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La prima volta di Chris Paul, trascina i Phoenix Suns alle Finals NBA dopo 28 anni

Il playmaker dei Phoenix Suns rasenta la perfezione e gioca una gara da assoluto leader che gli vale la prima Finale NBA della carriera e che riporta i Suns all’appuntamento che vale il titolo per la prima volta dopo 28 anni. L’epilogo perfetto per un giocatore che appena 2 anni fa veniva scaricato da Houston e dato per finito.
A cura di Luca Mazzella
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La prima volta in 16 anni non si scorda mai. Con i 41 punti messi a segno stanotte in quella che è una delle migliori partite se non la migliore della sua carriera, Christopher Emmanuel Paul si è guadagnato la possibilità di giocare le sue prime Finals NBA. Un traguardo che mancava in casa Phoenix Suns dal 1993, quando a scippare il sogno del titolo alla franchigia dell'Arizona furono i Chicago Bulls.

CP3 ha messo a segno 41 punti senza perdere mai una palla, ha dispensato 8 assist per i compagni e chiuso a 16/24 dal campo e soprattutto 7/8 da tre. Quando è rientrato nell'ultimo quarto coi suoi in controllo ma con L.A. all'ultimo, furioso tentativo di rimonta, Paul si è preso il palcoscenico segnando 27 dei successivi 35 dei suoi, in un secondo tempo da 31 punti totali che gli sono valsi lo scollinamento oltre quota 40 e il record di anzianità per punti in un close-out game. Prima di lui il più vecchio capace di segnarne così tanti nell'appuntamento che valeva il passaggio del turno era stato tale Michael Jordan, non proprio uno qualunque.

Per Paul non è che l'ennesima impresa di una carriera fatta da miracoli sportivi, dopo gli entusiasmanti anni iniziali agli Hornets culminati coi Playoffs, la creazione di una cultura vincente nella squadra zimbello dell'NBA, i Los Angeles Clippers, i Rockets portati a un passo dall'eliminare i Golden State Warriors in versione "miglior squadra di sempre", i Thunder trascinati alla post-season con lo 0.2% di chance a inizio stagione di farcela. E infine, l'avventura ai Suns. Ai primi Playoffs dopo 10 anni, alle prime Finals dopo 28, tutto nel segno di CP3. Che stanotte si è goduto ogni singolo momento di una serata già nella storia, chiusa con un abbraccio a coach Monty Williams in cui i due si sono commossi a vicenda ripensando alle fatiche di un'annata intera e alla condivisione di tanti momenti anche fuori dal campo, belli e brutti (Paul è stato la persona più vicina al coach dopo la perdita della moglie).

L'unico reale momento di sbandamento per dei Suns in totale controllo del match e apparsi finalmente in palla dopo alcune brutte partite (gara 3 e 4 su tutte) che avevano ridato una minima fiducia a Paul George e compagni di poter riaprire la serie, è stato quando il mini parziale dei padroni di casa di 10-0 aveva ridotto il margine di Phoenix da 17 a 7 punti. Da quel momento però il CP3 show ha mostrato i suoi colpi migliori, con 14 punti su 16 che hanno ricacciato indietro, stavolta definitivamente, i Clippers. Ai quali va ugualmente fatto un enorme applauso per una serie giocata con un roster rimaneggiato a causa di sanguinosi infortuni (su tutti quelli di Kawhi Leonard e Serge Ibaka, con Ivica Zubac ultimo ad aggiungersi alla lista) ma sempre competitivo e con eroi a sorpresa trovati sera dopo sera. Purtroppo per loro, questa nottata non poteva avere un protagonista diverso da Paul, che è stato straordinariamente supportato dai compagni (Devin Booker a quota 22 ma con 26 tiri, DeAndre Ayton in doppia-doppia da 16 punti e 17 rimbalzi e Jae Crowder con 19 punti, tutti fondamentali) fino a meritarsi la passerella finale, applaudito da tutto lo Staples Center una volta richiamato in panchina sul +24.

Nei Clippers, oltre a Paul George (21 punti), Marcus Morris è l'ultimo a mollare segnandone ben 26, ma l'impressione è stata proprio quella di assistere a un crollo verticale di un gruppo andato mentalmente e fisicamente oltre le sue possibilità e spremuto dai continui infortuni che hanno costretto Lue a rivedere continuamente quintetti e rotazioni. Un problema che, è giusto dirlo, non hanno avuto i Suns, che hanno tremato per un problema alla spalla di Paul durato mezza serie (comunque in controllo) coi Lakers e per l'isolamento causa covid-19 delle prime gare, ma che possono godere di salute invidiabile e di una squadra molto profonda e in cui anche le seconde linee sembrano giocare il basket migliore della carriera. Quando il direttore di orchestra è uno come CP3, non può che uscire una sinfonia del genere.

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