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Kyrie Irving nella storia: 50 punti per il fenomeno dei Nets, un record destinato a durare

La point-guard di Brooklyn annichilisce gli Charlotte Hornets con una prestazione memorabile. E con un’efficienza mai vista nella storia NBA.
A cura di Luca Mazzella
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Con Kyrie Irving esiste sempre il rischio di restare scottati. Vederlo giocare, praticamente dal giorno 0, riconcilia con lo sport più che con la pallacanestro, nei suoi movimenti felini che abbinano classe, coordinazione un tremendo istinto del killer che sa sempre orientarsi nel tempo e nello spazio "sentendo" il canestro da qualsiasi distanza o posizione e contro ogni difesa possibile. Di Kyrie esiste anche il lato oscuro della medaglia, i passaggi a vuoto, un ego troppe volte entrato in conflitto con la star di turno, le posizioni off-the-court che spesso lasciano perplessi, tra terrapiattismo, estrema opposizione al vaccino e un carattere troppe volte difficile da decifrare. Quando però il nativo di Melbourne prende la palla da basket tra le mani, nonostante tutto, il resto passa davvero in secondo piano e stanotte è andata esattamente così, confermando come se ne facessimo una questione di solo talento non troveremmo tanto di meglio negli ultimi 10 anni di NBA.

Numeri mai visti prima

In un momento estremamente delicato della stagione dei Nets, che un po' come i Lakers da conclamati favoriti per l'accesso alle Finals si trovano a duellare per la qualificazione ai Playoffs, Kyrie è salito in cattedra regalandosi una partita da ricordare. Non tanto e non solo per i 50 punti (massimo stagionale), e nemmeno per le 9 triple (anche in questo caso miglior risultato del 2021-22 finora), ma per le irreali percentuali avute dal campo: 15/19 complessivi (9/12 da oltre l'arco), a cui ha unito un 11/13 dalla lunetta.

Il tutto aggiungendo 6 assist e per una true shooting (percentuale reale, che si ottiene dividendo i punti totali per il numero dei tentativi dal campo più 0.44 per ogni libero tentato) del 101%, la migliore in singola partita della storia NBA, in una gara entrata già nella storia per la sua incredibile efficienza (superando il 100% che Fred VanVleet raggiunse il 2 febbraio del 2021 segnando 54 punti con 17/23 dal campo e 9/9 ai liberi).

L'endorsement di Kevin Durant

Una prestazione che ha lasciato senza parole anche la superstar di Brooklyn, Kevin Durant, rientrato da appena 3 partite e da qualche giorno nel club dei 25.000 punti segnati in carriera in NBA. Un traguardo che proprio Irving aveva commentato con parole lusinghiere che stanotte, in qualche modo, KD ha restituito con gli interessi: "Lo dico sempre, è puro. Tutto ciò che fa è puro. L'ho letto nei suoi occhi a inizio partita, avrebbe voluto fare meglio nell'ultima gara, quindi oggi è sceso in campo per impattare da subito sul match", ha detto ai microfoni dopo un lungo applauso tributato al compagno.

Kyrie in effetti ha manifestato le sue bellicose intenzioni sin dal primo tempo, chiuso a 20 punti per la 32esima volta da quando veste la canotta dei Nets (solo Vince Carter e Brook Lopez davanti nella storia della franchigia) con il solito mix di canestri arrivati tra penetrazioni nel traffico, tiri dalla distanza ed elegantissimi jumper dal midrange. L'opera è stata poi completata nei secondi 24 minuti, quando Brooklyn ha preso il largo rompendo la striscia di 4 sconfitte consecutive e imponendosi sul campo degli Charlotte Hornets.

Dove possono arrivare questi Nets?

Col il rientro di Durant e un Irving il più continuo possibile sui livelli ammirati stanotte, le prospettive della squadra di Steve Nash, passata nel frattempo per il terremoto James Harden che ha portato in città l'ex 76ers Ben Simmons (a proposito, le due squadre si affronteranno venerdì notte ma quest'ultimo non ci sarà al 100%) e perso fino a fine stagione il tiratore Joe Harris, ovviamente cambiano. Non è difficile immaginare una Brooklyn certamente migliore di quella vista finora, ma i dubbi relativi a spacing in attacco e tenuta difensiva in uno contro uno permangono in maniera preoccupante.

È lecito attendersi un upgrade che la fisicità e la tecnica nella propria metà campo di Simmons potranno dare, ma affidarsi solo ed esclusivamente alla versatilità dell'ex point-guard di Philadelphia, in un roster che manca di altri difensori lontani dalla sufficienza e ne è un esempio la recente prestazione da 54 punti di Jayson Tatum, possibile incrocio da Playoffs che non ha trovato la minima opposizione negli esterni Nets, resta un azzardo.

Quando un anno fa i Big 3 Nets decidevano di lanciare la loro sfida all'NBA con l'obiettivo anello più di qualche addetto ai lavori fece notare come nessuna squadra nella storia sia stata finora in grado di vincere contando su un attacco spaziale e una difesa mediocre: oggi che James Harden non c'è più e di quell'attacco sono rimasti solo 2 dei 3 interpreti originali, i Nets vogliono provare a colmare anche nella propria metà campo il gap con le altre contender della lega. Competere, quando in squadra hai Kevin Durant e Kyrie Irving, è davvero il minimo. Altrimenti il prossimo a essere messo in discussione potrebbe essere coach Nash.

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