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L’evoluzione di Lonzo Ball: oggi l’ex Lakers è uno specialista dall’arco

Da brutto anatroccolo nelle prime 3 stagioni, oggi Lonzo è diventato un bellissimo cigno. Tiri dal campo, tiri da tre e tiri liberi viaggiano alle migliori percentuali in carriera e le difficoltà degli anni dei Los Angeles Lakers sembrano solo un brutto ricordo. Su di lui, in estate, è pronta a scatenarsi un’asta tra i team più ambiziosi della lega.
A cura di Luca Mazzella
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33 punti (career high pareggiato), 6 rimbalzi, 4 assist, tiro del vantaggio (102-100) a 25 secondi dal termine dopo un bel movimento ad eludere la difesa con palleggio dietro la schiena e step-back, 4/4 in lunetta per chiudere la partita nel finale, e soprattutto 7 triple a segno. Nella gara di stanotte vinta dai Pelicans contro Golden State ancora una volta, come spesso avvenuto in stagione, è stato Lonzo Ball a prendersi la copertina per NOLA. La prestazione contro Steph Curry e compagni non è la prima di alto livello del playmaker ex UCLA, ma nasconde tanto lavoro e una voglia morbosa di migliorarsi nel fondamentale che più di ogni altro lo ha esposto a critiche sin dal suo esordio tra i pro americani. Appena 3 notti fa, Lonzo aveva dato spettacolo anche contro i Minnesota Timberwolves, segnando 33 punti con 11 rimbalzi, 8 assist e 8 triple.

Chi ha visto gli inizi del più grande dei fratelli Ball, infatti, rimarrà certamente sbalordito nel constatare quanto il ragazzo sia riuscito a evolvere la sua pallacanestro e in particolare il suo tiro fino a diventare a tutti gli effetti un giocatore affidabile dalla distanza, dimensione ben lontana dalla prima versione insicura e decisamente in difficoltà vista ai Los Angeles Lakers.

Proprio i californiani, ben più perplessi che folgorati dalle sue prime due stagioni, avevano deciso di sacrificarlo nel pacchetto per arrivare ad Anthony Davis e comporre quindi con LeBron James la coppia che ha portato l'anello NBA, ma quel Lonzo tentennante e sistematicamente sfidato al tiro dagli avversari è diventato oggi una macchina da canestri. Lo testimoniano non solo e non tanto le 7 triple contro i Warriors, ma più in generale l'andamento da inizio stagione in cui viaggia ai massimi in carriera per punti (14.6), triple tentate (8.3 contro le 6.3 dell'anno scorso) con una percentuale mai avuta nei 4 anni in NBA (37.8%), percentuale ai liberi (80% contro il 57% dello scorso anno) e percentuale dal campo (41.6%).

Un perfetto two-way player

Il lavoro fatto a New Orleans con uno staff tecnico (in particolare con l'assistente Fred Vinson) da subito focalizzato sulla sua lacuna più grande oggi sta dando grandi frutti: il jumper di Lonzo è totalmente diverso dalla meccanica disfunzionale dei suoi inizi e, oltre alle percentuali già menzionate, è in tutti i tipi di conclusione che il prodotto di UCLA ha definitivamente cambiato marcia soprattutto da fine gennaio in poi: triple in catch and shoot (letteralmente ricezione e tiro), triple contestate, triple wide-open (senza difensore in opposizione), triple in uscita dal pick and roll, tutti tiri la cui efficienza è salita di molto rispetto al biennio los-angelino. Dopo aver chiuso a più di 10 punti appena la metà delle gare giocate nei primi 3 anni Lonzo ha messo a segno 2 partite da 30 o più punti nell'ultima settimana dimostrando di non essere più un giocatore da battezzare per le difese avversarie.

In questo momento, solo 17 giocatori hanno segnato più triple di Lonzo in stagione: dopo di lui Paul George, CJ McCollum, Bojan Bogdanovic, Khris Middelton, Trae Young. Ancora meglio nelle triple segnate a partita (3.2), dove appena in 10 fanno meglio del numero 2 di New Orleans, un dato impensabile appena tre stagioni fa. Il tutto considerando anche la sua dimensione difensiva: Lonzo è sempre stato considerato uno dei migliori specialisti nella propria metà campo di tutta la lega, e essendosi reinventato a tutti gli effetti anche scorer di livello si può dire di avere davanti un two-way player come poche squadre possono permettersi.

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Quale futuro?

Tra poco più di un mese Lonzo sarà restricted-free agent (NOLA potrà quindi pareggiare ogni offerta formulata da altre squadre mantenendo la priorità sul giocatore) e non aver esteso il contratto a dicembre è bastato per scatenare attorno al suo nome una potenziale asta che vedrebbe addirittura gli stessi Lakers candidati a riportare a casa il rookie scelto appena 4 anni prima. Diversi analisti prevedono per lui un accordo dai 20 milioni a stagione a salire, o almeno questa è la cifra che il giocatore sembra orientato a chiedere alle tante pretendenti, non solo New York Knicks e Chicago Bulls che già hanno tentato il colpo un mese fa a ridosso del gong per gli scambi, ma più in generale ogni roster ambizioso. Come sarebbero, in realtà, proprio i Pelicans di Zion Williamson e Brandon Ingram, che con lui formerebbero un terzetto dal presente radioso e dal futuro assicurato. Le mosse recenti della franchigia, tuttavia, con le acquisizioni di Eric Bledsoe e Steven Adams, non rendono così semplice la contrattazione con Ball e dopo la mancata cessione a ridosso della trade deadline sarà ancora più complesso pareggiare quanto le altre squadre saranno in grado di mettere sul tavolo.

Ovunque finirà una cosa è certa: dopo le tante aspettative non mantenute nei primi anni, oggi Lonzo è definitivamente pronto a spiccare il volo.

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