Il ritorno di Klay Thompson è un sogno: triple e schiacciata memorabile
Siamo sicuri che Klay Thompson avesse immaginato il suo ritorno proprio così, o forse neanche nella migliore delle sue aspettative la partita di stanotte al Chase Center sarebbe dovuta andare così: appena 35 secondi passati dalla palla a due, la prima 941 giorni dopo quel 14 giugno 2019 che ha rappresentato l'inizio del calvario con il doppio infortunio in serie legamento crociato-tendine d'Achille (novembre 2020, proprio dopo aver recuperato dal primo). Palla ricevuta da Andrew Wiggins, taglio "a riccio" in uscita dal blocco e terzo tempo fino al canestro, senza paura dei corpi dei Cavaliers che lo aspettano a protezione del ferro.
Un canestro per riprendere riprendere esattamente da dove aveva finito, ovvero i magnifici 30 punti con i quali dopo tre quarti stava riportando la serie di Finals tra Golden State e Toronto in parità, con la prospettiva di portare i Warriors a gara 7 dopo essere stati sotto 3-1. Un percorso che dopo essersi interrotto per due anni e mezzo oggi riparte col vento in poppa di un ritorno tanto atteso quanto acclamato da compagni, avversari, tifosi, addetti ai lavori: tutti stretti attorno a questo ragazzo tanto educato nei movimenti in campo quanto composto fuori, professionista esemplare che con pazienza ha atteso la possibilità di tornare a giocare per la squadra che lo ha scelto, lanciato, consacrato aspettato negli anni, rinnovandogli addirittura il contratto durante la convalescenza proprio a dimostrare fiducia massima nei suoi confronti.
Una seconda famiglia, che non a caso nelle ultime 24 ore ha manifestato in più calorosi modi la gioia di poterlo ufficialmente riabbracciare da giocatore, tiratore, specialista, Splash Brother. Carico e teso come non mai, con la voglia di impattare da subito mista alla paura di un campo riassaggiato dopo troppo tempo dall'ultima volta. Un turbinio di emozioni che l'introduzione di Klay da parte dello speaker aveva in qualche modo esaltato ancora di più, avvolgendo di magia una notte da ricordare.
Rotto il ghiaccio col primo canestro, Klay ha iniziato a cercare il bottino grosso nonché marchio di fabbrica, ovvero il tiro da 3. Dopo 3 errori e prima di trovare finalmente il fondo della retina però, a rassicurarci sulle sue condizioni fisiche è arrivata la giocata copertina della notte, ovvero una poderosa schiacciata superando prima in palleggio Jarrett Allen e inchiodando poi contro Lauri Markkanen e Evan Mobley, due torri di 2.10 che rendono appunto con Allen i Cavs la squadra più "lunga" dell'NBA. Un gesto atletico che sblocca contemporaneamente lui e tutto l'ambiente Warriors, galvanizzato dallo stato fisico e in quel momento anche mentale del campione ritrovato.
Da quel momento in poi, almeno mentalmente, la gara è stata in discesa. E a strettissimo giro, praticamente all'azione successiva, è arrivato il primo "splash" dalla distanza, accompagnato da un movimento con la testa quasi a scrollarsi da dosso tutta la tensione accumulata.
A fine partita, vinta da Golden State per 96-82, il tabellino di Klay recita 17 punti, 7/18 dal campo, 3/8 da tre, compresa una tripla pesante a ricacciare indietro i coraggiosi Cavs che pure hanno provato a risalire la china dopo essere stati sotto anche di 20 punti. Steve Kerr, come anticipato in settimana, ha gestito il ragazzo con un minutaggio che andrà poi via via crescendo nelle prossime settimane, evitando sovraccarichi e puntando a inserirlo in pianta stabile senza accelerare le tappe. É quindi prevedibile che Thompson eviterà i back-to-back e più in generale lunghe permanenze in campo, ad oggi non necessarie vista la scarsa posta in palio. L'obiettivo dei Warriors è riavere Klay al 100% quando si giocherà per l'anello, quello che il 14 giugno 2019 poteva diventare nuovamente realtà e che solo la sfortuna tremenda di questo ragazzo ha impedito sul più bello. Da oggi, si riparte con il Larry O'Brien nel mirino. E nel frattempo, bentornato a un campione che tutta l'NBA non vedeva l'ora di riabbracciare.