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Joel Embiid e il suo epico mese di gennaio: “Posso essere come Jordan, Shaq o Kobe quando voglio”

Nella frase provocatoria detta nel post-partita contro gli Orlando Magic del 20 gennaio c’è una grande verità: Joel Embiid, studiando i più grandi, sta diventando MVP.
A cura di Luca Mazzella
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"Posso essere come Jordan, Shaq o Kobe quando voglio". Quando dopo la partita del 20 gennaio da 50 punti (e 17/23 dal campo, con 12 rimbalzi e 3 stoppate) in appena 27 minuti, Joel Embiid si era lasciato andare a questa dichiarazione un po’ provocatoria in risposta a Tyrese Maxey, la sua point-guard che aveva chiesto proprio prima della palla a due in quale dei grandi giocatori NBA volesse incarnarsi il centro camerunese, qualcuno ebbe ovviamente da ridire.

Eppure, andando oltre all’ironia che queste frasi hanno generato in molti, la maturità e la completezza del gioco raggiunti del centro dei Philadelphia 76ers sono ormai sotto gli occhi di tutti e non è un caso se, dopo un mese di gennaio storico, si stia iniziando a parlare con sempre maggior insistenza della possibilità che sia proprio lui il Most Valuable Player della stagione 2021-22 NBA.

Proprio il coach estivo di Embiid, Drew Hanlen, qualche giorno fa aveva postato un video impressionante che testimoniava come Embiid avesse lavorato su movimenti di piedi e di mani studiando dai più grandi interpreti del Gioco moderno, nello specifico Kobe Bryant e Michael Jordan. E mentre sui paragoni non sembra andarci troppo cauto nemmeno il suo coach Doc Rivers, che ha scomodato gli Hall of Famer Kevin Garnett e Hakeem Olajuwon giudicando il suo giocatore un mix tra due dei migliori lunghi di sempre, basta guardare una partita di Joel per capire come, sostanzialmente a partire da metà dicembre, non ci siano in tanti a potersi definire più dominanti di lui in questo momento.

Gennaio da record

Pur avendo iniziato la sua paurosa striscia di partite positive il 16 dicembre, dopo un inizio con tante difficoltà reso ulteriormente complicato dal covid-19, è nel mese di gennaio appena concluso che il rendimento di Embiid è esploso facendogli scalzare posizioni su posizioni nell'MVP ladder di nba.com, che oggi lo vede inseguire il solo – irraggiungibile per tutti almeno sinora – Nikola Jokic, che esattamente in condizioni simili alle sue (se non più ardue visto che a mancare ai Nuggets sono secondo e terzo miglior giocatore) sta tenendo ben oltre la linea di galleggiamento la sua squadra. Un ritorno ai fasti di un tempo, con due grandi centri a contendersi il trono di miglior giocatore NBA.

Un trono che Embiid sta mostrando di meritare dopo 476 punti segnati in 450 minuti a gennaio, 1,058 per minuto giocato, media avuta negli ultimi 25 anni dai soli Steph Curry nel 2016 e James Harden nel 2019, e 14 partite chiuse a 34.2 punti di media, con 10.7 rimbalzi, 4.5 assist, 1.5 stoppate, e medie del 55/36/81 dal campo, da tre e ai liberi utili per 11 vittorie a fronte di sole 3 sconfitte della squadra.

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Nelle ultime 40 stagioni NBA, Embiid è appena il quinto giocatore di sempre a chiudere un mese a 34 punti e 10 rimbalzi di media. Questo spiega anche l'impressionante usage (numero di possessi in termini percentuali che passano per le mani di un giocatore) del 42% che fa di lui il giocatore più "usato" dell"ultimo anno e mezzo NBA, con Philadelphia che pur gestendolo nei minuti in campo sa benissimo da quali polpastrelli debbano poi passare tutte le azioni una volta presente il totem sul parquet, sia in termini di scoring che di passing (è passato dai 7.1 punti creati da assist del 2020-21 ai 10.8 punti creati quest'anno).

Niente male se si pensa che questo ragazzo, poco più di 10 anni fa, sognava di diventare un giocatore di calcio e non aveva mai toccato un pallone da basket, venendo scoperto quasi per caso in un camp dall'ex NBA Luc Mbah-a-Moutè, che colse in lui il potenziale che dopo qualche stagione tormentata da problemi fisici e con la compatibilità tecnica e caratteriale con Ben Simmons giunta ai minimi storici lo scorso anno, oggi è emerso in modo prepotente.

I 76ers sognano in grande

Quando nel tuo roster puoi vantare il giocatore attualmente più dominante della lega, sognare non è utopia. Soprattutto se nelle rare serate di riposo del tuo go-to-guy la squadra riesce a sconfiggere, come fatto stanotte, persino la resistenza di uno dei roster più in forma della lega ovvero i Memphis Grizzlies di Ja Morant, grazie a una solidissima prestazione di un gruppo che pur orfano del secondo tenore da ormai inizio anno e per le solite questioni conflittuali si spera prossime alla risoluzione (con uno scambio), Mr. 33 milioni Ben Simmons, è oggi a mezza partita di distanza dal primo posto della Eastern Conference.

Uno status, riacquisito proprio grazie alle prove di Embiid, che rende a dir poco urgente sostituire quella così cospicua fetta di patrimonio salariale con un giocatore innanzitutto arruolabile a tutti gli effetti, ma che possa dare al lungo il giusto supporto nelle ben notte difese Playoffs, dove coi gameplan totalmente costruiti su misura del miglior uomo della squadra avversaria, anche la versione più completa del camerunese a cui stiamo assistendo da settimane potrebbe incontrare difficoltà. Se il GM Daryl Morey vuole davvero provare a premere il grilletto e mettere in piedi la trade che potrebbe cambiare la storia della franchigia sfruttando il miglior giocatore passato in città dai tempi di Allen Iverson, i 9 giorni che separano i 76ers dalla deadline del 10 febbraio si preannunciano di fuoco. Con la giusta spalla per Joel Embiid, sognare in grande si può.

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