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Kyrie Irving e una situazione sempre più paradossale: soluzione vicina?

Impossibilitato a scendere in campo a Brooklyn, presente a bordo campo, causa della multa inflitta ai Nets per il suo ingresso negli spogliatoi. Kyrie Irving sta vivendo una situazione surreale.
A cura di Luca Mazzella
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É ormai da inizio anno che, nel bene o nel male, quando si parla di Brooklyn Nets non ci si discosta molto dal parlare, prevalentemente, della situazione Kyrie Irving. La point-guard dichiaratamente no-vax, che nei mesi non ha cambiato opinione relativamente all'obbligo vaccinale, vedendosi pertanto chiuse le porte del Barclays Center per la legislazione presente nello Stato di New York sugli eventi sportivi e limitandosi dal reintegro in squadra alle sole gare in trasferta, è al centro dell'ennesima polemica al limite tra il surreale e il grottesco. E per una volta, "schierarsi" a suo favore è decisamente più semplice che mai rispetto agli ultimi mesi di decisioni difficili da comprendere, al di là di come la si pensi sul vaccino.

Presente a bordo campo, ma impossibilitato a giocare

Il paradosso-Kyrie si è palesato in tutta la sua grossolanità nella sfida tra Brooklyn Nets e New York Knicks di domenica sera, al Barclays Center. Irving ha potuto infatti assistere al match da bordo campo, rigorosamente in primissima fila, dopo aver acquistato i biglietti, ma sullo stesso campo non sarebbe tuttavia potuto scendere nelle vesti di giocatore. Una contraddizione difficile da spiegare e che ha, come inevitabile, provocato diverse polemiche. Destinate tuttavia a salire di volume in modo vertiginoso dato che proprio nelle ultime ore Brooklyn è stato multata di 50.000 dollari per aver permesso al suo giocatore – presente a bordo campo con un regolare biglietto e senza violare alcuna norma essendo ora concesso ai non vaccinati presenziare ad eventi sportivi – di entrare negli spogliatoi tra primo e secondo tempo e a fine partita

Kevin Durant prende di mira il Sindaco di New York

Alla fine del match contro i Knicks già Kevin Durant, uno di quelli che difficilmente le manda a dire, aveva senza mezzi termini preso le difese del compagno di squadra e indirizzato le sue critiche al Sindaco della città di New York, Eric Leroy Adams, tuonando: "Nel pubblico giusto c'erano altre persone senza vaccino oltre Kyrie, vero? Non capisco allora. Pare stia per arrivare anche il secondo mandato e qualcuno vuole mostrare la propria autorità ed è alla ricerca di attenzione. Tutto questo non ha senso, c'era gente nel pubblico non vaccinata ma Kyrie da non vaccinato sarebbe un rischio per la nostra salute. C'è troppa confusione e tutto questo va chiarito in modo definitivo. Quando dalla lunetta ho visto entrare Kyrie in campo ho guardato Andre Drummond e ci siamo messi a ridere: che situazione irreale è!? Per giunta in diretta nazionale…". Parole piccate ma effettivamente difficili da contestare nel loro mettere a nudo una contraddizione che sta prestando il fianco a chi punta il dito contro il tenore squisitamente politico di certe decisioni, e totalmente slegato da valutazioni di salute generale.

Il paradosso riguarda solo i giocatori dei Nets

Kyrie si era già visto qualche giorno fa alla partita di Duke sempre in scena al Barclays, ma per la normativa dello Stato di New York tutto ciò sarebbe ancora possibile da inizio settimana scorsa pur essendogli ancora vietato giocare in quanto i Nets sarebbero un'azienda privata e non un "locale al chiuso" per i quali invece il requisito del vaccino è stato da poco rimosso. Si aggiunga inoltre che, per le altre 29 squadre NBA e per i loro giocatori, non vige la medesima preclusione e chiunque non sia vaccinato ma giochi per una franchigia diversa dai Nets, sullo stesso parquet sul quale Irving non può ancora mettere piede da giocatore può invece scendere in campo senza problemi.

La multa come beffa finale

Proprio in quanto azienda privata e pertanto ancora rientrante nella normativa precedente, i Brooklyn Nets non potevano concedere a Kyrie la possibilità di entrare in spogliatoio (pertinenza della franchigia a tutti gli effetti e non "suolo pubblico" come evidentemente intese le sedie del Barclays) e pertanto proprio nella notte è arrivata la notizia della multa di 50.000 dollari inflitta dalla NBA alla franchigia di Joseph Tsai.

In poche parole Kyrie poteva, può anzi, assistere a una partita al Barclays Center, sedersi a bordo campo e guardare altri giocatori non vaccinati giocare contro la sua squadra, ma non può ancora giocare né tantomeno mettere piede nello spogliatoio  della squadra con cui tra le altre cose si allena. Se l'NBA non troverà a breve un rimedio (che non sembra poter essere tanto diverso dal concedere al giocatore di scendere in campo) di comune accordo con la Città di New York, una situazione con così evidenti contraddizioni finirà in qualche modo per prestare il fianco a ogni polemica strumentale sulla normativa e su una rigidità che varia a seconda di squadra e giocatore, generando confusione ma anche malcontento tra i diretti interessati. E se la vittima in questione si chiama Kyrie Irving e ogni vicenda che lo vede protagonista finisce col diventare pane dei media per settimane, non siamo certi che il Sindaco Adams possa necessariamente giovare da una guerra serrata contro il giocatore.

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