La fuga di Dennis Rodman a Las Vegas diventa un film: “48 hours in Vegas”
Qualcuno dice che sarà un sequel di The Last Dance, una sorta di appendice sul personaggio più estroverso dei Chicago Bulls di Michael Jordan capaci di regalare al 23 il secondo "three-peat" della carriera tra il 1996 e il 1998. In realtà, di tutti i campioni avuti da His Airness al suo fianco la vita dell'amatissimo Dennis Rodman, soprannominato al tempo "Il Verme" per la capacità di snodarsi nel marcare i diretti avversari, ha da sempre meritato un palcoscenico tutto suo, che a breve vedrà la luce. Non sarà dedicato per intero ai suoi 50 anni, compiuti il 13 maggio scorso e degni davvero di una storia da Oscar, con un'adolescenza da senzatetto, problemi con la legge, un burrascoso rapporto con la madre e una latente conflittualità con allenatori, arbitri, compagni, avversari, ma su sole…48 ore. Le 48 ore che sconvolsero la serenità dei Chicago Bulls già allora sull'orlo di una crisi di nervi, pronti appunto a giocarsi "l'ultimo ballo" nel bel mezzo delle Finals, già sicuri dell'addio di Phil Jackson a fine stagione, martoriati da divisioni interne con il difficile rinnovo di Scottie Pippen (sottopagato rispetto a tutte le altre superstar della lega) che coincidono col viaggio a Las Vegas di Dennis Rodman.
Fu lui, eccezionalmente responsabilizzato nel periodo di lontananza dai campi di Pippen alle prese con un infortunio, a chiedere personalmente a coach Phil Jackson di potersi concedere un break. Una piccola vacanza, una volta tornato Scottie, per smaltire la troppa sobrietà delle settimane precedenti. Inutile descrivere la reazione di Jordan, mostrata anche nel documentario The Last Dance, sicuro di perdere del tutto le tracce del suo istrionico compagno una volta accontentato nella sua voglia di evasione. Fu invece Jackson, da sempre coach estremamente empatico coi suoi giocatori e persona più vicina e intima a Rodman in quei Bulls, a mediare per sole 48 ore di evasione mentale che Rodman scelse di trascorrere nella città di perdizione assoluta, Las Vegas appunto, in compagnia di Carmen Electra e di suoi amici tra i quali anche Eddie Vedder, cantante dei Pearl Jam. A produrre il film saranno Phil Lord e Chris Miller (già assieme per Spider-Man: Into the Spider-Verse), mentre lo stesso Dennis sarà produttore esecutivo. A distribuirlo ci penserà invece la Lionsgate, che colta l'occasione di poter raccontare le gesta di The Worm non si è fatta pregare due volte e ha messo le mani su quello che si preannuncia un film da ricordare.
Proprio il presidente della Lionsgate ha commentato così l'uscita del film (per il quale non c'è ancora un data ufficiale): "In quegli anni non c’era nessuno al mondo con cui sarebbe stato più divertente e allo stesso tempo più pericoloso fare festa. E non sappiamo nemmeno la metà di quello che è successo. Pensavate di sapere qualcosa su Dennis? Aspettate e vedrete".
Da aggiungere che, proprio nel corso delle Finals 1998, dopo la vittoria di gara 3 e prima di giocare il quarto episodio della serie, sempre Rodman disertò un allenamento dei Bulls per giocare un match di esibizione di wrestling (WCW) contro Hulk Hogan.
Una scelta che gli valse 20.000 dollari di multa dalla squadra e 250.000 di premio dalla WCW. Non sappiamo se ci sarà spazio per un piccolo cameo dedicato a questa ulteriore follia, ma con Rodman c'è davvero solo l'imbarazzo della scelta.