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La serata disastrosa degli Oklahoma City Thunder. Perdono 152-79, peggior sconfitta della storia NBA

Il 152-79 con cui OKC esce dalla partita contro Memphis entra di diritto nella storia NBA e pone i soliti interrogativi sullo sfrenato ricorso al tanking.
A cura di Luca Mazzella
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Una nottata da dimenticare al più presto e che inserisce il nome della franchigia nel libro nero dei record NBA. Per quanto una squadra in totale ristrutturazione debba mettere in preventivo certe sconfitte per arrivare al draft nelle primissime posizioni – e nel loro caso si tratta di decine e decine di scelte accumulate da qui ai prossimi anni – il modo in cui gli Oklahoma City Thunder stanotte hanno riscritto in negativo la storia è stato a dir poco imbarazzante. Contro i Memphis Grizzlies infatti, orfani peraltro della stella Ja Morant, è arrivata la peggior sconfitta di sempre in NBA, con un eloquente scarto di 73 punti in un 152-79 finale che fa rabbrividire già alla semplice lettura. Un margine che supera i 68 punti di distacco nel 148-80 subito dai Miami Heat contro i Cleveland Cavaliers nel 1991 e che per la prima volta scollina oltre i 70 punti, in quello che è certamente il punto più basso della stagione e più in generale della storia recente dei Thunder.

Memphis ha tirato con il 62.% dal campo e il 52.8% da tre, ma soprattutto grazie all'assente pressione difensiva di OKC si è concessa il lusso di registrare ben 41 assist e segnare 82 punti nell'area più vicina al ferro, stravincendo la sfida a rimbalzo per 53-26 grazie anche all'assenza di Derrick Favors tra gli avversari e trovandosi ad un certo punto sopra di 78 (148-70). E non bastano certamente le assenze di Shai Gilgeous-Alexander (fuori secondo il "concussion protocol" per un colpo subito alla testa contro gli Houston Rockets) e Josh Giddey, rispettivamente stella e giovane più promettente della squadra, a giustificare la resa senza precedenti prima di tutto nell'atteggiamento di OKC. La squadra ha attualmente un record di 6 partite vinte e 16 perse ed è in striscia aperta di 8 battute d'arresto di fila, ma il fondo toccato stanotte segna un punto di non ritorno e offre lo spunto per importanti riflessioni che il Commissioner Adam Silver dovrà fare.

Il problema delle squadre in "tanking"

La sconfitta, per l'ennesima volta nella storia recente, pone l'NBA davanti al solito interrogativo sulle logiche e sulle modalità del tanking, la cultura del "perdere e perderemo" per guadagnarsi il diritto di selezionare il miglior giovane nel draft dell'anno successivo, con lo spettro dei tristemente famosi Philadelphia 76ers di Sam Hinkie a riapparire ciclicamente su squadre come Oklahoma o come la Houston in filotto di sconfitte a inizio anno. Una strategia moralmente deprecabile e fuori da ogni istinto di competitività insito nello sport, ma di fatto concessa e più volte ricercata da squadre che, visto lo scarso appeal nei confronti delle più grandi superstar della lega, hanno preferito ricorrere alla costruzione del roster via draft cercando di guadagnarsi la primissima fila nell'ordine di chiamate con il peggior record in stagione regolare. Uno spettacolo poco godibile per i tifosi e più in generale per tutta l'NBA, che da tempo studia meccanismi meno "premianti" per costringere anche i team in rebuilding a non concedersi intere annate in stand-by nell'attesa del nome da chiamare.

Il compromesso da trovare tra sconfitte e sviluppo di un roster

C'è da dire che, oltre alle defezioni che hanno svuotato la squadra di talento e degli unici reali giocatori pronti (ad eccezione del guerriero Lu Dort), i Thunder visti nella stagione 2021-22 sembravano almeno nella prima parte aver intrapreso una strada ben lontana dalle sconfitte programmate a tavolino, seppur comunque con vista draft visti gli asset a disposizione. Battendo per due volte i Los Angeles Lakers e giocandosi fino alla fine le sfide contro squadre ben più forti e con altri obiettivi come i Milwaukee Bucks campioni in carica, o anche i brillanti Wizards visti quest'anno, la squadra aveva dato dimostrazione del talento a roster e anche della volontà di ricostruire sviluppando al contempo una cultura vincente nei tanti giovani a disposizione di Mark Daigneault, anche lui nella scomoda posizione di dover seguire la stella polare del draft 2022 come missione primaria, senza però capitolare come avvenuto in serate del genere e provando a indirizzare nel migliore dei modi la mentalità delle stelline presenti in squadra.

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