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James Harden all’ennesima potenza: mai stato così forte

Chi si aspettava un Harden in difficoltà con la nuova canotta dei Nets resterà deluso: il Barba in questo momento sta giocando il basket più maturo, completo e dominante della sua avventura NBA. E nella lotta per l’MVP non mettere il suo nome sul podio, oggi, sembra un’eresia. L’obiettivo però resta l’anello.
A cura di Luca Mazzella
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Probabilmente, ed è volutamente provocatoria come affermazione, abbiamo sottovalutato James Harden in questi anni. Il mancino oggi in forza ai Brooklyn Nets ha scritto nell'ultimo decennio pagine importanti di questo gioco con la canotta degli Houston Rockets, coi quali ha vinto il trofeo di MVP nel 2018 e la classifica marcatori NBA per tre stagioni di fila, dal 2018 al 2020, è stato miglior assist-man della lega nel 2016-17 e per 6 volte è stato inserito nel primo quintetto della regular season, dal 2014 alla scorsa stagione, fatta eccezione per il 2016.

Dopo le prime settimane della nuova annata da ormai separato in casa con la franchigia texana, tante delle corteggiatrici del "Barba" erano mestamente arretrate rispetto alle offerte iniziali, mostrando una cautela e allo stesso tempo un timore figlio di atteggiamenti poco professionali che, uniti al gioco fatto di isolamenti e forzature dell'ultimissima edizione dei Rockets targati Morey-D'Antoni, hanno fatto virare tutte le contender verso altri obiettivi. L'unica realmente convinta di affondare il colpo sul giocatore californiano sono stati i Brooklyn Nets, che forti dell'amicizia con le altre due star della squadra Kyrie Irving e Kevin Durant, hanno messo le mani sul giocatore offensivamente più dotato della lega, uno scorer letale che ha ritenuto finita la sua esperienza a Houston e maturi i tempi per mettere un anello al dito. Ai tanti dubbi iniziali di convivenza tra 3 maschi alfa e di distribuzione di tiri e possessi, James Harden più di tutti sta rispondendo con una maturità senza eguali che oggi lo vede, giustamente, inserito nelle conversazioni per un premio di MVP che quest'anno sembra avere tanti credibilissimi candidati.

Macchina da punti, assist e rimbalzi

Nella scorsa notte NBA, con la vittoria 124-115 contro gli Indiana Pacers che ha consentito alla squadra di raggiungere il primo posto nella Eastern Conference, è arrivata l'undicesima tripla-doppia in stagione per Harden, la terza di fila, che ha chiuso la gara con 40 punti, 10 rimbalzi e 15 assist, segnando tra l'altro la centesima gara in carriera da almeno 40 punti, 22 in meno di Kobe Bryant, e la terza da 40-10-15, appena una in meno di Oscar Robertson al primo posto ogni epoca.

Da quando veste la canotta di Brooklyn i numeri sono praticamente i migliori dal suo esordio in NBA: 11.5 assist (primo nella lega), 9.1 rimbalzi (suo massimo in carriera), 49% al tiro dal campo (anche qui, suo massimo in carriera), con tanto di 25.7 di media nelle ultime 15 partite da cui i Nets sono usciti vittoriosi in 14 occasioni, tra le quali spiccano le ultime due w ottenute contro Indiana e Phoenix in partite in cui sono andati sotto rispettivamente di 16 e 24 punti. In più, Harden è il secondo miglior giocatore nel clutch della lega (dietro solo a Damian Lillard per percentuale reale dal campo, cioè quella aggregata tra tiri dal campo e tiri liberi, negli ultimi 5 minuti di partite entro i 5 punti di scarto) dietro Damian Lillard, l'ennesimo dato stratosferico in una stagione che sta convincendo anche i più scettici.

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A suon di prestazioni del genere infatti, i tanti dubbi sulla sua compatibilità con Kyrie Irving e Kevin Durant ma soprattutto con un sistema nel quale non gli viene più chiesto di indossare i panni dell'eroe ogni notte ma di coinvolgere i compagni e far circolare la palla, sono già acqua passata. Harden ha saputo cambiare pelle sia dalla versione ammirata ai Rockets sia nelle stesse versioni offerte finora a Brooklyn a seconda degli avversari e soprattutto dei compagni al suo fianco, passando dalla point-guard pura e complementare al coinvolgimento offensivo dei tiratori e delle altre 2 superstar del team all'attaccante letale quando è necessario prendere la squadra sulle spalle.

La fusione tra le due componenti e una ritrovata serenità dopo gli anni in Texas, in cui il non riuscire ad abbattere il muro delle corazzate della Western Conference l'aveva fatto entrare ormai in una spirale di impotenza e frustrazione, hanno sbloccato la versione finale di uno dei più forti giocatori mai visti. Scorer e assist-man: non è un caso che, se dovesse vincere la classifica dei migliori passatori della lega, diventerebbe il primo nella storia a imporsi per 3 volte come miglior realizzatore e 2 volte come miglior passatore della lega. E mentre proprio quella Houston, con la cessione di PJ Tucker ai Milwaukee Bucks, ha praticamente ceduto tutti i protagonisti della squadra arrivata a un soffio dall'eliminare i Golden State Warriors, oggi Harden si gode il ruolo di giocatore copertina della favorita al titolo NBA. Un anello che mai come nel suo caso sarebbe meritato.

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