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La finale di Conference è una totale delusione: Heat-Celtics è una serie bruttissima finora

Infortuni continui, stanchezza accumulata nei turni precedenti, difese che si annullano, maxi-scarti in ogni partita. No, Miami-Boston non è la finale di Conference che ci aspettavamo.
A cura di Luca Mazzella
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C'era da aspettarselo, dirà qualcuno. Due squadre molto simili, entrambe a trazione difensiva, entrambe più brave ad annullare gli avversari, forse le migliori di tutta la lega viste le caratteristiche dei giocatori. Un annullare che però ha finora messo in piedi una serie che – non deve far paura dirlo – sta regalando un pessimo spettacolo. La finale di Eastern Conference tra Miami Heat e Boston Celtics, attesissima dopo le semifinali più seguite degli ultimi anni e la caduta di Giannis Antetokounmpo e Joel Embiid ad opera delle truppe allenate da Ime Udoka e Eric Spoelstra, sta deludendo un po' tutti.

Venti punti di scarto per la franchigia della Florida in gara 1, +34 per i biancoverdi nel secondo appuntamento, +26 per gli Heat in gara 3, +32 dei Celtics in gara 4 e, ieri notte, un +23 arrivato nel secondo tempo. Sono questi, finora, i massimi vantaggi raggiunti nel corso delle 5 partite, a testimonianza di come le due squadre si siano progressivamente "consumate a vicenda" alternandosi in clamorose "blowout wins" , fino a sembrare per larghi tratti brutte copie delle brillanti compagini ammirate nei primi due turni giocati. Con l'impressione che, a prescindere da chi la spunterà alla fine e oggi è impossibile non far pendere la bilancia verso Jayson Tatum e soci, a passare sarà la squadra che più tardi dell'altra capitolerà fisicamente.

The T-Factor: TimeLord Williams cambia la serie

Costretto ai box per gran parte dei Playoffs, Robert Williams III aveva scelto di operarsi sul finire di marzo per una lesione al menisco del ginocchio sinistro con l'obiettivo di rientrare proprio per la fase calda della post-season. Tuttavia, su 16 partite finora giocate dai compagni, in ben 7 di queste Williams è rimasto a guardare per la gestione oculata e la voglia di non forzare i tempi dello staff tecnico, che finora non gli ha mai concesso più di 28 minuti nelle sue apparizioni tra primo turno (gara 3 e 4 contro i Nets), semifinale (prime 3 partite, out per le successive 4) e finale contro gli Heat (in cui ha saltato la sola gara 3). Un'assenza che ha inciso pesantemente sulla difesa dei Celtics che con lui in campo, complice una protezione del ferro ormai a livelli di élite NBA, cambiano totalmente faccia. Non è un caso se la gara 3 non giocata sia coincisa con i 31 punti (e 15/22 dal campo) di Bam Adebayo, in grado di realizzarne invece 43 nelle 4 sfide giocate con il centro di Boston a intimidire nel pitturato.

E per una squadra come Miami, le cui percentuali dall'arco durante tutta la serie sono state a dir poco preoccupanti finora (il 7/45 della partita di ieri notte rappresenta il secondo peggior risultato in termini di percentuale nella storia dei Playoffs NBA per partite con almeno 40 tentativi), vedersi negata la via del ferro sta facendo tutta la differenza del mondo, soprattutto se la terra di mezzo tra linea da 3 e area resta territorio inesplorato a causa dell'assenza di Tyler Herro, unico con Jimmy Butler a generare punti in un attacco perimetrale che sta avendo tantissima difficoltà a battere gli esterni di Boston.

L'usura fisica: vince la meno rotta

Fuori Al Horford e Marcus Smart in gara 1, fuori Tyler Herro per gara 4 e 5, fuori Kyle Lowry per gara 1 e 2, fuori Robert Williams in gara 3. E ancora: malconci Jimmy Butler e Jayson Tatum per infortuni subiti in partita, oltre ai rientri dei giocatori già citati e non certo al top della forma. A complicare ulteriormente la serie ci stanno pensando gli infortuni, fattore tutt'altro che trascurabile per due squadre le cui collaudate rotazioni hanno risentito e continuano a risentire di ogni minimo cambiamento, in grado di alterare gli equilibri consolidati in stagione. E per una Boston che non può fare a meno dei suoi due migliori agonisti, a Miami sta mancando terribilmente da gara 3 quel Tyler Herro sesto uomo dell'anno e essenziale per un attacco che manca di uno scorer puro e ha il solo Butler in modalità "hero" in grado di togliere le castagne dal fuoco nonostante i suoi limiti al tiro. Chi dovrebbe salire di livello in assenza della guardia al terzo anno NBA, ovvero Bam Adebayo, continua però a mostrarsi riluttante al cospetto di Robert Williams facendo la voce grossa solo in sua assenza (o come ieri notte, a partita abbondantemente chiusa), ed è facile intuire come la reazione a catena generata dall'assenza del numero 13 abbia avuto ripercussioni decisive sull'attacco degli uomini di Spoelstra, apparso privo di idee e vie d'uscita in gara 4 e 5.

Nel comparare i due roster quindi, le defezioni avute e le alternative presenti in squadra, è evidente che a risentire maggiormente degli infortuni sia stata finora Miami, che pure arrivava alla finale con meno fatica nelle gambe di una Boston costretta a duellare fino a gara 7 contro l'orgoglio di Giannis Antetokounmpo. La sensazione è che a guadagnarsi il passaggio del turno, in ogni caso, non sarà semplicemente la squadra più forte ma quella più integra tra le due, nonostante la benzina sia ormai agli sgoccioli per entrambe. E se la vincente della Western Conference dovesse arrivare già stanotte con i Warriors a giocarsi il match-point davanti al proprio pubblico, il riposo extra per la squadra di Steve Kerr farebbe ulteriormente la differenza in ottica Finals. Che pure, esattamente come in questa serie, ha costruito il suo 3-1 con successi mai in discussione e una partita persa malamente contro i Mavs, a dimostrazione di un equilibrio smarrito in tutti i Playoffs dopo le super avvincenti semifinali regalate.

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