I Lakers chiudono la preseason senza vittorie, sei sconfitte in sei partite: cosa succede
La pre-season è pur sempre l'antipasto di una stagione lunga 82 interminabili partite, alla fine delle quali inizia la scalata all'anello, l'unica a interessare realmente. Questo dovrebbe già bastare per inquadrare il livello di interesse e di impegno che tipicamente ogni squadra investe nel tour di amichevoli che precedono la palla a 2 ufficiale della nuova annata NBA: prossimo allo zero. Fanno eccezione i rookie, chiaramente subito desiderosi di mettersi in vista, le squadre fresche per aver concluso anzitempo l'anno precedente, e gli sprazzi di gioco di chi, anche solo per scaldare i motori, decide di allacciare le scarpe per pochi minuti. Tutto questo per dire che lo 0-6 dei Los Angeles Lakers, che tanto scalpore sta facendo in questi giorni e che continuerà a farne in queste ore dopo il 112-116 contro i Sacramento Kings (ancora imbattuti, 4-0, altro elemento a sostegno della tesi appena esposta) va preso con estrema cautela e ponderato secondo tutte le variabili che allo stato incidono sul roster a disposizione di Frank Vogel.
Tanti nuovi volti
Si diceva in tempi non sospetti che una rivoluzione dell'organico così radicale avrebbe richiesto settimane se non mesi di tempo per trovare anzitutto gli uomini di cui fidarsi, individuare gli specialisti, bilanciare la panchina, trovare il giusto minutaggio dei big: esattamente quello che sta succedendo da qualche giorno in casa Lakers. Non si può non considerare come del roster dello scorso anno siano rimasti praticamente in 3, LeBron James-Anthony Davis-Talen Horton Tucker, ai quali si sono aggiunti i ritorni del figliol prodigo Rajon Rondo e il di Dwight Howard, protagonisti dell'anello nella bolla di Orlando, con la rivoluzione per aggiungere Russell Westbrook che ha di fatto spolpato la squadra di difensori (Caruso e Caldwell Pope su tutti), ma più in generale di preziosi elementi di rotazione. Da qui, la necessaria ricerca dei una nuova chimica sulle due metà campo non può che dilatare di molto i tempi di rodaggio di questa squadra. Che – e questo lo si sapeva già al momento della firma dell'ex Wizards – sta faticando particolarmente a trovare le giuste spaziature in attacco, soprattutto nelle serate in cui stanno mancando i vari Kendrick Nunn, Malik Monk e Wayne Ellington.
Gli infortuni
Quando nel guardare tutte le firme complementari ai Big 3, al momento della composizione del roster, più di qualcuno fece notare come l'età media della squadra si fosse considerevolmente alzata, con il rischio di infortuni o, nella migliore delle ipotesi, di finire in riserva la stagione regolare iniziando la post-season in salita, il problema sembrò abbondantemente sottovalutato. Tuttavia, se nelle prime 2 settimane di partite di esibizione perdi Trevor Ariza e Talen Horton Tucker per 2 mesi, la situazione si complica ulteriormente e i due infortuni rispettivamente del veterano e della giovane promessa del team hanno da subito creato in coach Vogel nuovi grattacapi e riportato al punto di partenza la ricerca del giusto mix tra titolari e riserve, tiratori e difensori, forze fresche e uomini di esperienza.
Non disperarsi ancora
Torniamo alla premessa però: è solo pre-season, zero drammi. Di fatto, sia contro i Golden State Warriors (abbondantemente rimaneggiati, c'è da dirlo) che stanotte contro i Sacramento Kings, i minuti di qualità delle super-star sono stati trainanti per il resto del gruppo e le partite sono state perse più per i tanti minuti alle seconde, per non dire terze, linee. Tuttavia anche al completo, e con le rotazioni in formato stagione regolare, questi Los Angeles Lakers avevano bisogno di tempo prima, ne hanno bisogno ora e probabilmente ne avranno bisogno ancora per un po'. Russell Westbrook è ancora alla ricerca della giusta intesa coi compagni, Anthony Davis è finalmente ritornato a giocare da cinque e senza un altro lungo in campo, tutti i nuovi arrivati devono conoscersi e fidarsi l'uno dell'altro. Con il problema spaziature, che resta il primo da risolvere, e quello di una difesa credibile da costruire da zero. Ma l'obiettivo di LeBron James, che in 29 minuti stanotte ha segnato 30 punti lasciando intendere di essere già pronto per il via ufficiale, è di brillare a giugno, non a settembre.