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Kyrie Irving non può giocare in casa senza vaccino pagando una multa: doccia fredda dalla NBA

La clamorosa indiscrezione rilanciata dal NY Daily News è stata subito respinta dalla NBA, stando a quanto riportato da ESPN. Senza vaccino, Irving non può giocare in casa.
A cura di Luca Mazzella
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C'era quasi, almeno da quanto si stava scrivendo nelle ultime ore. Alla fine, in un modo o nell’altro, Kyrie Irving stava quasi credendo di averla fatta franca. Fuori squadra a inizio anno dopo la scelta di non vaccinarsi che ne impedisce l’utilizzo da parte dei Nets nelle gare casalinghe per via delle leggi presenti nello Stato di New York (oltre che nella città di San Francisco e in Canada), con la franchigia di Joseph Tsai rigida nel metterlo fuori squadra evitando di utilizzarlo anche nelle gare che avrebbe potuto giocare (quelle in trasferta), Kyrie è stato reintegrato nel periodo peggiore del focolaio covid-19 che nei giorni prima di Natale aveva colpito la squadra, corsa ai ripari con una serie di firme a tempo grazie alla hardship exception voluta dall’NBA per i casi limite di indisponibilità e poi tornata sui suoi passi riammettendo il numero 11 dopo quasi 2 mesi di esilio per le sole partite in trasferta (ne ha già giocate 3 finora a 17.7 punti di media).

Infine, secondo la notizia che da ore impazzava sul web dopo la clamorosa indiscrezione lanciata da Stefan Bondy del New York Daily News secondo cui sarebbe bastato pagare le multe previste dallo Stato di New York per azioni in violazione della legge che vieta ai non vaccinati di prendere parti a eventi sportivi, addirittura vicino ad essere nuovamente un giocatore full-time. Tutto al prezzo di un warning alla prima violazione, 1.000 dollari alla seconda, 2.000 alla terza, e via via discorrendo fino a un massimo di 178.000 dollari se Kyrie fosse stato impiegato nelle rimanenti gare casalinghe e in quelle della post-season, ipotizzando ogni turno fino a gara 7. Un'indiscrezione che aveva da subito creato un forte malcontento all'interno della lega, che nei mesi ha visto all'iniziale rigidità dei Nets seguire una linea sempre più permissiva nei confronti del giocatore, che avrebbe trovato la beffa finale in caso di accoglimento di quanto twittato dal Daily News.

Per sfortuna di giocatore e team però, tutto questo non accadrà. Questo perché sin da inizio anno è stata l'NBA a mettere in chiaro – come riportato da Adrian Wojnarowski di ESPN – che le squadre avrebbero e dovranno tutt'ora seguire pedissequamente le leggi locali/statali impedendo ad ogni giocatore di scendere in campo se in contrasto con queste ultime. Per quanto quindi in linea teorica il ragionamento che rimbalzava nelle ultime ore tra i media americana fosse corretto – ovvero pagando la multa prevista dallo Stato in questione per in contravventori un normale cittadino, sebbene giocatore NBA, avrebbe potuto partecipare all'evento seppur manchevole dei requisiti di legge, la lega aveva già disciplinato a monte la situazione evitando scappatoie di questo tipo.

A Kyrie, che sempre secondo Wojnarowski rientrerà prima o poi in pianta stabile con i Nets e senza alcuna limitazione (questa la convinzione della franchigia) prima dei Playoffs, non restano che le presenze a singhiozzo nei campi lontani da Brooklyn e la consapevolezza che la scelta fatta a inizio anno stia costando soldi (la metà del suo stipendio di fatto è tramutata in multe), punti e fama sportiva. Ma forse, nessuno di questi aspetti rammarica più di tanto il giocatore.

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