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Jokic trascina Denver nella storia della NBA: “Ma ora lasciatemi tornare ai miei cavalli”

Il cestista serbo ha un talento straordinario da giocatore “normale”: fa cose difficili nella maniera più semplice e a lui più congeniale. E coltiva una passione particolare.
A cura di Maurizio De Santis
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Nikola Jokic in trionfo assieme a Denver che ha vinto il titolo in NBA.
Nikola Jokic in trionfo assieme a Denver che ha vinto il titolo in NBA.

The Joker. Ci voleva un giocatore "normale" ma dal talento straordinario come Nikola Jokic per trascinare Denver alla conquista del primo titolo in NBA. Fosse per lui, se non avesse capitalizzato il talento che ha nelle mani usando la palla a spicchi come una bacchetta magica, oggi sarebbe in fattoria a occuparsi dei cavalli e dei campioni della sua scuderia. Una passione che coltiva da ragazzo, trasmessagli dal padre e alimentata negli anni in cui il "ragazzo di campagna" nemmeno immaginava che sarebbe divenuto una superstar della pallacanestro mondiale.

Lucido, letale, da lui puoi aspettarti che da un momento all'altro t'inventi un trucco di prestigio che è pura illusione, classe e malìa, capacità di fare cose difficili nella maniera più semplice e a lui più congeniale. Ecco perché ha il soprannome del cattivo che sfida Batman: ne sa una più del diavolo. O forse il diavolo è proprio lui sotto mentite spoglie e si presenta con una faccia tranquilla. "Non ho mai dato molto peso alle statistiche – ha ammesso di recente -. Provo solo a vincere le partite, non penso ad altro".

Una fase del match contro Miami con il serbo impegnato sotto canestro.
Una fase del match contro Miami con il serbo impegnato sotto canestro.

A lui i numeri non piacciono, né gli dà abbastanza importanza. Ma dicono molto di quanto sia devastante in campo e, più ancora, come in calce al trionfo dei Nuggets ci sia la sua firma. Miami s'è inchinata dinanzi al cestista serbo che s'è abbattuto sugli Heat (battuti 4-1) come un ciclone. Il titolo di MVP della Finals è raccontato (anche) da quei dati ai quali dà uno sguardo e poi fa una smorfia. Nell'ultimo incontro ha messo a segno più punti di tutti (28), ha sbagliato pochissimo (12/16 al tiro), piazzato 4 assist e a rimbalzo non c'è stata palla che non sia stata ghermita da quelle mani grandi che ha per "ucciderti dolcemente" (16 dei 71 di squadra).

Il livello di rendimento è stato tale da scolpire una media di 30.2 punti, 7.2 assist, 14 rimbalzi e una percentuale al tiro ragguardevole (58,3% dal campo e 42,1% da oltre l'arco). Finito? No, ci sono ancora 600 punti, 269 rimbalzi e 190 assist in totale.

Numeri stratosferici per il cestista balcanico nella stagione appena conclusa.
Numeri stratosferici per il cestista balcanico nella stagione appena conclusa.

In stagione The Joker è rientrato nella ristretta cerchia degli dei della palla a spicchi per i record che ha battuto salendo in sella al suo talento: nella terza partita della serie ha chiuso con 32 punti, 21 rimbalzi e 10 assist. E nei playoff ha registrato il maggior numero di triple doppie in una singola post-season. Lo ha fatto nella quarta partita tra Denver e i Los Angeles Lakers , quando ha alzato l'asticella fino otto triple-doppie.

Jokic sorride, impugna il trofeo, si gode il momento poi fa come colui che, finito il lavoro, ripone i ferri del mestiere e ha una sola cosa in testa: tornare alla sua magione. Lo dice a caldo al reporter che gli chiede della festa celebrativa per il titolo: "Devo essere a casa entro domenica, ho la mia corsa di cavalli". E quel ragazzo che arrivò ai Nuggets con una ventina di chili di troppo oggi s'è preso il mondo e ha iniziato a farlo roteare sulle dita.

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