La sorprendente marcia dei Boston Celtics: miglior squadra NBA (finora) nonostante la sfilza di guai
Ventuno partite sono praticamente un quarto di stagione, un buon momento per tirare le primissime somme dei primi due mesi di regular season, a maggior ragione in una franchigia che arriva da un'estate a dir poco burrascosa. I Boston Celtics, infatti, dopo le Finals di giugno perse per 4-2 contro i Golden State Warriors, si sono ritrovati in un incubo proprio nella offseason che avrebbe dovuto sancirne l'ulteriore e definitiva crescita con la doppia aggiunta di lusso della point-guard Malcolm Brogdon e dell'ala azzurra Danilo Gallinari, salvo entrare in un vero e proprio psicodramma quando prima il ginocchio del Gallo ha fatto crack, e poi come un fulmine a ciel sereno è impazzata la notizia del possibile licenziamento poi diventato sospensione del coach Ime Udoka, artefice della grande cavalcata di un anno fa e finito nell'occhio del ciclone a causa di una relazione extraconiugale con una donna dello staff della franchigia.
E così, nel giro di pochi giorni, quello che sembrava essere dopo 2 partite di Finals il roster con maggior potenziale della lega e pronto finalmente a consacrarsi con poche e decisive addizioni dal mercato si è ritrovato a fare i conti con un acquisto fuori per tutta la stagione e una guida tecnica da rimpiazzare. La scelta del front-office, in una decisione inizialmente vista da molti come azzardata, è ricaduta proprio su uno degli assistenti di Udoka, Joe Mazzulla, 34enne alla prima esperienza da head coach NBA, motivo per cui nella griglia di inizio anno delle favorite, in tanti immaginavano che con l'avvicendamento tra il fautore della miglior difesa della lega e un coach esordiente la potenza di fuoco di Boston potesse in qualche moda esaurirsi.
A peggiorare il tutto, l'operazione di Robert Williams che, dopo gli ennesimi problemi al ginocchio, è ricorso alla chirurgia pur consapevole di dover saltare così i primi mesi di stagione regolare. Nonostante la sequela impressionante di eventi negativi però, al primo giro di boa di quest'anno si può dire che non solo i Celtics hanno paurosamente tenuto botta mantenendo il livello raggiunto nel 2022, ma che siano addirittura migliorati fino a diventare la miglior squadra NBA.
Una rivoluzione, quella operata da Mazzulla, che senza l'ancora difensiva della squadra ha plasmato i successi del nuovo corso della franchigia del Massachusetts nella metà campo d'attacco, quella in cui si sperava sì che l'aggiunta di Brogdon potesse migliorare la circolazione di palla spesso stagnante nelle mani di Jayson Tatum e Jaylen Brown o non gestita nel migliore dei modi da Marcus Smart negli anni croce e delizia dei tifosi soprattutto nelle vesti adattate di point-guard, ma che nemmeno nella più rosea delle prospettive poteva generare la macchina da canestri che sono diventati questi Celtics.
Le nuove fondamenta di Boston
Macchina da canestri, appunto. Boston viene dal back-to-back da 130 e 140 punti ai danni di Washington Wizards e Charlotte Hornets, due squadre non certo irresistibili, ma contro le quali a ennesima dimostrazione dell'equilibrio trovato in attacco dal roster di Mazzulla mancavano prima Jayson Tatum e Jaylen Brown, tenuti sapientemente e alternativamente a riposo viste le sfide non proibitive. Pur senza primo e secondo marcatore però, la squadra ha trovato come accade praticamente da inizio anno il suo ritmo offensivo, creando tiri aperti e puliti per ogni giocatore e regalandosi altri due convincenti successi, i numero 16 e 17 dell'anno, a fronte di appena 4 sconfitte.
Quello che impressiona di più della Boston di Mazzulla sono anzitutto i numeri, letteralmente mai visti prima: 120.5 di offensive rating (punti ogni 100 possessi), il miglior dato della storia NBA, 110.1 di halfcourt offensive rating, attacco a metà campo (negli ultimi 20 anni il miglior risultato è il 104.9 dei Brooklyn Nets di due anni fa), 121.3 punti segnati a partita (primi per distacco nella lega), e percentuali dal campo, da 3 e di true shooting (che comprende anche i liberi) mai viste prima.
Il degno risultato per un attacco che manda 6 uomini in doppia cifra più settimo e ottavo a quota 9.1 e 7.9 di media, a partire dal front-runner MVP Jayson Tatum (30.8) alla second-unit guidata da Malcolm Brogdon (14.0 punti) e impreziosita dall'energia di Grant Williams e dal cecchino Sam Hauser (48.9% dall'arco) che guida ben 6 giocatori con oltre il 40% dall'arco. In più, la paurosa maturazione in regia di Marcus Smart, con meno compiti di scoring e al miglior dato per assist (7.5) in carriera, che sotto la guida di Mazzulla è ulteriormente salito di colpi nella qualità delle scelte e nella gestione dei possessi come testimonia anche il dato del rapporto tra passaggi vincenti e palle perse, il secondo di squadra migliore di tutta l'NBA.
L'attacco vende i biglietti, la difesa…
Il ricordo dei Celtics versione 2021/22, risorti dalle proprie ceneri dopo un disastroso inizio di stagione traendo energia e compattandosi grazie a una difesa straordinaria impreziosita dalla presenza dell'attualmente ai box Robert Williams, genera al momento in tutte le rivali della squadra di Mazzulla il timore che di questo roster si stia vedendo appena la superficie.
Il rientro di "Time-Lord", in questo senso, potrà rappresentare il definitivo upgrade per considerare Boston, a dire il vero già in risalita nella propria metà campo nelle ultime partite, la vera favorita all'anello. Perché se è vero che lo spauracchio Giannis continua a sembrare enigma irrisolvibile per tutti, la profondità di questa squadra unita alla difesa di un anno fa e alla chimica creatasi nei primi due mesi in attacco sembrano il mix perfetto anche per far cadere il più potente degli Dei. E quindi, proprio dopo l'off-season più complicata degli ultimi anni, il 2023 potrebbe davvero essere l'anno della definitiva consacrazione del progetto di Boston.