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Kobe Bryant, Vanessa fa causa agli agenti: foto dell’incidente diffuse senza autorizzazione

Mentre è in corso una indagine interna nella Contea di Los Angeles, Vanessa Bryant ha dato mandato ai propri legali per inquisire almeno 8 agenti che avrebbero scattato, senza autorizzazione, foto sul luogo del disastro per poi diffonderle. Violazione della privacy l’accusa principale, anche perché i poliziotti non avevano alcuna autorità investigativa per effettuare fotografie.
A cura di Alessio Pediglieri
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La tragedia che ha scosso il mondo dello sport e del basket a inizio 2020 con la morte di Kobe Bryant, di sua figlia 13enne Gianna e altre 7 persone, dopo lo schianto in elicottero sulle colline di Los Angeles, non cessa a far discutere. La moglie Vanessa ha infatti deciso di procedere alle vie legali per tutelare il suo e il nome del marito defunto dopo che nei giorni successivi al tragico incidente mortale diverse fotografie della scena dello schianto furono pubblicate e date in pasto a stampa e opinione pubblica. Senza previa autorizzazione della moglie di Bryant.

Adesso, scrive il ‘Los Angeles Time‘, è pronta una causa nei confronti di almeno 8 agenti della polizia locale, autori di quegli scatti ma soprattutto colpevoli di averli diffusi violando la privacy della famiglia. Tra le fotografie ‘contestate' e che saranno al vaglio del tribunale anche diversi scatti che ritrarrebbero alcuni corpi sul luogo dell'incidente. Una decisione presa in questi giorni dopo aver constatato come gli agenti della Contea di Los Angeles siano venuti meno alle raccomandazioni della stessa famiglia Bryant e alle rassicurazioni dello sceriffo che aveva garantito massimo rispetto per la famiglia colpita dal lutto.

Al momento si parla di almeno 8 agenti coinvolti nella violazione della privacy e sotto accusa. Sarebbero tutti vice-sceriffi della Contea e la promessa di una indagine interna  – che è tuttora in corso – non avrebbe soddisfatto Vanessa Bryant che sarebbe passata alle vie legali personalmente per difendere l'onorabilità del marito Kobe e di sua figlia Gianna, scomparsi tragicamente per l'impatto mortale al suolo. L'accusa è grave perché gli agenti non sarebbero mai stati autorizzati a scattare fotografie, non avendo nelle loro mansioni una volta accorsi sul luogo dell'incidente, alcuna autorità investigativa. Le fotografie, dunque, sarebbero state esclusivamente una iniziativa personale e la loro pubblicazione avrebbe violato l'intimità di una famiglia già dilaniata dal disastro.

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