Kevin Garnett-Ray Allen: pace fatta, l’abbraccio durante la cerimonia di ritiro della 5 di KG
Insieme a Paul Pierce hanno composto il terzetto forse più romantico delle varie edizioni dei "Superteam" nati negli ultimi anni con la missione di arrivare al tanto desiderato anello di campione NBA. Si, perché nei Boston Celtics campioni del 2008 dopo il 4-2 sui Los Angeles Lakers si è probabilmente identificato ogni tifoso di basket della seconda metà degli anni 2000, ipnotizzato dal mix di tecnica, agonismo, ferocia, istinto e lampi di autentica classe che quella squadra sapientemente costruita dall'allora GM Danny Ainge emanava portando inevitabilmente anche il più distante degli appassionati a tifare per una sua vittoria. Un roster fatto di Hall of Famer, di giocatori iconici, di degni rappresentanti del "Celtics Pride" che si respira da sempre al TD Garden, in città, in tutto il Massachusetts, e che quel team aveva contribuito a riaccendere.
Di quella squadra è impossibile non ricordare l'asse portante formato, appunto, da capitan Paul Pierce, dal tiratore Ray Allen e dal lungo Kevin Garnett. Una guardia/ala tuttofare, uno specialista, e una delle più forti se non la più forte "power forward" di sempre, vera anima e leader di un gruppo che riuscì in poche settimane dalla sua formazione a compattarsi in un mix di giovani (fondamentale la presenza di Rajon Rondo in quel senso) e giocatori di esperienza unitisi con una sola possibile missione, quella di riportare il Larry O'Brien Trophy in città. A rendere speciale quel gruppo, prima di ogni altra cosa, era il legame umano che si instaurò tra i 3 senatori della squadra, vicini non solo sul campo ma anche fuori, tutti figli della medesima narrativa di belli e perdenti che li aveva portati, un giorno, a unire le forze per mettere la ciliegina sulla torta a delle carriere da straordinari solisti ai quali mancava il successo che, per la cultura sportiva americana, rende davvero degna di essere raccontata una carriera. Un legame, tuttavia, che dopo tanti anni ha visto una brusca frenata e che solo ieri è tornato più forte che mai durante la cerimonia di ritiro della numero 5 di Kevin Garnett.
La rottura tra Garnett e Allen
Quando dopo un quinquennio speso a Boston, un titolo e una finale poi persa nella rivincita contro i Los Angeles, Ray Allen decise da free agent di unirsi ai Miami Heat di quel LeBron James artefice in un certo senso della caduta dei Big 3 di Boston, la profonda amicizia che legava il tiratore ex Bucks e Sonics al resto dello zoccolo duro dei Celtics inizio profondamente a vacillare. Un qualcosa di molto simile a un tradimento, che su tutti Kevin Garnett e Rajon Rondo non riuscirono mai del tutto a perdonare e che, quando da lì a pochi mesi Allen si laureò campione NBA con la franchigia della Florida, precipitò ulteriormente. Quanto? Al punto da non invitare Allen nemmeno alla reunion che quei Celtics organizzarono nel 2017 per ricordare il titolo vinto quasi 10 anni prima: tutti presenti tranne Ray, e per volontà ovviamente di Garnett.
Addirittura, dopo diverse piccate risposte che lo stesso KG aveva dato per anni sulla questione, nel suo discorso a Springfield per la cerimonia di introduzione nella Hall of Fame Ray Allen non meritò nemmeno un ringraziamento, a riprova di un rapporto ormai precipitato. La "NBA 75" aveva dato ai due una nuova occasione per riavvicinarsi ma anche in quel caso, oltre a un complimento sui social che aveva lasciato sperare in una mano tesa da parte di KG, lo stesso giocatore aveva subito precisato di non avere alcuna intenzione di tornare sui suoi passi, limitandosi quindi alle congratulazioni per un traguardo storico a coronamento di una carriera da leggenda conseguito da Allen. Garnett, da duro e cinico in campo, si è sempre dimostrato spietato e cinico nelle risposte verso l'ex compagno di squadra, così tante volte da far abbandonare a ogni tifoso di quella Boston l'idea di poter rivedere i propri idoli vicini, in ricordo dei vecchi tempi.
La svolta durante la cerimonia di ritiro della canotta di KG
Nella serata che ha per sempre, e una volta di più, consegnato il nome di Kevin Garnett alla storia dell'NBA e in questo caso dei Boston Celtics, con il numero 5 ritirato e alzato tra le varie leggende della franchigia al termine di una cerimonia toccante e che ha visto coinvolti tutti i più grandi giocatori della storia biancoverde, proprio al momento di prendere parola per ringraziare tutti i presenti, KG ha spiazzato tutti omaggiando Allen e ringraziandolo per aver accettato l'invito, aggiungendo anche che a suo avviso a breve sarà il prossimo a dover celebrare la medesima ricorrenza entrando per sempre nell'Olimpo della società.
La presenza di Allen alla cerimonia era stata nell'ore precedenti a Celtics-Mavs (dopo la quale in circa 30 minuti è stato organizzato il tributo a Garnett) uno degli argomenti più chiacchierati proprio nella convinzione che nemmeno in un momento così importante a coronamento di una carriera straordinaria, da condividere ovviamente con chi negli anni Celtics ha reso KG un giocatore vincente e riportato Boston sul tetto del mondo, i due avrebbero fatto un passo nella direzione della pace. Pace che invece c'è stata e ha regalato anche un'istantanea che dopo polemiche e dissapori rappresenta il miglior lieto fine a una rottura lunga un decennio: da ieri notte, i Big 3 dei Celtics sono di nuovo un'unica cosa.