I Toronto Raptors sono tornati (e fanno di nuovo paura a tutti in NBA)
Sette vittorie nelle ultime dieci partite, una striscia aperta di 4 w in fila con alcuni eccellenti scalpi alle squadre più forti della Eastern Conference, tra cui quello della notte contro i Philadelphia 76ers, e prima volta in stagione con un record positivo. La partenza non era stata delle migliori e subito attorno ai Toronto Raptors si erano fatte insistenti le voci di imminenti trade con protagonisti i perni del roster, ma i campioni NBA 2019 si sono compattati nelle difficoltà e sono risaliti fino al quinto posto della Conference, dopo una serie di prestazioni positive che li hanno visti uscire vittoriosi, in questo 2021, contro le corazzate Nets, Bucks e appunto 76ers. Le migliori squadre NBA, fatta eccezione per Lakers e Jazz. E oggi che la chimica di squadra sembra tornata quella dei tempi migliori, i canadesi fanno di nuovo paura a tutti.
La vera forza è il gruppo
In una squadra dove spiccano certamente le individualità di Kyle Lowry, Pascal Siakam e Fred VanVleet ma dove individuare una vera è propria superstar è impresa ardua (non è un caso che i Raptors non abbiano alcun giocatore tra quelli in odore di All-Star Game), è stato ovviamente il collettivo la chiave di volta della stagione di Toronto. Che con abili aggiustamenti del suo timoniere Nick Nurse (tra i quali quello di far partire il centro Aaron Baynes dalla panchina e abbassare clamorosamente il quintetto usando Chris Boucher da centro) votati alla small-ball, unitamente a una difesa tra le migliori in NBA, Toronto si è ripresa quel posto a ridosso delle corazzate che sulla carta tutti vedevano come obiettivo stagionale minimo. La lineup super versatile usata da Nurse sta creando molti grattacapi sulle due metà campo a tutti gli avversari di Toronto, capace di tenere i Bucks poche sere fa sotto quota 100 punti (Milwaukee è seconda per efficienza offensiva in NBA e non aveva mai segnato così poco in stagione) e i Sixers, battuti nella notte, al 38.8% dal campo, inferiore e di molto al 47.7% con cui Embiid e compagni stanno tirando in stagione. Un deja-vu, visto che già nella sfida di dicembre Philadelphia era stata costretta al 38.1% dal campo. È cosi che i Raptors, da terzultima difesa della lega per efficienza fino a due settimane fa, sono saliti a ridosso della top 10 nella categoria e oggi possono addirittura permettersi di avere nel mirino il podio della Eastern Conference, distante appena 3 partite.
Il fatto che la squadra sia stata capace di risalire la china grazie al lavoro nella metà campo difensiva e con protagonisti diversi notte dopo notte sta rendendo opportuna anche una valutazione su una possibile trade di Lowry, simbolo della Toronto campione NBA di due stagioni fa ma prossimo ai 35 anni e con un appetitoso contratto in scadenza che fa gola a molte contender. Una sua cessione consentirebbe a Toronto di aggiungere un giovane da sviluppare e portare al livello degli attuali leader del gruppo o di incamerare una scelta al prossimo draft, che si prospetta altamente interessante e ricco di talento.
Quale futuro?
Toronto si è mossa con largo anticipo identificando negli ultimi 12 mesi in Siakam, VanVleet e O.G. Anunoby il core su cui ricostruire senza passare per un interregno. Ai 3 giocatori, nelle ultime settimane, si è prepotentemente aggiunto Norman Powell, la cui energia ha definitivamente dato la scossa a una squadra che aveva bisogno di un sussulto d'orgoglio per tornare nella zona Playoffs e diventare nuovamente quella mina vagante che lo scorso anno ha portato i più quotati Celtics a giocare 7 gare in semifinale di Conference, prima di capitolare. In più di una occasione diversi giocatori in scadenza sono stati affiancati ai Raptors (su tutti, recentemente, Andre Drummond), segno comunque di una squadra che sta cercando ulteriormente di rinforzarsi e innovarsi per tenere il passo delle più grandi. Ora che la classifica è tornata a sorridere, è tempo di rinforzarsi per provare a rovinare di nuovo i piani delle grandi.