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La favola di Jose Alvarado: da giocatore non scelto al draft al contratto milionario in NBA

Il 24enne nativo di Brooklyn ma di origini portoricane è l’ennesima straordinaria storia offerta dall’NBA. Snobbato da 30 squadre allo scorso draft, in queste ore ha firmato il contratto della vita.
A cura di Luca Mazzella
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29 luglio 2021, Barclays Center di Brooklyn, draft NBA. È l'occasione in cui i talenti di tutto il mondo, dal college americano ai migliori prospetti del basket globale, si vedono finalmente spalancate dinanzi le porte della lega più famosa del mondo. Per 60 di questi la strada, solo apparentemente, inizia in discesa: il Commissioner Adam Silver annuncia, squadra per squadra, i singoli giocatori scelti, in due giri da 30 chiamate ciascuna. Per altri, i grandi esclusi, inizia un percorso in salita che può chiudersi con una retrocessione nelle leghe minori, come quella di sviluppo (la G-League, composta da squadre affiliate a quelle NBA), o un tentativo di rimettersi in carreggiata con esperienze in campionati stranieri. Entrambe le opzioni, poche ore dopo la cerimonia tenutasi a Brooklyn, a pochi minuti di auto dal posto in cui è cresciuto e nato, erano sul tavolo di Jose Alvarado, 24enne di origini portoricane che dopo 4 anni all'Università di Georgia Tech si era dichiarato eleggibile e pensava di ricevere, in forza anche dello scouting report di settore di ESPN che gli aveva affibbiato 4 stelle su 5 nella sua graduatoria dei migliori giovani proveniente dal College, una qualsiasi delle chiamate tra primo e secondo turno. Di fronte al fallimento sportivo e alla prospettiva di dover ricominciare da un campionato diverso da quello sempre sognato, Jose ha continuato ad allenarsi duramente attendendo la giusta telefonata e senza accettare di lasciare gli Stati Uniti per rimettersi in gioco altrove. Pazienza ripagata, perché il 19 agosto la chiamata arriva da New Orleans, la franchigia di Zion Williamson che sogna in grande attorno al suo più luminoso prospetto.

Un sogno che parte da lontano

A Jose viene offerto un two-way contract, molto semplicemente un accordo per cui la franchigia NBA di appartenenza può dirottare il giocatore alla sua squadra satellite di G-League tenendolo a roster per un massimo di 45 giorni, oltre il quale il contratto va garantito. 75.000 dollari è il compenso per un anno nella lega di sviluppo, 204.000 il salario massimo che può arrivare laddove si passino 45 giorni, anche non continuativi, in prima squadra. Per Alvarado inizia la spola tra i Birmingham Squadron e "NOLA", che lo convoca per la prima volta a inizio novembre per due rapide apparizioni contro Sacramento (0 punti in una partita persa di 13, giocando poco più di un minuto) e Golden State (sconfitta di 41 punti in cui gioca 6 minuti segnando 5 punti). Fino alla fine del 2021 Jose alterna una buona partita di G-League (5 in totale a quasi 20 punti di media) e spiccioli di gare in NBA, fino a diventare parte stabile delle rotazioni dopo l'infortunio del sophomore Kira Lewis Jr e visto lo scarso rendimento di Tomas Satoransky che verrà poi scambiato a febbraio. Dal 3 gennaio 2022 in poi inizia ad avere sempre più spazio, con una doppia cifra media di utilizzo, e arriva alla sua prima doppia cifra in carriera nella prima apparizione al Madison Square Garden, occasione nella quale invita all'arena i suoi amici e i suoi parenti grazie anche al supporto dei compagni Brandon Ingram e Josh Hart, che acquistano decine di biglietti per lui. 13 punti sommati a 4 assist e 4 palle recuperate che lo mettono definitivamente sui radar della franchigia e dell'NBA.

Da quel momento in poi il libro di Jose inizia a comporre il suo capitolo più bello. Il career-high viene ritoccato contro i Celtics poco più di una settimana dopo, con 19 punti, i minuti aumentano e con quelli le responsabilità e soprattutto il legame che i tifosi instaurano con lui,  beniamino della squadra per un atteggiamento mai domo e sfrontato. A metà marzo, Jose segna 16 punti distribuendo anche 10 assist nella sua prima doppia-doppia della carriera, ma soprattutto aggiunge 6 palle rubate al suo tabellino, in quello che diventa rapidamente il suo marchio di fabbrica. Su 36 minuti nessun rookie fa meglio di lui se si tratta di rubare palloni, come guarda tutti gli esordienti dall'alto quando si parla di plus/minus e quindi impatto sul punteggio quando in campo. Jose gioca nei quarti più importanti delle partite, la doppia cifra diventa non più un'eccezione ma una lieta consuetudine: 15 punti contro i Bulls, 23 contro gli Spurs, il tutto perfezionando un modo personalissimo di rubare palla agli avversari nascondendosi nell'angolo del campo dopo un canestro segnato dei suoi. Ne sanno qualcosa Alex Caruso, ma anche Trae Young, vittime delle sue furbate.

Jose sa di non essere il miglior giocatore dei Pelicans, ma lui stesso ama definirsi uno che lavora duro più degli altri, consapevole che con il sacrificio i risultati arriveranno ugualmente anche se dotati di meno talento fisico e tecnico. Un motto che, da quella notte triste di Brooklyn, lo conduce al pomeriggio ieri al campo di allenamento di New Orleans, dove è stato convocato in ufficio dal GM Griffin e alla presenza di Brandon Ingram e Willy Hernangomez ha apposto la firma su un contratto di 4 anni per 6.5 milioni di dollari complessivi, 3.4 dei quali garantiti. Una favola con un lieto fine che lui stesso ha voluto e ricercato più di ogni altra cosa. Da qualche ora, Jose ha smesso di essere un two-way precario, diventando un giocatore NBA a tutti gli effetti, titolare di un accordo pluriennale, e pronto a giocarsi le chance di qualificazione al Play-in e ai Playoffs nelle prossime due settimane.

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