Le migliori 5 squadre della free-agency NBA
Sono passate appena 3 settimane dall'inizio della free-agency NBA (2 agosto), la data oltrepassata la quale come succede puntualmente ogni anno inizia la rivoluzione di mezza lega, con mosse evidentemente già studiate a tavolino prima (benché la pratica di raggiungere i free agents prima dell'effettivo inizio del mercato, il cd. tampering, sia assolutamente illecita e severamente punita) che ridisegnano gli equilibri tra le 30 franchigie di Eastern e Western Conference. Nonostante le tantissime mosse potenzialmente ancora attuabili (alcune delle quali con conseguenze devastanti, vedi possibili cessioni di Damian Lillard e in minor misura Ben Simmons) si può già stilare una mini-classifica di quelle che sono le squadre finora mossesi meglio per rinforzarsi puntando ai migliori giocatori disponibili sul mercato.
1) Miami Heat
La squadra di Pat Riley era una di quelle (assieme a Mavericks, Raptors) che nell'estate 2020 si era messa nelle condizioni di puntare, in caso di mancata estensione, al sogno proibito Giannis Antetokounmpo, dato in uscita in caso di fallimento del progetto Bucks sfociato poi nell'anello di pochi mesi fa. A differenza di texani e canadesi però, gli Heat sono usciti alla grande dalla delusione per il mancato approdo del greco, mettendo le mani sul free agent più ambito e pronto all'uso di tutti, la point-guard Kyle Lowry. Il rischio, puntando su un giocatore avanti con l'età, esiste. Come esiste in generale la possibilità che un roster molto avanti con l'età resti ingabbiato in una mediocrità potenzialmente pericolosissima visto che non sarà poi facile muovere giocatori attempati e titolari di accordi plurimilionari. Eppure, con un gruppo di rabbiosi giocatori di esperienza come Lowry, Jimmy Butler, PJ Tucker, Markieff Morris, e i più giovani Bam Adebayo, Tyler Herro e Duncan Robinson questa Miami piace. Certo, la timeline è praticamente brevissima (1-2 anni), ma la spesa potrebbe davvero valere la resa. Sulla carta, in attesa di capire se la conferma al minimo di Oladipo possa rappresentare un bel jolly da giocare da marzo/aprile in poi, squadra promossa a pieni voti.
2) Chicago Bulls
Il GM Arturas Karnisovas non ha paura di cambiare, questo è poco ma sicuro. Nel giro di 6 mesi ha infatti totalmente rivoluzionato il roster di una Chicago da troppi anni ferma e senza ambizioni, portando prima Nikola Vucevic dai Magic nella scorsa deadline e mettendo le mani su due dei più ambiti assets disponibili, con DeMar DeRozan e Lonzo Ball accordatisi per più anni nella città del vento. In più, scippare Alex Caruso ai Los Angeles Lakers a prezzi decisamente in linea con quanto visto negli ultimi anni (triennale da 37 milioni) offre alla squadra un'identità difensiva di altissimo livello. No, non sono certo da anello. Ma per un roster abituato a guardare la postseason dal divano di casa è ora di puntare senza mezzi termini a giocare i Playoffs e togliersi qualche soddisfazione.
3) Golden State Warriors
Come annunciato da più parti, Natale è il giorno buono per rivedere finalmente in campo Klay Thompson. Nell'attesa del grande rientro però Bob Myers non è rimasto passivo, provando compatibilmente con la situazione salariale della squadra (abbondantemente sopra il cap) a portare giocatori funzionali in grado di allungare una panchina troppo povera di soluzioni nelle ultime due annate. Benissimo, anche a livello ambientale, il ritorno di Andre Iguodala. Promosso a pieni voti l'innesto di Otto Porter, difensore dalle lunghissime leve e tiratore solidissimo, intrigante la firma di Nemanja Bjelica. In più, per garantirsi un futuro oltre i Big 3, la conferma di James Wiseman unita ai nuovi ingressi in squadra di Jonathan Kuminga e Moses Moody compone, assieme al sempre più utile Andrew Wiggins, un quartetto di "risorse" di tutto rispetto. Dovevano tornare contender, e se Klay dimostrasse di essere anche solo al 70% di quanto ammirato fino a due anni fa, torneranno davvero ad esserlo.
4) Los Angeles Lakers
Intendiamoci, qui il rischio preso è bello grosso. Eppure, a dispetto della tanta negatività per un fit tecnico tutto da trovare tra le due star LeBron James e Anthony Davis e il nuovo arrivato Russell Westbrook, la trade per portare in California Mr. Tripla Doppia resta una mossa che aggiunge al duo più forte della lega un sicuro Hall of Famer e giocatore ancora oggi, a 33 anni, in grado di cambiare da solo le sorti di un team almeno in stagione regolare. Se Westbrook riuscisse già solo a reggere la baracca in piedi fino a marzo/aprile per concedere al Re e al Monociglio un oculato riposo in ottica Playoffs, l'esperimento estivo sarà più che riuscito. Confermare inoltre il giovane più interessante (Talen Horton Tucker) liberandosi di quello meno continuo di tutti (Kyle Kuzma) e di un giocatore dimostratosi molto meno competitivo di quanto non lasciassero intendere gli anni precedenti (Montrezl Harrell) non è un brutto modo di completare il roster dei nuovi Big 3. Anthony, Ariza, Monk, Nunn, Ellington e Howard non sono il quarto possibile violino, ma giocatori reduci da annate tutto sommato positive o conclamati specialisti. Vero è che conterà quanto il contorno aprirà il campo attorno all'asse portante del team, ma quando puoi contare su fenomeni del genere non è dai gregari che dipenderà la tua stagione e firmare giocatori decisamente rispettabili seppur con notevole chilometraggio non era scontato.
5) Brooklyn Nets
Una squadra che ha già a disposizione non un creator, ma IL creator per eccellenza della lega ovvero James Harden, con possibilità di alternarsi nei possessi a Kyrie Irving e a Kevin Durant, e si permette anche di aggiungere un furetto come Patty Mills, merita applausi. Mantenere Blake Griffin è una mossa fin troppo sottovalutata, mentre rinnovare oggi KD è garanzia di contendere per il titolo per i prossimi 4 anni, visto il rientro in grande stile. Il roster resta profondissimo ed è già arrivato a pochi centimetri dalle Finals potendo contare sul solo Durant. Con gli altri due tenori, uno scorer come Mills e l'esperienza di Griffin la squadra da battere non può che essere quella di Steve Nash.