di rabbia.
"Abbiamo bisogno di lui. Lui lo sa – ha ammesso nel dopo gara -. Gliene ho parlato tante volte e continuerò a parlargli da compagno di squadra e da amico. Dobbiamo fare tutto il possibile per tenerlo in campo… soprattutto in questo periodo dell'anno".